Maranza e antifà assaltano palazzo ma la polizia manganella chi lo difende – VIDEO
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La Genova della Salis, la Bologna di Lepore: antifascisti lasciati liberi di devastare città e assaltare sedi di movimenti politici con bottiglie, pietre e bombe carta.
Solidarietà ai ragazzi della Risoluta di Genova. pic.twitter.com/GA9plb0ZfJ
— Francesca Totolo (@fratotolo2) November 23, 2025
# GENOVA SOTTO ASSALTO: ANTIFASCISTI LIBERI DI DEVASTARE, POLIZIA MANGANELLA I DIFENSORI!
**Genova, 23 novembre 2025** – Che schifo, che vergogna, che porcheria infinita! Ieri sera, nel cuore della nostra città martoriata, una masnada di cosiddetti “antifascisti” – quegli eroi da tastiera che si mascherano da ribelli ma puzzano di erba scadente e ideologia marcescente – ha tentato l’ennesimo assalto barbaro alla sede di CasaPound Italia in via Montevideo. Bottiglie molotov, pietre, urla isteriche: il copione è sempre lo stesso, un’orgia di violenza protetta da chi dovrebbe garantire l’ordine. E la polizia? Quelli con la divisa che giurano di difendere i cittadini? Hanno fatto il loro dovere: manganellare i **difensori**, non gli aggressori! Solidarietà totale ai ragazzi della Risoluta di Genova, picchiati come cani randagi mentre proteggevano ciò che è loro, mentre la marmaglia rossa rideva e filmava con i cellulari per i like su TikTok.
Immaginate la scena, cari genovesi stanchi di subire: piazza Alimonda, ore 17 del 22 novembre. La manifestazione “Genova Antifascista” – annunciata con pompa magna sui social, con tanto di modifiche al traffico per non disturbare i teppisti – parte come una parata innocua. Ma poi, come da copione, un gruppo di black bloc wannabe si stacca dal corteo e punta dritto alla sezione CPI. Lanci di oggetti contro le finestre, fumogeni che oscurano la via, insulti che echeggiano come un’eco del ’68 rivisitato da idioti. I militanti della Risoluta, quei giovani che hanno il coraggio di presidiare la loro sede contro l’odio quotidiano, escono a mani nude per difenderla. E cosa succede? La celere, invece di isolare i violenti, si scaglia contro di loro! Manganelli che fischiano nell’aria, scudi che spingono i “fascisti” – ah, sì, etichetta appiccicata a chiunque non si inginocchi davanti al dio progressista – mentre gli antifà svaniscono nel nulla, impuniti come al solito.
Basta con queste stronzate! Questa non è democrazia, è un regime rovesciato: la sinistra al potere anche se non è al potere perché chi è al governo non è in grado di esercitarlo che tollera la violenza solo se vestita di rosso. Pensateci: se fosse stata una sede PD assaltata da skinhead, avremmo visto l’esercito in strada, Meloni che twitta condanne, e i giornali che urlano “fascismo rampante”. Ma qui? Silenzio complice. La Genova di Silvia Salis – quella sindaca ex-lanciatrice del giavellotto che dovrebbe centrare il bersaglio, ma sbaglia sempre – è diventata una giungla dove i teppisti hanno campo libero. Ieri, mentre la città era blindata per un corteo “pacifico”, la polizia locale e le forze dell’ordine hanno accolto le “richieste di presidio” della prima cittadina… per controllare la movida, non per fermare i vandali! Dove eravate, agenti? A sorseggiare caffè con i manifestanti? O a eseguire ordini dall’alto, per non “provocare” la solita sinistra che piange vittimismo?
E Salis? Quella che si vanta di “Genova liberata, Genova antifascista” in video patetici su Facebook, applaudendo presidi studenteschi e cortei contro il “nemico fascista”? Cosa dirà oggi? Un tweet tiepido tipo “Violenza da ogni parte, dialoghiamo”? Oppure, peggio, un endorsement velato a quei “compagni” che devastano vetrine e minacciano di morte? Ricordate: sotto la sua amministrazione, Genova è diventata la Bologna di Lepore 2.0 – antifà liberi di scorazzare, sedi politiche prese di mira, e la destra costretta a difendersi da sola. Ennesimo attacco impunito, ennesima umiliazione per chi crede nella libertà vera, non in quella ipocrita che schiaccia solo un lato.



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