Nordafricani bloccano auto italiano e poi lo massacrano
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# Rieti, notte di terrore egiziano: branco di immigrati ubriachi aggredisce e massacra un italiano di 35 anni – non è malamovida, è aggressione razziale contro italiani!
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Rieti, notte tra venerdì e sabato.
Centro storico: largo Alfani, via Potenziani, via Pennina.
Un italiano di 35 anni transita in auto, tranquillo, forse torna a casa dopo una serata con amici.
Un gruppo di egiziani – ubriachi, molesti, già noti per disturbare la quiete – blocca la strada, finge assalti alle macchine, prende a calci la sua auto.
Lui scende per chiedere spiegazioni.
Errore fatale.
Il branco si avventa: calci, pugni, aggressione a testa bassa.
Un italiano solo contro dieci egiziani, alcuni minorenni.
Finisce malmenato, umiliato, mentre loro – arroganti, strafottenti – chiamano gli agenti “zio” come insulto universale.
La polizia arriva, identifica tre egiziani, ma il grosso del branco è già svanito nei vicoli.
Non è una “rissa”.
Non è “malamovida”.
È un’aggressione razziale: immigrati egiziani contro un italiano.
Punto.
E non è un caso isolato.
Solo due settimane fa, piazza Cavour: un 18enne guineano, ubriaco, molesta sessualmente una donna peruviana che festeggia il compleanno.
Reazione dei familiari peruviani: bottiglie di vetro, sedie lanciate, parabrezza sfondati.
Risultato? Tre peruviani e il guineano arrestati per rissa aggravata.
Il Gip convalida e dispone obbligo di firma – liberi di tornare a colpire.
Rieti non è più una cittadina laziale tranquilla.
È un campo di battaglia dove italiani vengono aggrediti, umiliati, picchiati da immigrati ubriachi che bloccano strade, fingono assalti, molestano donne, e poi svaniscono prima dell’arrivo della polizia.
Egiziani, guineani, peruviani – sempre la stessa matrice: immigrati extraeuropei, spesso di seconda generazione o con permessi umanitari, che vedono l’italiano come nemico da punire.
E la risposta dello Stato?
Tre identificati, ma il branco è già libero.
Obbligo di firma per chi ha sfondato un parabrezza dopo una molestia sessuale.
Nessun rimpatrio.
Nessuna espulsione.
Questa non è malamovida.
È guerra etnica a bassa intensità.
È la sostituzione in atto: italiani aggrediti in casa propria da chi abbiamo accolto, regolarizzato, mantenuto.
Basta.
Espellere al primo reato – anche “solo” ubriachezza molesta o calcio a un’auto.
Revoca immediata di ogni permesso umanitario a egiziani, guineani, peruviani con precedenti.
Rimpatrio forzato dell’intera famiglia al primo episodio grave.
Abrogare i ricongiungimenti familiari che importano branchi.
Rieti non è più italiana dopo le 23.
È territorio occupato.
E se non fermeremo questa invasione oggi, domani non ci sarà più un centro storico dove un italiano possa passare in auto senza essere preso a calci da un branco ubriaco.
Il sangue dell’italiano di 35 anni in via Pennina non è una notizia di cronaca.
È l’ennesimo atto di guerra.
E la guerra si vince solo espellendo i nemici.
Subito.
Tutti.



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