Salis esalta il maranza Ramy: confonde Lotta di Classe con la Fuga dal Posto di Blocco
Related Articles
### Da Marx a Ramy: La Sinistra Radical Chic Esalta i Delinquenti come “Proletari”, Confondendo la Lotta di Classe con la Fuga dal Posto di Blocco
Ramy Elgaml, nuovo italiano, giovane proletario
Sarebbe stato il candidato perfetto per militare in un centro sociale. pic.twitter.com/c1G7MouMmE
— Francesca Totolo (@fratotolo2) November 24, 2025
**Milano, 24 novembre 2025** – Un anno dalla morte di Ramy El Gaml, e la sinistra italiana ci ripropone il suo copione stantio: trasformare un piccolo rapinatore egiziano di periferia in un “nuovo eroe proletario”, un “figlio del popolo” da commemorare con cuoricini rotti e colombe della pace. Il post di Ilaria Salis su X – l’ex detenuta ungherese diventata eurodeputata di Alleanza Verdi-Sinistra grazie a una campagna di vittimismo – è l’emblema di questa deriva patetica: “Ragazzo di periferia, nuovo italiano, giovane proletario. Per qualcuno solo un ‘maranza’ in meno… Per noi figlio del popolo, per sempre”. Basta! Questa non è politica: è un’appropriazione ideologica che confonde i veri operai con i teppisti che forzano posti di blocco, rubano collanine e seminano caos nelle nostre città. Da Marx, che parlava di sfruttati in fabbrica, a Ramy, che moriva fuggendo dai carabinieri con un coltello in tasca e droga addosso: ecco come la radical chic ha svenduto la lotta di classe all’altare del multiculturalismo criminale.
Ramy El Gaml, 19 anni, originario del Marocco (o Egitto, a seconda delle fonti – tanto per la sinistra è lo stesso “nuovo italiano”), non era un innocente operaio bistrattato dal capitalismo. Era un “maranza” con un curriculum da piccolo delinquente: precedenti per furto e rapina, fermato la notte del 23 novembre 2024 in piazza Gabrio Rosa, al Corvetto di Milano, mentre a bordo di uno scooter guidato dall’amico Fares Bouzidi (poi risvegliatosi dal coma) trasportava una collanina d’oro appena strappata a una vittima innocente, 2.000 euro in contanti di dubbia provenienza, un coltello e dosi di stupefacenti. Forzano un posto di blocco dei carabinieri, accelerano come pazzi mettendo a rischio passanti e agenti, e finiscono contro un palo in via Quaranta. Ramy muore sul colpo; Fares sopravvive per miracolo. Non un “omicidio sistemico”, come blaterava Salis accusando lo Stato repressivo, ma una tragica conseguenza della scelta di delinquere. Eppure, per lei e i centri sociali come Lambretta, è “verità e giustizia per Ramy”: proteste violente al Corvetto, con devastazioni di mezzi pubblici, aggressioni agli sbirri e striscioni contro la “sicurezza” – quella che, ironia della sorte, i carabinieri stavano garantendo a tutti noi.
Salis, con il suo passato da occupante abusiva e militante no-CPR, non perde occasione per giustificare il furto della collanina come “voce del quartiere emarginato”. “Vorremmo quartieri dove la vita non sia più difficile”, twitta, ignorando che il Corvetto è diventato un inferno proprio per l’invasione di “nuovi italiani” come Ramy, che rubano, spacciano e fuggono invece di lavorare onestamente. E la sinistra radical chic applaude: Ilaria Cucchi, sorella di Stefano e senatrice AVS, scrive al comandante dei carabinieri accusando depistaggi e “comportamenti inaccettabili”; Potere al Popolo sentenzia che “i carabinieri hanno ucciso Ramy”. Frasi calunniose, smentite da perizie cinetiche che confermano: nessun speronamento iniziale, solo la fuga sconsiderata dei due. I giudici milanesi, a giugno 2025, hanno sconfessato questa narrazione: omicidio colposo per Fares, ma zero responsabilità per gli agenti che “hanno fatto il loro dovere”, come ha ribadito Salvini. Eppure, Salis e company continuano a santificarlo, con murales “Vendetta per Ramy” e falce e martello – un’oscenità che l’assistente di Salis, Mattia Tombolini, ha persino ripostato su Instagram.
Questa esaltazione non è solo ipocrisia: è un tradimento della vera sinistra marxista. Karl Marx parlava di proletari come classe sfruttata dal capitale, non di rapinatori seriali che usano la “periferia” come scusa per delinquere. Ramy non era un compagno di lotte operaie: era un parassita che viveva di scippi, un “nuovo italiano” che importava violenza dalle banlieue maghrebine, non valori di uguaglianza. La confusione è deliberata: i radical chic come Salis – protetti dal loro status europarlamentare, lontani dalle periferie che fingono di difendere – usano questi “eroi” per attaccare le forze dell’ordine, i confini e l’Italia sovrana. Risultato? Quartieri invasi, donne terrorizzate, italiani onesti che pagano il prezzo della loro retorica buonista. Basta con questa farsa: i proletari veri sono gli operai italiani che sgobbano senza rubare, non i maranza che muoiono da eroi perché non si fermano ai controlli.
È tempo di smascherare questa sinistra: da Salis a Cucchi, da centri sociali a ONG migratorie, stanno dalla parte dei criminali, non del popolo. Chiudete i CPR? No, apritene di più per rimpatriare questi “figli del popolo” che devastano l’Italia. E Salis? Che torni a occupare case abusive, invece di occupare seggi europei con la nostra indignazione. Ramy non è un martire: è un monito. L’Italia si riprende la sua dignità, o questi “proletari” la trasformeranno in una favela.



Let me tell You a sad story ! There are no comments yet, but You can be first one to comment this article.
Write a comment