Roma, legato e torturato nel campo rom: 18enne salvato dai vigili

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By V dicembre 2, 2025 11:44

Roma, legato e torturato nel campo rom: 18enne salvato dai vigili

### Basta campi nomadi: zone franche dove si tortura, si traffica e si muore nell’indifferenza

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Stanotte a Roma, in via Salviati, un diciottenne è scappato da un campo rom legato con fascette da elettricista, seminudo, scalzo e terrorizzato. Correva zoppicando urlando «Aiutatemi, mi vogliono uccidere». I vigili urbani lo hanno trovato per caso durante un giro di controllo alle 4 del mattino. Il ragazzo, che vive in un alloggio popolare assegnato alla sua famiglia, era stato sequestrato e minacciato di morte da persone all’interno del campo. Lo riferisce l’Adnkronos, con il solito tono cronachistico che non graffia mai abbastanza.

Questo non è un episodio di criminalità “comune”. È la normalità dei campi nomadi.

Chiunque viva vicino a uno di questi insediamenti lo sa: furti, accattonaggio organizzato, prostituzione minorile, racket delle lamiere, traffico di droga e di esseri umani sono la regola, non l’eccezione. Quello che è successo stanotte è solo la punta visibile di un iceberg che affonda da trent’anni sotto gli occhi di tutti.

Eppure, per decenni, sindaci di destra e di sinistra, prefetti, assistenti sociali e associazioni “solidali” hanno continuato a ripetere la stessa favola: «I campi sono una soluzione transitoria», «Servono progetti di inclusione», «Non possiamo sgomberare senza alternative». Risultato? Le “alternative” non arrivano mai, i campi diventano città nella città, e dentro quelle città vigono leggi proprie: la legge del più forte, del clan, del coltello.

Il diciottenne di via Salviati non è stato torturato da “delinquenti qualunque”. È stato torturato dentro una struttura che lo Stato italiano tollera, finanzia indirettamente e protegge con la scusa del “diritto alla differenza culturale”. È la stessa struttura dove bambine di 12 anni vengono vendute in matrimonio, dove i minori vengono mandati a rubare con il metodo della “catena”, dove chi prova a ribellarsi finisce legato con le fascette, come stanotte.

Basta.

Non esiste integrazione possibile con chi rifiuta sistematicamente le regole minime di convivenza civile. Non esiste “soluzione abitativa alternativa” che tenga quando il problema non è la casa, ma il rifiuto volontario di vivere secondo le leggi della Repubblica.

La soluzione è una sola, e non è complicata:

1. Smantellamento immediato e definitivo di tutti i campi nomadi, abusivi o “ufficiali” che siano.
2. Espulsione amministrativa per tutti i cittadini UE senza reddito lecito e con precedenti penali (la direttiva europea 2004/38 lo consente, basta applicarla).
3. Rimpatrio assistito o forzato per i non comunitari irregolari.
4. Confisca dei beni accumulati illecitamente (auto di lusso, gioielli, conti correnti) per risarcire i cittadini derubati da decenni.

Chi si oppone a questa linea lo fa per due motivi soltanto: ideologia o calcolo elettorale. In entrambi i casi, è complice.

Il ragazzo di stanotte è vivo per miracolo. Domani potrebbe non esserci un vigile urbano al posto giusto. Domani potrebbe essere tua figlia, tua madre, tuo fratello a incrociare la strada sbagliata vicino a uno di questi lager tollerati.

L’Italia non è un campo profughi. Roma non è Calcutta. I campi nomadi non sono “cultura”: sono vergogna, sono delinquenza organizzata, sono zone franche dove lo Stato ha abdicato.

Chiudiamoli. Tutti. Subito.
Senza se, senza ma, senza altre notti di fascette e terrore.

Roma, legato e torturato nel campo rom: 18enne salvato dai vigili ultima modifica: 2025-12-02T11:44:31+00:00 da V
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By V dicembre 2, 2025 11:44
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