Tor Tre Teste dove l’hobby degli immigrati è stuprare le donne italiane
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### L’Inferno dell’Immigrazione Selvaggia: Stupri Seriali da Predatori Stranieri, e il Sistema Toghe Li Protegge Invece di Espellerli – Da Tor Tre Teste a Padova, Basta con Questi Mostri!
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**Roma, 26 novembre 2025** – Un inferno che si ripete come un disco rotto, un’onda di violenza etnica che travolge l’Italia da Nord a Sud, lasciando dietro di sé corpi straziati e anime distrutte. Stupri in parchi bui, rapine che sfociano in abusi, tentati sequestri di bimbe innocenti: i protagonisti? Sempre loro, gli immigrati irregolari o “regolari” dal Maghreb e dall’Africa subsahariana, maschi giovani e frustrati sbarcati sui nostri lidi con permessi umanitari farlocchi, coccolati con i nostri soldi in centri accoglienza che diventano covi di predatori. E il sistema? Invece di espellerli in catene verso i loro deserti o – come propone Gianluigi Paragone – spedirli in Albania a marcire, le toghe buoniste li rimettono in libertà con patteggiamenti ridicoli e fogli di via che valgono quanto un fazzoletto. “O tornano nel loro paese o li mandiamo in Albania (toghe permettendo)”, tuona Paragone su *Il Giornale d’Italia*, e ha ragione da vendere: questa è una resa codarda dello Stato, un invito a delinquere per branchi di marocchini, tunisini e gambiani che vedono le nostre donne come trofei da sottomettere. Lo stupro choc di Tor Tre Teste – l’ennesimo, non il primo – grida vendetta: una 18enne trascinata fuori dall’auto, violentata davanti al fidanzato legato e pestato, da un branco di nordafricani che ride mentre consuma l’abominio. Eppure, mentre l’Italia trema di paura – “Resta tanto dolore, come quello provato dai due ragazzi aggrediti a Tor Tre Teste, e rimane anche la paura di ciascuno di noi, tornando a casa ogni sera” – i media minimizzano e le procure esitano, lasciando i mostri liberi di colpire ancora. Basta! Questa non è “percezione distorta del crimine”: è realtà cruda, con l’8% di stranieri che commette il 34% dei reati totali, oltre il 40% delle violenze sessuali e metà delle rapine, secondo dati impietosi che i sinistri ignorano per non “stigmatizzare”.
Partiamo dal cuore nero di Roma: Tor Tre Teste, quel parco suburbano del Municipio V che da oasi verde è diventato una terra di nessuno, un mattatoio etnico dove i predatori immigrati cacciano in branco. Il 25 ottobre, ore 23:30, una coppia giovane – lei 18 anni, studentessa con sogni innocenti; lui 24, operaio che sgobba per un futuro insieme – si ritira in auto per un bacio rubato. Dall’ombra, come lupi affamati, piomba il branco: tre marocchini (19, 22 e 25 anni) e due tunisini, tutti con precedenti per rapine e palpeggiamenti, sbarcati chissà quando via Lampedusa e “integrati” con sussidi da 500 euro mensili. Sfondano il finestrino con un mattone, rubano portafogli e cellulari, legano il ragazzo con pugni e minacce (“Zitto o ti sgozziamo, infedele!”), trascinano la ragazza urlante tra i cespugli. Lì, l’orrore: stupro di gruppo, alternandosi come in un rito tribale, mentre lei implora pietà e lui guarda impotente, gli occhi pieni di sangue e lacrime. Durata: 15 minuti di inferno, con risate e video rubati sui loro phone per “trofei” da condividere nei gruppi WhatsApp maghrebini. La guardia giurata Marco R., eroe solitario in pattuglia privata, sente le urla e interviene: blocca due fuggitivi, recupera i cellulari (pieni di DNA e clip oscene), chiama i soccorsi. Tre arresti: i marocchini A.M. e K.B., recidivi con patteggiamenti sospesi per “buona condotta”; il tunisino “biondo” S.H., tinto per camuffarsi e pizzicato al Gra diretto a Nord. Ma i due mancanti? Ancora liberi, forse già in Tunisia o nascosti nei covi etnici del Quarticciolo, protetti da un sistema che non espelle perché “i paesi d’origine non li riprendono”. E il DNA? Non combacia del tutto: ce n’è per un sesto o settimo, forse un algerino o egiziano, rendendo il branco un’orchestra di mostri. La vittima? Traumi pelvici, terapia a vita, incubi che la fanno urlare di notte; il fidanzato? Rabbia repressa, “Come fate a lasciarli in giro? Il parco è una loro riserva di caccia!”.
