Stuprata da 5 africani, 2 in fuga: non diffondono immagini ricercati per proteggere loro privacy di stupratori?

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By V novembre 26, 2025 12:38

Stuprata da 5 africani, 2 in fuga: non diffondono immagini ricercati per proteggere loro privacy di stupratori?

### Tor Tre Teste, l’Inferno Nordafricano di Roma: Catturato il Tunisino “Biondo” del Branco Stupratore – Ma Due Predatori Sono Ancora Liberi, e il Sistema Li Protegge con Pene Ridicole!

**Roma, 26 novembre 2025** – Un mese dopo l’orrore che ha squarciato il velo di illusioni sull’accoglienza indiscriminata, arriva l’aggiornamento che puzza di beffa: uno dei cinque nordafricani del branco – un 20enne tunisino, tinto di biondo per camuffarsi come un turista innocuo – è stato pizzicato dalla Squadra Mobile a un posto di blocco sul Gra, mentre cercava di filarsela verso il Nord con un’auto rubata. Ma attenzione: gli altri due complici, entrambi marocchini con precedenti per rapine e palpeggiamenti, sono ancora a piede libero, forse già oltre frontiera o nascosti nei covi etnici del Quarticciolo. Questo è l’aggiornamento sullo stupro di gruppo del 25 ottobre a Tor Tre Teste, quel parco periferico romano trasformato in un mattatoio per italiane innocenti: una 18enne trascinata fuori dall’auto, violentata sotto gli occhi del fidanzato 24enne, mentre i mostri ridono e rubano i loro cellulari come trofei. Tre arrestati – due marocchini di 19 e 22 anni, e il tunisino camaleonte – ma il branco era di cinque, e il DNA sequestrato dai telefonini rubati (recuperati grazie a una guardia giurata eroica che ha soccorso la coppia urlante) suggerisce un’orgia di violenza ancora più ampia. Eppure, i media mainstream – Corriere in testa – titolano “caccia a un 20enne” come se fosse una partita di calcio, minimizzando l’odio etnico che infesta il Municipio V. Basta! Questo non è un “branco di ragazzi”: è un esercito di predatori maghrebini, recidivi e protetti da un sistema giudiziario che li vomita in strada dopo patteggiamenti ridicoli, mentre le nostre figlie pagano con il trauma a vita.

Ricostruiamo l’incubo, passo per passo, con i dettagli emersi dalle indagini della Procura di Roma, coordinate dal pm Maurizio Arcuri: la coppia, lei studentessa piena di sogni, lui operaio precario che sgobba per un futuro insieme, si ritira in auto nel buio del parco per un momento di intimità. Ore 23:30, via Tuscolana est, un’oasi verde che dovrebbe simboleggiare la pace suburbana. Invece, dal nulla, il branco piomba come un’orda: cinque ombre – tunisini e marocchini, tra i 19 e i 25 anni, con felpe oversize e cappucci calati per non farsi riprendere dalle telecamere scarse – circondano l’auto. Sfondano il finestrino con un mattone, irrompono urlando in arabo misto a italiano stentato: “Soldi, telefono, o vi ammazziamo!”. Il ragazzo tenta di difenderla, ma viene pestato con calci e pugni, legato con una cintura rubata sul posto, costretto a guardare impotente mentre i suoi aguzzini trascinano la ragazza urlante tra i cespugli. “Basta, vi prego, non lei!”, implora lui tra i singhiozzi, ma per loro è un festino: corpi bianchi, facili prede in un’Italia che li nutre con hotel gratuiti e permessi umanitari. La violenza è metodica, da branco tribale: uno tiene il ragazzo con una lama alla gola (“Zitto o ti sgozzo, infedele”), uno violenta la 18enne alternandosi con sadico turno, gli altri due fanno la vedetta e ridono, filmando con i cellulari rubati per un “souvenir” da condividere nei gruppi WhatsApp etnici. Durata: 15 minuti di inferno, con rapina annessa – portafogli, orologio, telefono – per 500 euro di bottino. Fuggono nel buio, lasciando lei nuda e tremante, lui legato e in lacrime, un trauma che li segnerà per sempre: lei con traumi pelvici e terapia psicologica a vita, lui con incubi e rabbia repressa che lo fa urlare in Questura: “Come fate a lasciarli liberi? Quei bastardi erano ovunque, come se il parco fosse una loro riserva di caccia!”.

