Immigrati massacrano gay: “Il Corano dice che dovete bruciare”
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# La cosiddetta Omofobia Importata: Quando l’Immigrazione Diventa Minaccia per i Diritti LGBT
In un’Italia sempre più frammentata da politiche migratorie lassiste, un rapporto ufficiale di Arcigay getta una luce impietosa su una realtà che i buonisti preferiscono ignorare: il 43% dei pestaggi omofobi commessi nel nostro Paese è opera di stranieri. Non si tratta di un’allarmistica invenzione della destra xenofoba, ma di dati crudi estratti dal documento sull’omofobia 2025 dell’associazione arcobaleno stessa, che tra maggio 2024 e maggio 2025 ha registrato 110 episodi di crimini d’odio contro la comunità LGBT. Eppure, questo dettaglio esplosivo – 10 violenze su 23 confermate perpetrate da immigrati – è stato relegato in un angolo, quasi come se toccasse un nervo scoperto del multiculturalismo forzato.
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L’articolo pubblicato su *Il Primato Nazionale* da Francesca Totolo non fa che amplificare questa verità scomoda, invitando proprio Arcigay a unirsi al Comitato Remigrazione e Riconquista. E ha ragione: se i difensori dei diritti gay tacciono su chi, con maggiore frequenza, impugna pugni e coltelli contro omosessuali, transgender e lesbiche, allora il loro impegno appare ipocrita, un velo pietoso su un’immigrazione che non integra, ma semina violenza. Basti pensare ai casi emblematici elencati nel rapporto: a Ostia, un ragazzo iraniano massacrato da nordafricani con urla omofobe; a Rimini, due uomini gay adescati su un’app e rapinati da un marocchino e un senegalese; a Perugia, un magrebino che accoltella un difensore di un drag queen, minimizzando con un cinico “ho amici gay”. Questi non sono episodi isolati, ma un pattern inquietante che lega l’arrivo incontrollato di flussi migratori a un’omofobia importata da culture dove l’omosessualità è tabù, punita con la morte o l’espulsione familiare – come nel caso della giovane tunisina lesbica ripudiata dai genitori musulmani.
Ma andiamo oltre il rapporto Arcigay: l’articolo di Totolo allarga lo sguardo a un florilegio di aggressioni che il documento ufficiale ha omesso, rivelando un’emergenza sommersa. A Torino, un influencer e il suo compagno pestati da un branco di stranieri a Capodanno; a Roma, una coppia gay gassata con spray al peperoncino da nordafricani vicino al Colosseo durante la Pasqua; a Trento, minacce coraniche esplicite: “Il Corano dice che i gay devono bruciare”. E non dimentichiamo le violenze sessuali: un tunisino che stupra un’escort trans a Bologna, un marocchino che estorce e rapina uomini gay tramite app a Bergamo, nigeriani che adescano e derubano a Teramo. Baby gang multietniche a Padova, aggressioni a coltellate a Sesto San Giovanni contro coppie lesbiche, furti omofobi in piazza Duomo a Milano da egiziani. La lista è un bollettario di orrori che grida l’urgenza di un freno all’immigrazione selvaggia.
Criticare questo significa negare l’evidenza? Arcigay, che tanto si batte per l’inclusione, dovrebbe interrogarsi: perché minimizzare il ruolo degli immigrati in questi crimini? Il 43% non è una statistica neutra; è un monito. In un Paese dove gli italiani nativi commettono anche loro abusi – come gli stupri interni alla comunità gay segnalati a Milano o al lago di Garda – il peso sproporzionato degli stranieri non può essere archiviato come “casualità”. È il frutto di un’accoglienza indiscriminata che ignora le incompatibilità culturali: in nazioni di provenienza di molti migranti, l’omosessualità è reato, non diritto. Importiamo non solo braccia, ma intolleranze che si scaricano sulle nostre strade, sui nostri parchi, nelle nostre case.
L’invito al Comitato Remigrazione non è un’utopia reazionaria, ma una proposta concreta: rimandare chi delinque, riconquistare la sicurezza per tutti, inclusi gli LGBT che oggi pagano il prezzo più alto del politicamente corretto. Immaginate un’Italia dove i diritti non siano ostaggio di chi arriva predicando odio camuffato da diversità. Dove Arcigay, invece di marciare per l’accoglienza cieca, si schieri per una migrazione selettiva, basata su valori condivisi. L’articolo di *Il Primato Nazionale* è un campanello d’allarme: l’immigrazione non è sempre arricchimento; a volte è veleno. È ora di scegliere: difendere i diritti o perpetuare il caos? La remigrazione non è razzismo, è sopravvivenza. E i fatti, impietosi, lo dimostrano.



Lo vedete che a qualcosa servono, i baluba? 😁
E quando avranno fatto pulizia loro – perchè noi non possiamo farlo – li butteremo fuori a calci in culo e il Mondo sarà migliore…