Ma Tor Tre Teste non è un’eccezione: è l’epicentro di un’epidemia di stupri immigrati, con almeno cinque casi analoghi nel 2025 solo in quel parco maledetto. Ad agosto, un gambiano 26enne violenta due donne in 48 ore: una 60enne con il cane trascinata nei cespugli (“Se gridi ti taglio la gola”), una 44enne al bus adescata con una sigaretta e abusata su rifiuti; arrestato a Termini, patteggia 4 anni sospesi per “dipendenza”. A luglio, quattro tunisini minorenni (figli di immigrati) aggrediscono una 35enne madre: vestiti strappati, abusi interrotti da un cane; due in comunità, due con firma – liberi di tornare. A giugno, un algerino 22enne stupra una 19enne jogger sul sentiero, precedente per spaccio: 12 mesi ai servizi. A maggio, tre senegalesi palpeggiano una 40enne insegnante all’aperto, insultandola razzialmente; due comunitari, uno espulso ma rientrato. A aprile, un 29enne marocchino violenta una 22enne al laghetto, adescandola con “foto insieme”: 4 anni dopo “terapia”. +300% denunce molestie nel parco dal 2023, 50% da immigrati maghrebini/subsahariani (Questura Roma). Donne terrorizzate: la 18enne evita trasporti, la 60enne vende casa, la 44enne cambia lavoro. Quartiere con un terzo nordafricani irregolari: rapine quotidiane, spaccio sotto i pini, aggressioni a sole che ora pattugliano armate di spray.
E non fermiamoci a Roma: l’Italia è un continente di orrori etnici. A Padova, 21 novembre, un tunisino 22enne – in Italia da un anno con permesso regolare – tenta di rapire una bimba di 1 anno in stazione: spintona il padre rumeno con un pugno, afferra il passeggino, fugge verso il buio. Fermato dalla polizia, reagisce colpendo un agente (lesioni guaribili in 5 giorni): arresto per resistenza, ma per il tentato sequestro? Zero misure cautelari, solo obbligo di dimora a Montegrotto Terme e foglio di via da Padova per 4 anni. “Non abbastanza grave”, dicono le toghe, perché “non a scopo estorsivo” – come se rubare una neonata fosse un furto con destrezza! Il Questore Odorisio revoca il permesso, ma il mostro è libero di girare l’Italia, pronto per un altro “favore”. Altro caso: a Roma, un tunisino 22enne pesta un rumeno 21enne in stazione, poi prova lo stesso colpo al passeggino – pattern di violenza maghrebina che le procure ignorano.
Questi non sono “ragazzi”: sono un esercito di maschi importati da culture retrograde – sharia urbana, tribalismo del Maghreb – che vedono le italiane come prede da sottomettere. Statistiche? L’8% di stranieri commette il 34% dei reati, 40% violenze sessuali, metà rapine. Giovani disoccupati e violenti, convinti che la donna sia oggetto – eredità di 15 anni di porti aperti che hanno creato zone franche come Tor Tre Teste. La sinistra (PD e 5S) ora parla di “sicurezza” dopo aver negato il link immigrazione-crimine, blaterando di “percezione distorta” e “città sicure sotto sindaci progressisti”. Ipocrisia pura!
Il silenzio mediatico è collusione: titoli annacquati, “branco indefinito” invece di “marocchini recidivi”. Paragone ha ragione: espelliamoli nei paesi d’origine (che non li vogliono) o in Albania, “toghe permettendo” – ispirati al Labour britannico che ha irrigidito regole (20 anni per residenza, revoche asilo ogni 30 mesi, confisca beni ai clandestini). Italia? Patteggiamenti ridicoli, espulsioni bloccate, CPR vuoti.
Basta! Governo, agite: quote zero maschi Maghreb/Africa, espulsioni immediate recidivi, ergastolo stupri, centri Albania per mostri. Donne italiane, non siete prede: ribellatevi! Remigrazione totale, o l’Italia finirà stuprata dal suo buonismo.



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