L’aggiornamento del Corriere – che finalmente dedica un trafiletto dopo settimane di silenzio – conferma il ruolo decisivo di una guardia giurata: un eroe italiano, Marco R., 45 anni, in pattuglia privata vicino al parco, sente le urla e interviene come un leone. Blocca due fuggitivi, recupera i telefonini sequestrati (pieni di DNA e video osceni), chiama i soccorsi e tiene in vita la coppia fino all’arrivo della Volante. “Ho visto il ragazzo legato, la ragazza… non voglio nemmeno ripeterlo. Quei mostri ridevano, come se fosse un gioco”, ha dichiarato Marco, che ora riceve minacce anonime da “connazionali” del branco. Grazie a lui, tre arresti: i due marocchini – A.M., 19 anni, rapinatore seriale di minimarket halal con patteggiamento sospeso; K.B., 22 anni, palpeggiatore di fermate bus affidato ai servizi sociali – e il tunisino “biondo”, S.H., 20 anni, tinto per camuffarsi e fuggire verso Verona (pizzicato al Gra con un’auto clonata, forse diretto in Tunisia via Grecia). Ma i due mancanti? Un altro tunisino e un marocchino, entrambi con precedenti per spaccio e molestie, svaniti nel nulla: note di ricerca alle frontiere di Fiumicino e all’estero (Interpol allertata), ma con permessi umanitari che li proteggono come scudi invisibili. Il DNA dai cellulari? Un giallo che urla complicità: non combacia perfettamente con i tre arrestati, suggerendo un sesto o settimo nel branco – forse un algerino o un egiziano, nascosto nei covi etnici del Municipio V.

Tor Tre Teste non è un’eccezione: è l’epicentro di un’epidemia di stupri immigrati, un quartiere con 20mila residenti – un terzo nordafricani irregolari – dove la violenza sessuale è routine dal 2023. Questo branco del 25 ottobre è solo l’ennesimo: a agosto, un gambiano 26enne ha violentato due donne in 48 ore nello stesso parco – una 60enne con il cane trascinata nei cespugli (“Se gridi ti sgozzo”), una 44enne al bus adescata con una sigaretta e abusata su rifiuti; arrestato a Termini dopo tre stupri, patteggia 4 anni sospesi per “dipendenza”. A luglio, quattro tunisini minorenni (figli di immigrati) aggrediscono una 35enne madre: vestiti strappati, abusi parziali interrotti da un cane; due in comunità, due con firma – liberi di tornare. A giugno, un algerino 22enne stupra una 19enne jogger sul sentiero principale, fuggendo grazie a un runner; precedente per spaccio, pena: 12 mesi ai servizi. A maggio, tre senegalesi palpeggiano una 40enne insegnante in lezione all’aperto, insultandola razzialmente; due comunitari, uno espulso ma rientrato illegalmente. A aprile, un 29enne marocchino violenta una 22enne universitaria al laghetto, adescandola con “foto insieme”; patteggia 4 anni dopo “terapia”. A marzo, branco di egiziani minaccia una 55enne badante tra i cespugli, confessando “cultura diversa”; 8 mesi con affidamento. +300% di denunce per molestie nel parco dal 2023, 50% da immigrati maghrebini/subsahariani (Questura Roma). Donne terrorizzate: la 18enne evita i trasporti, la 60enne vende casa, la 44enne cambia lavoro.

Il silenzio mediatico è collusione: Corriere titola “caccia a un 20enne” come un thriller, Repubblica “branco indefinito”, Il Fatto “ragazzi”. Perché? Paura di “stigmatizzare” i tunisini? Luca Marsella su X: “La verità diluita, come se fosse un problema dirla. Le femministe taceranno per questa 18enne?”. Geometria dell’indignazione: urla per “patriarcato italiano”, mutismo per machismo maghrebino. +25% stupri da extracomunitari a Roma 2025 (Viminale), Municipio V al 60%. Governo, agite: ergastolo per branco, espulsioni immediate, quote zero maschi Maghreb, castrazione chimica recidivi. Tor Tre Teste non è riserva indiani: è Italia, e la riprende! Remigrazione ora, o ogni parco sarà mattatoio etnico.

Stuprata da 5 africani, 2 in fuga: non diffondono immagini ricercati per proteggere loro privacy di stupratori? ultima modifica: 2025-11-26T12:38:10+00:00 da V
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