La sinistra vuole regalare le riserve auree italiane alla UE

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By V novembre 27, 2025 16:30

La sinistra vuole regalare le riserve auree italiane alla UE

# La sinistra vuole regalare l’oro Italia alla UE

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In un Paese dove il debito pubblico sfiora i 3.081 miliardi di euro – un macigno che schiaccia il futuro di generazioni intere – c’è un tesoro nascosto nei caveau della Banca d’Italia che potrebbe essere la nostra ancora di salvezza: le riserve auree nazionali. Parliamo di 2.452 tonnellate di oro puro, un patrimonio che vale circa 257 miliardi di euro al prezzo attuale del metallo giallo (oltre 2.600 euro l’oncia). Per capirne l’enormità, basta un semplice calcolo: diviso per i 55 milioni di italiani, equivarrebbe a **44,6 grammi d’oro e 4.670 euro a testa**. Immaginate: ogni neonato, ogni pensionato, ogni lavoratore ha teoricamente “in tasca” quasi 1,5 once di oro, abbastanza per una moneta storica come il Marengo o per un piccolo lingotto da collezione. Non è fantascienza, è realtà. Eppure, oggi, questo gioiello di famiglia rischia di essere svenduto all’asta europea, grazie a una sinistra che sembra più interessata a compiacere Bruxelles che a difendere gli italiani.

La scintilla è accesa da un emendamento presentato in Parlamento, che non fa altro che riaffermare un principio sacrosanto: **le riserve auree sono proprietà dello Stato italiano**. Sembra banale? Non per Claudio Borghi, senatore leghista e autore del libro *Io sono l’Italia* (un must-read per chi vuole capire le trappole dell’euro), che su X ha lanciato l’allarme con due post che hanno fatto il giro del web. Nel primo, datato 27 novembre, Borghi sbotta: “Io divento matto. Giornalisti che si preoccupano di un emendamento che dice che le riserve auree italiane sono dello Stato invece di preoccuparsi di chi possa anche solo pensare che non sia così”. E ha ragione da vendere. Invece di indagare su chi, nei salotti buoni di Francoforte o Bruxelles, sogna di mettere le mani su questo oro, i media mainstream – da Repubblica a Corriere – si scagliano contro l’emendamento come se fosse un complotto sovranista. Fake news a pioggia: “Manca il parere della BCE!”, urlano. Peccato che Borghi ricordi, nel suo secondo post, come la proposta sia già stata esaminata nel 2018 e nel 2019 dalla Commissione Finanze della Camera, con parere positivo della BCE stessa. “Il fatto che si affermerebbe un principio che evidentemente a qualcuno non sta bene che sia riaffermato”, chiosa il leghista, rispondendo a chi si chiede perché tanto clamore per una norma che un futuro governo potrebbe ribaltare.

Ma andiamo al cuore del problema: perché questa battaglia è cruciale? Le riserve auree non sono un soprammobile luccicante nei caveau di Roma. Sono il **75% delle riserve ufficiali totali dell’Italia** (84,87 miliardi di dollari), un cuscinetto contro l’instabilità dell’euro. Coprono solo l’**8,35%** del debito pubblico – un rapporto modesto, sì, ma vitale in un contesto dove il nostro indebitamento è al 135-137% del PIL, secondo le stime IMF per il 2025. Ricostruite con il sudore della fronte dopo le devastazioni della Seconda Guerra Mondiale, queste 2.452 tonnellate (terze al mondo dopo USA e Germania) sono state protette da vendite folli durante le crisi passate. Oggi, con l’oro che tocca picchi record, valgono più che mai come garanzia strategica: potrebbero essere usate per rifinanziare il debito o come collaterale in extremis, senza svendere asset nazionali.

E qui entra in scena la sinistra, o meglio, quel PD e quei sinistroidi europeisti che vedono nell’emendamento un affronto alla “sovranità condivisa” dell’UE. Non è fantascienza politica: basta leggere tra le righe delle reazioni. Giornalisti allineati – forse finanziati da lobby pro-euro – insinuano che l’oro debba essere “disponibile” per la BCE, come se fosse un bene comune da spartire con Tedeschi e Francesi. Ricordate il bail-in del 2013 o le pressioni per il Mes? L’oro italiano è già parzialmente “europeizzato”: depositato in parte a Francoforte, è vincolato alle regole dell’Eurosistema. Ma l’emendamento di Borghi vuole blindarlo come patrimonio esclusivo dello Stato, impedendo che diventi merce di scambio per prestiti umilianti o garanzie per l’immigrazione di massa pagata da Bruxelles. La sinistra, al governo o all’opposizione, ha sempre flirtato con l’idea di cedere sovranità: dal Fiscal Compact all’eurobond fantasma, passando per le riserve che potrebbero finanziare il “fondo comune” UE. Immaginate: i nostri 257 miliardi evaporati per tappare buchi altrui, mentre il debito italiano sale al 138% del PIL nel 2026, come prevede il MEF.

Le replies ai post di Borghi sono un coro di indignazione popolare: “Giornalisti venduti a poteri finanziari esteri”, “Odiano l’Italia”, “Perché speculare sull’Italia?”. Un utente riassume: “Tutto ciò che potrebbe allentare la morsa della UE/BCE è visto come pericoloso”. E ha ragione. In un’epoca di bonus fiscali dissennati (Superbonus docet) e crescita anemica, l’oro è l’ultimo baluardo contro la svendita del Paese. Diviso per abitante, quei 4.670 euro potrebbero essere un reddito di emergenza per milioni di famiglie; invece, rischiano di diventare lingotti per Ursula von der Leyen.

La proposta non è nuova: Borghi la porta avanti dal 2018, e il Parlamento ne discute da novembre. Ma il timing è perfetto, con l’oro ai massimi e l’UE che ansima per fondi ucraini e green deal. La sinistra, con i suoi alleati mediatici, vuole “regalare” questo tesoro? Non lo permetteremo. È ora di dire basta: l’oro d’Italia è nostro, punto e basta. Difendiamolo come si difende la casa, prima che diventi polvere d’euro.

La sinistra vuole regalare le riserve auree italiane alla UE ultima modifica: 2025-11-27T16:30:46+00:00 da V
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By V novembre 27, 2025 16:30
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