Italia hotel per stupratori: 3mila euro di multa al richiedente asilo che violenta 19enne
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### L’Aquila, 8 Anni per lo Stupro del 2017: Gambiano “Richiedente Asilo” Condannato – Ma Dopo Aver Goduto di Accoglienza, Fuga e Permesso Umanitario
L’Aquila, 3 dicembre 2025.
Otto anni di galera e 3 mila euro di multa.
Tanto ha deciso ieri il Tribunale dell’Aquila per Sanneh Gibrill, gambiano di 27 anni (19 all’epoca dei fatti), riconosciuto colpevole di violenza sessuale aggravata e rapina ai danni di una ragazza aquilana della sua stessa età.
Una sentenza che arriva dopo otto anni di vergogna: otto anni in cui il mostro è stato accolto, protetto e coccolato dallo Stato italiano, mentre la vittima – scaraventata a terra, immobilizzata e violentata in un casolare abbandonato di via Monte Velino – ha dovuto convivere con l’incubo.
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Ricostruiamo l’orrore:
Notte del 2017, zona Colle Pretara.
La ragazza torna a casa sola.
Il gambiano – ospite in una struttura di accoglienza per richiedenti asilo, insieme ad altri “fratelli” da Gambia, Nigeria e Costa d’Avorio – la vede come preda.
La butta a terra, la blocca, la stupra con ferocia, le strappa gli orecchini.
Poi fugge, lasciando un indizio che lo inchioderà: un orecchino trovato dalla Polizia nel casolare.
E cosa fa lo Stato?
Lo cerca, sì, ma lui scappa in Spagna, poi torna tranquillo in Italia, si nasconde a Santa Palomba (Roma) e – udite udite – ha il coraggio di presentare domanda di rinnovo del permesso umanitario all’Ufficio Stranieri dell’Aquila.
Come se niente fosse.
Come se violentare una ragazza italiana fosse un dettaglio burocratico.
La Commissione rifiuta (grazie al cielo) perché nel frattempo era stato beccato a spacciare a Roma.
Ma per anni è stato libero, protetto dal sistema “umanitario” che gli dava vitto, alloggio e speranza di farla franca.
Otto anni di pena.
Ma otto anni di ritardo.
Otto anni in cui questa bestia ha vissuto tra noi, magari molestando altre donne, spacciando, ridendo della nostra giustizia lenta e buonista.
Otto anni in cui la vittima ha dovuto aspettare che la ruota girasse, mentre il suo violentatore godeva di “protezione internazionale”.
E non è un caso isolato:
è il modello italiano.
Arrivi a Lampedusa, dichiari 19 anni, ottieni accoglienza, delinqui, scappi, torni, richiedi permesso umanitario.
E se ti beccano dopo un decennio, ti danno 8 anni – spesso scontati a metà con sconti, buona condotta e “rieducazione”.
Nel frattempo, la ragazza aquilana ha perso la giovinezza.
Lui? Ha vissuto gratis per anni.
Basta.
Questa sentenza non è giustizia: è una beffa.
Un gambiano violentatore non merita 8 anni: merita l’ergastolo e il rimpatrio coatto in catene.
Merita che il suo “permesso umanitario” gli venga strappato il giorno stesso dello sbarco, non dopo lo stupro.
L’Italia non è un albergo per stupratori africani.
È casa nostra.
E chi viene qui per violentare le nostre figlie deve marcire in galera – o essere buttato in mare con un biglietto di sola andata per Banjul.
La ragazza aquilana ha aspettato otto anni per una sentenza.
Noi italiani non possiamo più aspettare un solo giorno per cambiare questa vergogna.
Blocco navale subito.
Espulsioni immediate.
Giustizia vera, non buonista.
Altrimenti, la prossima vittima sarà tua figlia.
E otto anni saranno troppi per piangerla.



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