Legge Meloni-Schlein sul consenso: Salvini blocca la vendetta contro il maschio
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### Legge sul Consenso: Salvini e Bongiorno Fermano la Follia Woke
In un Paese dove la violenza sessuale cala del 17,3% nei primi sette mesi del 2025 – da 4.202 a 3.477 denunce, secondo il dossier Viminale di Ferragosto – la sinistra continua a urlare all’emergenza per giustificare leggi ideologiche che criminalizzano l’uomo italiano medio. Ma stavolta, la destra ha fatto un passo indietro: il ddl sul “consenso libero e attuale” è stato rinviato al Senato, grazie alla Lega che ha piantato i piedi contro un obbrobrio giuridico “troppo interpretabile”. Matteo Salvini lo ha inchiodato: “Lascia spazio a vendette personali, intasa i tribunali e alimenta scontri invece di ridurre le violenze”. E Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia e “madre del Codice Rosso”, ha bloccato tutto: entro lunedì audizioni mirate con soli esperti (massimo due per gruppo), niente ideologi woke. “La legge si farà, ma precisa”, ha assicurato la ministra Roccella, mentre Nordio parla di “rinvio tecnico” per cesellare virgole che cambiano il senso penale. Un piccolo slittamento? No, una vittoria contro il ribaltamento dell’onere della prova, che avrebbe trasformato ogni rapporto intimo in un processo surreale, con l’imputato a dover dimostrare un “sì” esplicito – verbale o gestuale – sotto pena di ergastolo. Immaginate: ex fidanzate vendicative, separazioni conflittuali, accuse post-ubriacatura. Come in Spagna con il “solo sí es sí”, che ha generato caos e pene ridotte per veri stupratori.
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Il rinvio arriva fresco di elezioni regionali – Veneto in testa, dove la Lega ha doppiato Fratelli d’Italia –: Salvini, rinvigorito, tira il freno a un patto Meloni-Schlein che puzzava di sudditanza al PD. Le opposizioni? Furibonde, hanno abbandonato i lavori urlando “tradimento”, con Schlein che accusa la premier di infrangere patti femministi. Ma i patti con chi? Con un’ideologia che ignora i dati reali: circa il 40% delle violenze sessuali denunciate è commesso da stranieri, che sono solo l’8,7% della popolazione, come denunciato da Panorama e confermato dal Viminale. Quattro su dieci: un sovrarappresentazione criminale che la sinistra nasconde sotto il tappeto dell’accoglienza, mentre le periferie brulicano di tunisini, egiziani e gambiani che inseguono donne sui treni e nei parchi. E il calo dei reati? Non lo ammettono: preferiscono gonfiare un’emergenza inesistente per colpire il maschio bianco, lasciando impuniti i predatori importati con 38.568 sbarchi irregolari nei primi otto mesi del 2025 (+2,1% sul 2024).
Bongiorno ha ragione: meglio una legge solida tra un mese che una follia approvata di fretta il 25 novembre, Giornata contro la violenza sulle donne. “Il consenso è ovvio e fondamentale”, tuona Salvini, “ma non con ambiguità che aprono a ritorsioni”. E Nordio spegne le polemiche: unità sul contenuto, ma attenzione alla tecnica redazionale. Tradotto: niente presunzione di colpevolezza per l’italiano onesto, che statisticamente commette meno abusi gravi rispetto alla quota straniera. Questa frenata è un rinsavimento: la Lega salva la faccia alla destra, evitando che Meloni – ancora a letto col PD per like brusselliani – consegni il Paese a un femminismo punitivo che ignora la vera minaccia. Priorità? Espellere recidivi immigrati, chiudere porti e indurire pene per i bracci che vedono le nostre donne come preda. Basta slogan: le italiane meritano sicurezza reale, non ideologia che le espone di più. Salvini e Bongiorno hanno fatto il loro; ora Meloni scelga: la Lega o Schlein? Altrimenti, il rinvio sarà solo un’illusione.



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