“Operai picchiati dai padroni”. Ma Ilaria Salis dimentica che sono i suoi immigrati

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By V novembre 20, 2025 13:28

“Operai picchiati dai padroni”. Ma Ilaria Salis dimentica che sono i suoi immigrati

### Ilaria Salis e l’Amnesia Selettiva: “Padroni” che Sono Immigrati, Ma il Silenzio Cade sul Vero Problema dell’Immigrazione

**Prato, 20 novembre 2025** – Mentre l’Italia intera rabbrividisce per le violenze nel distretto tessile pratese, Ilaria Salis, l’europarlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra, si erge a paladina dei lavoratori con un’accusa che puzza di ipocrisia stantia: “Operai picchiati dai padroni”. Parole forti, da lotta di classe d’altri tempi, pronunciate a margine di un presidio a Montemurlo, dove la Salis ha portato la sua “solidarietà” ai sindacalisti di Sud Cobas, vittime di un’aggressione brutale. Ma in questo dramma di sfruttamento e sangue, la nostra eroina antifascista dimentica – o finge di dimenticare – il dettaglio esplosivo: quei “padroni” non sono capitalisti italiani con la cravatta annodata male, ma immigrati cinesi, padroni di un’economia sommersa che infesta Prato come una piaga biblica. Immigrati che, guarda caso, godono della stessa retorica buonista che Salis e i suoi difendono a spada tratta: “Benvenuti tutti, integrazione per tutti”. Eppure, quando si tratta di denunciare chi sfrutta a nome della “madrepatria”, il linguaggio si ammorbidisce. Strano, no?

Ripercorriamo i fatti, per non cadere nel tranello della propaganda sinistrorsa. Lunedì 17 novembre, al centro Euroingro del Macrolotto 1, un gruppo di operai pakistani e bengalesi – immigrati pure loro, costretti a turni da 12 ore al giorno per 7 giorni la settimana, senza diritti né salario dignitoso – aveva organizzato un sit-in legittimo contro lo schiavismo moderno. Arrivano loro, una quindicina di cittadini cinesi, inviati dalle aziende del distretto: non per dialogare, ma per distruggere gazebo, volantini e speranze di giustizia. Un blitz squadrista, sotto gli occhi dei media convocati dal sindacato, che culmina con l’aggressione a due agenti della Digos intervenuti in borghese per proteggere i manifestanti. Uno finisce con 21 giorni di prognosi per trauma cranico, l’altro con 7 per contusioni multiple. Tre cinesi – di 27, 30 e 60 anni – fermati dalla Procura di Prato per resistenza e lesioni, ma l’inchiesta deve ancora svelare i mandanti: chi ha pagato i picchiatori? E quanto conta il sostegno del Consolato cinese a Firenze, che già nei giorni scorsi aveva esortato via WeChat a “denunciare” gli scioperi per difendere i “diritti alla sopravvivenza”?

Ed ecco entrare in scena Ilaria Salis, con il suo piglio da militante ungherese anti-Orban. “Oggi sono stata al presidio dei lavoratori di Alba srl a Montemurlo per portare la mia solidarietà per l’attacco che hanno subito da parte dei padroni e per le condizioni generali di sfruttamento sistematico che esistono nel settore tessile”, tuona lei a Firenze, aggiungendo: “Questo è il Made in Italy, questa è la moda italiana che sostanzialmente produce profitto sullo sfruttamento dei lavoratori” e dove “si arriva anche a picchiare i lavoratori mentre giustamente scioperano”. Gravissimo, sì. Ma perché, Ilaria, quel velo pietoso sui “padroni”? Perché non un fiato sui nomi, sulle nazionalità, sulle origini di chi ha mandato i pugni? Quei “padroni” sono immigrati cinesi che hanno trasformato Prato in una zona franca della Repubblica Popolare, dove le leggi italiane sono carta straccia e lo sfruttamento è un business da miliardi, protetto da reti etniche e ingerenze diplomatiche. Immigrati che, ironia della sorte, arrivano qui grazie alle politiche di frontiere aperte che il tuo schieramento ha sempre benedetto, e ora picchiano altri immigrati per non mollare il bottino.

Il sindacato Sud Cobas lo dice chiaro nella nota: “Siamo stati attaccati da una trentina di persone, tra cui erano riconoscibili alcuni padroni delle aziende interne alla Euroingro”. E ancora: “Gli sfruttatori hanno deciso di sfidare tutto e tutti, per rivendicare un loro presunto diritto a sfruttare indisturbati”. Ma Salis? Silenzio tombale sull’aspetto immigratorio. Nessun accenno ai cinesi che, invece di integrarsi, importano modelli autoritari e violenza squadrista. È la solita ipocrisia della sinistra radical: urla contro il “capitale” astratto, ma trema all’idea di puntare il dito sugli immigrati “buoni” – quelli che, in fondo, portano “diversità” e voti. Ricordate? Salis, che in Ungheria ha subito percosse da nazionalisti, ora difende un sistema dove i veri nazionalisti sono i peones di Pechino, pronti a difendere i loro “diritti” con i manganelli.

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Su X, la rete esplode di sdegno popolare. Un post di @SalisIlaria raccoglie like per la “massima solidarietà” ai lavoratori, ma nei commenti fioccano le frecciate: “E i padroni cinesi? Silenzio?”, “Immigrazione selvaggia che genera mostri”. Prato non è più Italia: è un calderone dove immigrati sfruttano immigrati, sotto lo sguardo compiaciuto di chi predica accoglienza universale ma tace sui conflitti etnici che ne derivano. Salis, con il suo “linguaggio d’odio verso il governo” – come lo definisce giustamente William Zanellato – usa la cronaca per colpire Meloni, ma dimentica che il vero odio è quello dei “padroni immigrati” che trasformano il tessile in un gulag.

Basta ipocrisie! Il governo deve intervenire con mano ferma: espulsioni per chi aggredisce e interferisce, controlli ferrei sulle imprese cinesi, e un’immigrazione selettiva che non importi solo manodopera da schiavizzare. Ilaria Salis, se vuole davvero stare dalla parte dei lavoratori, cominci a chiamare i “padroni” col loro nome: immigrati che colonizzano, non eroi della globalizzazione. Altrimenti, il suo è solo un altro capitolo della beffa sinistrorsa: difendere i deboli picchiando i veri colpevoli con parole vuote. Svegliamoci, Italia: l’immigrazione non è un idillio multietnico, è un campo di battaglia dove i nostri valori sono i primi a cadere.

“Operai picchiati dai padroni”. Ma Ilaria Salis dimentica che sono i suoi immigrati ultima modifica: 2025-11-20T13:28:08+00:00 da V
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By V novembre 20, 2025 13:28
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1 Comment

  1. paolo sacchi novembre 20, 19:43

    questi scimuniti prima ci riportano indietro di 2 secoli e poi vengono a portarci la loro “solidarietà”

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