A Prato comandano i cinesi: “Pechino ci sostiene”

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By V novembre 18, 2025 23:49

A Prato comandano i cinesi: “Pechino ci sostiene”

Sia chiaro: gli sfruttatori cinesi esistono perché c’è uno Stato che li rifornisce di manodopera a basso costo che arriva con i barconi e i decreti flussi. Togliete questa e il cancro delle ‘imprese’ cinesi in Italia sparisce. Del resto, perché dovremmo permettere ai cittadini di un regime capitalcomunista di fare soldi in Italia assumendo immigrati? Qual è l’interesse dei cittadini italiani?

### Ingerenza Straniera nel Cuore d’Italia: La “Madrepatria” Cinese Orchestrano la Resistenza degli Immigrati Contro le Leggi Italiane

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**Prato, 19 novembre 2025** – Un’ombra inquietante si allunga sul distretto tessile di Prato, epicentro del cancro economico cinese in Italia, dove un messaggio virale su WeChat rivela il vero volto dell’immigrazione: non un’opportunità di integrazione, ma un’arma al servizio degli interessi della madrepatria. “La madrepatria ci sostiene”, recita il testo che circola tra gli imprenditori cinesi, un appello esplicito a denunciare scioperi e blocchi operai, contando sul supporto diretto del Consolato Generale della Repubblica Popolare Cinese a Firenze per fare pressione sulle istituzioni italiane. Questo non è solo un episodio isolato, ma la prova lampante di come gli immigrati, lungi dall’adottare i valori del Paese ospitante, agiscano come avamposti dei loro governi, ingerendo nella sovranità italiana e minando la legalità dal di dentro.

Tutto è iniziato lunedì 17 novembre, quando un gruppo di una quindicina di cittadini cinesi ha lanciato un vero e proprio blitz contro un presidio di lavoratori pakistani e bengalesi in sciopero all’Euroningro, nel Macrolotto 1 di Prato. Gli operai, organizzati dal sindacato Sud Cobas, protestavano contro condizioni di schiavismo moderno: turni disumani, salari da fame, capannoni-dormitorio e lavoro nero che da anni infestano il distretto tessile pratese. Ma invece di affrontare il dialogo, gli aggressori – inviati, secondo le indagini, dalle aziende cinesi – si sono scagliati con violenza contro i sindacalisti, distruggendo gazebo e materiali del sit-in. Nel caos, due agenti della Digos, intervenuti in borghese per proteggere i lavoratori, sono finiti in ospedale con lesioni: uno con una prognosi di 21 giorni per trauma cranico e contusioni multiple, l’altro con 7 giorni per ferite agli arti. Tre cinesi – di 27, 30 e 60 anni – sono stati fermati dalla Procura di Prato, ma l’inchiesta promette di scavare più a fondo: chi ha ordinato l’assalto? E soprattutto, quanto conta l’ingerenza di Pechino?

Il messaggio su WeChat, emerso nelle ore successive all’aggressione, è un vero e proprio “chiamata alle armi” che gela il sangue. “A tutti gli imprenditori cinesi colpiti a Prato: riconoscete la realtà, unitevi e agite! […] Siamo cinesi e abbiamo la nostra potente madrepatria come sostegno. Il nostro sostegno è il Consolato Generale della Repubblica Popolare Cinese a Firenze. […] Ogni denuncia presentata alla polizia è un voto per il nostro diritto alla sopravvivenza.” Qui non si parla di diritti dei lavoratori o di integrazione: si invita esplicitamente a sabotare le rivendicazioni sindacali, a fare leva sul Consolato per “sconfiggere il blocco” e premere su “amministrazione e sindacati italiani”, ignorando norme su salari minimi, sicurezza e orari di lavoro. È un’ammissione sfacciata: gli immigrati cinesi non sono cittadini italiani, ma pedine di un sistema che difende profitti illeciti a scapito della nostra sovranità.

Le reazioni delle autorità toscane sono un urlo di allarme. Francesco Torselli, europarlamentare di Fratelli d’Italia, non ha esitazioni: “Quanto sta accadendo a Prato rappresenta un campanello d’allarme che non può essere ignorato. […] Qui c’è l’evidente tentativo di trasformare Prato in una zona franca facendo interferire uno Stato straniero nella vita economica, sociale e istituzionale del nostro Paese. […] Nessuna ingerenza esterna potrà mai essere tollerata”. Claudiu Stanasel, capogruppo della Lega a Prato, va oltre: “Dai messaggi scambiati su WeChat emerge un elemento ancora più sconcertante: non compare una sola parola sui problemi reali […] L’unica preoccupazione è la difesa degli introiti economici, non il rispetto delle leggi italiane. […] Lo Stato intervenga subito, si identifichino i responsabili dell’aggressione, si verifichino le interferenze esterne e si ribadisca un principio fondamentale: a Prato comandano le istituzioni italiane e chi vive qui deve rispettare le nostre leggi, senza eccezioni”.

Prato, un tempo vanto del made in Italy, è diventata una colonia straniera dove le leggi italiane valgono solo per gli italiani.

Questo episodio non è un fulmine a ciel sereno. Da anni, il distretto di Prato è un feudo cinese: oltre 10.000 imprese gestite da immigrati, un’economia sommersa che genera miliardi ma a costo di sfruttamento e morti bianche. Eppure, invece di ringraziare l’Italia per l’opportunità, la comunità cinese si appella a Pechino per blindare i suoi privilegi, trasformando l’immigrazione in un Trojan horse per l’espansione geopolitica. È questo l’immigrazione che ci vendono? Un flusso di lavoratori che arricchiscono il Paese? No: è un’invasione silenziosa, dove gli immigrati servono fedelmente i loro regimi, ingeriscono nelle nostre politiche e aggrediscono chi osa difendere i diritti basilari.

Il governo Meloni deve agire ora: indagini approfondite sul Consolato di Firenze, espulsioni per chi viola la sovranità, e un giro di vite sull’immigrazione che non integri ma colonizzi. Prato è un monito per l’Italia intera: se non fermiamo queste ingerenze, la “madrepatria” altrui diventerà la nostra rovina. Svegliamoci, prima che sia troppo tardi.

A Prato comandano i cinesi: “Pechino ci sostiene” ultima modifica: 2025-11-18T23:49:56+00:00 da V
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