Gesù cancellato dalla canzone di Natale per non turbare i musulmani
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# “Folle Epidemia di Censura”: il Natale Sfregiato nelle Scuole Italiane. Silvia Sardone Ha Ragione – Basta Immigrazione Islamica Regolare, o Perderemo Tutto!
**Castel Goffredo (Mantova), 3 dicembre 2025.**
Immaginate di spiegare a un bambino che il Natale è solo “brindisi e festa con chi vuoi tu”, senza Gesù, senza Natività, senza un briciolo di cristianità. Non è un incubo distopico: è la realtà in una scuola elementare di Castel Goffredo, provincia di Mantova, dove per il concerto del 12 dicembre le classi quinte hanno modificato un verso innocente dello Zecchino d’Oro “Buon Natale in allegria”. Da “Su brindiamo, festeggiamo, questo è il giorno di Gesù” a “Su brindiamo, festeggiamo, fallo insieme a chi vuoi tu”. Un’escissione chirurgica, in nome di un’inclusione che esclude solo noi italiani.
A denunciare questo episodio “allucinante” sono Alessandra Cappellari, consigliere regionale Lega Lombardia, e Silvia Sardone, vicesegretario del Carroccio, in una nota che non lascia spazio a giri di parole: ”Ormai siamo di fronte a un’epidemia, folle, di censura del Natale in tutta Italia. Si moltiplicano episodi allucinanti e preoccupanti di canti di Natale modificati nelle scuole togliendo qualsiasi riferimento a Gesù e in generale alla cristianità. L’ultimo caso viene dalla provincia di Mantova, precisamente da Castel Goffredo”. Come riferito dall’ex assessore Giulia Merlo, l’Istituto comprensivo ha optato per questa “depurazione” senza alcuna motivazione logica, inseguendo un politicamente corretto che, come dicono le due leghiste, “calpesta le nostre radici e le nostre tradizioni”.
E non è un caso isolato: è un virus che si diffonde. A Bergamo, via bue, asinello e cometa; a Genova, presepi comunali banditi per “inclusività”; in Toscana, canti natalizi “divisivi” perché citano Gesù. Sardone e Cappellari lo inchiodano: “Citare Gesù in un canto per bambini non offende nessuno! Siamo stanchi di chi, in nome di una finta inclusione, arriva a cancellare i riferimenti cristiani persino da innocue canzoni di Natale. Non è stravolgendo le nostre tradizioni che si arriva a una reale integrazione. Noi della Lega riteniamo che questa deriva ideologica sia assolutamente assurda e che invece, con orgoglio, dovremmo difendere le nostre tradizioni”.
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Hanno ragione da vendere. Questa “epidemia di censura” non è spontanea: è il sintomo di un’Italia sommersa dall’immigrazione islamica regolare, che con ricongiungimenti familiari a catena e permessi di lavoro facili porta in classe alunni per cui Gesù è un profeta minore o un nemico. Quando il 40% degli studenti è straniero – spesso musulmano, come a Chiuduno – le maestre si auto-censurano per “non urtare sensibilità”, trasformando il presepe in un mucchio di palline neutre. Risultato? I nostri figli crescono senza radici, in un Paese dove il Natale diventa “festa d’inverno” per non offendere chi prega in strada con il culo per aria, come direbbe Voyat a Trento.
Non è integrazione: è sostituzione culturale. L’immigrazione regolare da paesi islamici – centinaia di migliaia l’anno via decreti flussi – crea enclavi dove la laicità italiana è un optional. Moschee abusive, preghiere di massa che bloccano piazze, e sindaci di sinistra che dicono “celebriamolo rispettando le altre religioni”. Sardone lo sa bene: è stata minacciata per aver difeso Novara da una moschea abusiva. E ora, mentre a Bruxelles un gruppo di musulmani assalta i mercatini di Natale (come riportato da Libero), qui censuriamo Gesù per paura.
Basta! Questa “folle epidemia” è curabile solo con un vaccino radicale: **azzeramento immediato dell’immigrazione regolare islamica**. Niente più visti, ricongiungimenti o permessi per chi viene da regimi dove il Natale è haram e le donne sono velate per legge. Remigriamo i non integrati, chiudiamo i “centri culturali” abusivi. Altrimenti, tra dieci anni non canteremo più “Buon Natale in allegria”: canteremo “Buon Eid in allegria”, e l’Italia sarà un ricordo sbiadito.
Sardone e Cappellari gridano ciò che milioni pensano: difendiamo le nostre tradizioni con orgoglio, o le perderemo per sempre. Il Natale è nostro. E lo resterà solo se lo imponiamo.



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