Ramy, carabinieri verso il processo: hanno osato inseguire due maranza

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By V dicembre 3, 2025 15:15

Ramy, carabinieri verso il processo: hanno osato inseguire due maranza

### Le toghe rosse contro l’Italia: il caso Ramy e la guerra ai carabinieri

Milano, 3 dicembre 2025. Un ragazzo di 19 anni, Ramy Elgaml, muore dopo un inseguimento di 8 chilometri su uno scooter T-Max rubato, guidato senza patente dall’amico Fares Bouzidi a oltre 120 km/h, anche contromano, in piena città. Risultato: sette carabinieri indagati, uno rischia il processo per omicidio stradale in concorso, altri per depistaggio, falso e false informazioni al pm. Il vicepremier Matteo Salvini lo definisce «assurdo e vergognoso». Ha perfettamente ragione.

Perché è assurdo? Perché la Procura di Milano (pm Cirigliano e Serafini, già noti per altre inchieste “creative”) sembra aver capovolto la realtà: il vero responsabile della morte, secondo ogni logica, è chi fugge a velocità folle senza patente su un mezzo rubato, mettendo a rischio decine di cittadini. Invece no. Per i magistrati il colpevole diventa il carabiniere che insegue, che “si tiene troppo vicino” (80 centimetri, misurati al millimetro), che “non evita l’urto” quando lo scooter sterza improvvisamente a destra dopo aver finto di girare a sinistra. Cioè: insegui un criminale in fuga e, qualunque cosa succeda, la colpa è tua.

È il mondo alla rovescia che certa magistratura italiana pratica da anni: lo straniero (spesso irregolare o con precedenti) è sempre vittima, l’italiano in divisa è sempre carnefice. Succede con gli sbarchi, succede con gli stupri, succede con i spacciatori fermati “troppo bruscamente”, succede ora con un inseguimento legittimo finito tragicamente per l’incoscienza di chi scappava.

I fatti sono chiari:
– Scooter rubato
– Nessuna patente
– Velocità oltre i 120 km/h in città
– Guida contromano
– Manovra folle con sterzata improvvisa

Risultato? Il carabiniere che prova a fermare questa follia finisce accusato di omicidio stradale in concorso con il fuggitivo. Come se inseguire un delinquente fosse più grave che delinquere.

E poi ci sono i capitoli secondari, altrettanto grotteschi: carabinieri indagati perché avrebbero chiesto a testimoni di cancellare video (testimoni comparsi solo grazie a trasmissioni tv), altri perché avrebbero mentito sul fatto di aver salvato o meno i filmati delle dashcam. Cioè: la Procura cerca disperatamente di trasformare un normale (e comprensibile) caos post-incidente in un complotto di Stato. Perché? Perché fa più scena processare i carabinieri che ammettere che la morte è stata causata dalla fuga sconsiderata di due ragazzi su un mezzo rubato.

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Questa è l’Italia delle toghe ideologiche: quella in cui un immigrato morto mentre commette reati diventa automaticamente un martire, e chi cerca di fermarlo un criminale. È la stessa logica che ha portato alla condanna di poliziotti per la morte di aggressori violenti, alla persecuzione di sindaci che chiudevano i centri d’accoglienza, alla criminalizzazione di chiunque osi dire che forse, prima degli stranieri, vengono gli italiani.

Salvini chiede la riforma della giustizia. Non è una richiesta politica: è una richiesta di sopravvivenza. Perché se continuiamo a permettere che certe procure trasformino le forze dell’ordine in capri espiatori ogni volta che un criminale (spesso straniero) si fa male mentre delinque, presto non ci sarà più nessuno disposto a indossare una divisa.

Onore ai carabinieri. Vergogna a chi, dal palazzo di giustizia, li usa come trofei per la propria guerra ideologica contro l’Italia e contro chi la difende ogni giorno.

Ramy, carabinieri verso il processo: hanno osato inseguire due maranza ultima modifica: 2025-12-03T15:15:36+00:00 da V
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By V dicembre 3, 2025 15:15
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