Giornale locale pubblica video Don Alì che massacra ragazzino
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Torino, novembre 2025.
Il giornale locale Torino Cronaca ha diffuso un brutale video su “Don Alì, il capo dei maranza”. Un colpo. Un altro. Il sangue che cola. Il filmato finisce online come trofeo, con la stessa estetica di decine di altri: sopraffazione, umiliazione, sangue.
È la firma di una seconda generazione che non chiede più rispetto: lo prende con la forza.
Don Alì non è un nome qualunque.
È già al centro di un’inchiesta della Procura di Torino, pm Roberto Furlan: minacce e diffamazione.
Perché qualche settimana fa aveva ripreso un maestro elementare e la sua bambina di tre anni, accusando l’insegnante – senza uno straccio di prova – di violenze sui bambini.
Volto della piccola in chiaro, gogna pubblica, famiglia distrutta.
La scuola si è schierata con il maestro.
Ma Don Alì ha continuato a vantarsi.
Chi è Don Alì?
Un italiano sulla carta, nato in Marocco da genitori immigrati (maghrebini), cresciuto con i nostri contributi, le nostre scuole, i nostri campi sportivi.
Uno di quelli che i ricongiungimenti familiari hanno portato in Italia a migliaia: papà sbarcato vent’anni fa, permesso umanitario, poi “riunificazione” e un figlio che oggi, invece di ringraziare, si proclama “capo dei maranza” e comanda con il pugno e con il telefonino.
Non è un delinquente isolato.
È il simbolo perfetto della seconda generazione che stiamo allevando:
non integrata,
non grata,
ma italiana nel passaporto e straniera nell’anima.
Una generazione che ha imparato una sola cosa:
l’italiano è debole, si può umiliare, si può filmare in ginocchio, si può accusare di pedofilia senza prove, si può ridurre in lacrime un maestro e la sua bambina di tre anni.
E la legge?
La legge li protegge:
“è nato qui”,
“è italiano”,
“non si può espellere”.
Risultato: Don Alì continua a girare video, a comandare branchi, a seminare terrore nelle periferie e nei social.
Basta.
Questa non è gioventù difficile.
È colonizzazione armata di smartphone e di violenza.
È la generazione che i ricongiungimenti familiari hanno creato e che ora ci comanda in casa nostra.
Abrogare subito i ricongiungimenti familiari:
nessun altro genitore immigrato deve poter portare qui un altro figlio che domani si farà chiamare “capo dei maranza” e spaccherà la faccia a un ragazzo in ginocchio per un video su TikTok.
Revoca di ogni permesso concesso tramite ricongiungimento, espulsione dell’intero nucleo familiare al primo reato grave commesso da chiunque ne faccia parte.
Torino non è più una città italiana quando un 24enne può proclamarsi “capo” e umiliare italiani in ginocchio.



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