Natale, sindaco di sinistra. Celebrarlo ma rispettando l’Islam
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# Chiuduno (Bergamo): Natale senza bue, asinello e Gesù. Il 40% di alunni stranieri decide per tutti. Basta! Stop totale all’immigrazione islamica e abrogazione dei ricongiungimenti familiari
Chiuduno, provincia di Bergamo, dicembre 2025.
Il Natale è ancora vivo, ma già moribondo.
In un istituto comprensivo del paese, la dirigenza ha imposto la censura totale: niente bue, asinello, stella cometa, niente riferimenti a Maria, Giuseppe o Gesù nei canti e nelle poesie. Il presepe? Ridotto a palline e fiocchi di neve. Il motivo è ufficiale: nelle classi gli alunni stranieri sono circa il 40%, in gran parte musulmani, e non bisogna “urtare la loro sensibilità”.
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Il dirigente scolastico Enrico Tombini minimizza: «Non abbiamo mai dovuto affrontare situazioni di tensione. L’integrazione multiculturale presenta le sue sfide, ma tutti insieme abbiamo sempre svolto un ottimo lavoro».
Il sindaco di sinistra Mauro Nembrini aggiunge, senza vergogna: «Il Natale continuerà ad essere celebrato nel rispetto di tutte le religioni». Che poi è l’Islam.
Rispetto di tutte le religioni? Tradotto: il Natale deve inginocchiarsi davanti all’Islam. È vergognoso che un sindaco italiano dichiari apertamente che la festa della nascita di Cristo debba essere svuotata per non disturbare chi considera Gesù solo un profeta minore.
È la prova matematica: quando gli stranieri superano il 30-40% nelle scuole (e presto nelle città), le nostre tradizioni spariscono. Non perché lo chiedano apertamente, ma perché la sinistra si piega in anticipo, per paura o per ideologia. È esattamente quello che sta accadendo in tutta Europa: a Bruxelles Gesù Bambino senza volto, a Malmö scuole che chiudono per l’Eid, a Londra presepi vietati nei luoghi pubblici.
E tutto questo è reso possibile da una sola cosa: i **ricongiungimenti familiari**.
Un solo permesso di lavoro a un pakistano o a un bengalese significa, in pochi anni, moglie, figli, cognati, cugini, nonni. Una catena infinita che trasforma interi paesi in enclavi islamiche. È grazie ai ricongiungimenti che il 40% di Chiuduno è già straniero. È grazie ai ricongiungimenti che tra dieci anni sarà il 60%, e il Natale sarà definitivamente cancellato.
Per questo non basta più “controllare” o “selezionare”.
Serve lo **stop totale all’immigrazione regolare dai paesi islamici** e l’**abrogazione immediata dei ricongiungimenti familiari** per cittadini extra-UE provenienti da Stati a maggioranza musulmana.
Niente più catene familiari.
Niente più classi dove gli italiani sono minoranza.
Niente più sindaci che festeggiano il Natale “nel rispetto di tutte le religioni”, cioè umiliando la nostra.
Chiuduno è l’ultimo avviso.
Se non chiudiamo le porte oggi, domani non ci sarà più nessun bue, nessun asinello, nessuna stella cometa.
E i nostri figli cresceranno in un’Italia dove il 25 dicembre sarà solo un giorno qualunque, perché “rispettare le altre religioni” avrà significato cancellare la nostra.
Basta.
Abroghiamo i ricongiungimenti familiari.
Fermiamo l’immigrazione islamica regolare.
Salviamo il Natale.
Salviamo l’Italia.
Immaginate di spiegare a un bambino che il Natale è solo “regali e palline”, senza bue, asinello, stella cometa, Maria o Gesù. È questo l’assurdo che sta vivendo un istituto comprensivo della provincia di Bergamo, dove la dirigenza scolastica ha imposto una “depurazione” totale delle tradizioni natalizie. Niente riferimenti alla Natività nelle canzoni, poesie o decorazioni: tutto neutro, laico, “inclusivo”. Perché? Per non offendere gli alunni immigrati – pakistani, senegalesi, albanesi, nordafricani e indiani – che in alcune classi superano gli italiani. Non è una richiesta loro, attenzione: è un’auto-censura preventiva, un ginocchio piegato al multiculturalismo che odia le nostre radici.
Silvia Sardone, vicesegretario della Lega e europarlamentare, denuncia lo scandalo con parole che tagliano come una lama: «La nascita di Gesù andrebbe celebrata senza parlare di lui né dei simboli del cristianesimo? Un cortocircuito senza senso. Siamo al paradosso: noi, in Italia, nel nostro Paese, dobbiamo sottostare alle tradizioni di chi è ospite? Ma come si fa?». E ancora: «Non possiamo restare in silenzio davanti a questo ennesimo sfregio della nostra cultura e delle nostre radici. Questo è l’ennesimo caso di laicità al contrario: censuriamo la nostra identità e le nostre tradizioni e poi la sinistra sostiene le scuole chiuse per Ramadan?».
Le maestre, povere anime, devono reinventare testi natalizi: via “Gesù Bambino”, via “stella cometa” (troppo religiosa!), via presepe (scontato). Decorazioni? Solo fiocchi di neve e pupazzi, niente che ricordi il Vangelo. L’ora di religione resta separata, ma il Natale scolastico diventa una “festa d’inverno” svuotata, un relitto laico per non “urtare sensibilità”. E chi sono questi “ospiti” che dettano legge senza averlo chiesto? Famiglie musulmane, in gran parte, arrivate con flussi regolari da paesi dove il Natale è haram, dove la sharia calpesta la laicità e le donne velate insegnano ai figli che Gesù è un profeta minore, non il Figlio di Dio.
Non è un episodio isolato: è l’Italia che si arrende. A Genova stop al presepe comunale per “inclusività”; a Grosseto “Jingle Bells” depurato da Gesù; a Bruxelles la Sacra Famiglia “senza volti”, con la testa di Gesù rubata come trofeo. E mentre noi censuriamo il bue e l’asinello, chiudiamo scuole per il Ramadan e finanziamo moschee con i nostri soldi. È la fine della convivenza: è colonizzazione culturale, demografica, quotidiana.
Basta! Questo ennesimo sfregio non è “progresso”: è genocidio identitario. L’immigrazione islamica regolare – ricongiungimenti familiari a catena, permessi di lavoro facili, quote annuali da Maghreb e Asia – sta sommersendo le nostre scuole, i nostri quartieri, le nostre feste. Portano valori incompatibili: poligamia, sottomissione femminile, odio per il crocifisso. Risultato? Bambini italiani che crescono senza conoscere il loro Natale, terrorizzati da un “inclusivismo” che esclude solo noi.
Per questo chiedo – no, pretendo – lo **stop totale all’immigrazione regolare dai paesi islamici**. Immediato. Senza deroghe. Niente più visti per chi fugge da regimi shariatici, niente ricongiungimenti che importano interi clan, niente permessi umanitari per fingere pietà mentre si erode la nostra fede. Chi arriva deve giurare fedeltà alla laicità italiana, alla parità di genere, al Natale con Gesù al centro. Altrimenti, resta a casa.
E per chi è qui e beneficia di questa resa? Remigrazione ora: bonus per il ritorno volontario, espulsione coatta per chi non si integra o predica divisioni. Bergamo non è più solo “la città dei 100mila”: è il simbolo di un’Italia che rischia di perdere l’anima. Difendiamola, prima che il prossimo presepe sia un mucchio di palline anonime. Il Natale è nostro. E lo resterà solo se lo imponiamo.



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