Trump profetizza la fine dell’Europa e la UE accelera l’addio al gas russo
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### L’Ironia della Storia: Trump Avverte l’Europa sul Declino Energetico, e la UE Accelera l’Addio al Gas Russo
**Roma, 5 dicembre 2025** – In un giorno che sembra uscito da una sceneggiatura surreale, l’amministrazione Trump scarica sull’Europa una doccia fredda con la nuova National Security Strategy (NSS), dipingendola come un continente in irreversibile declino, in parte a causa di politiche energetiche “autolesionistiche” come il taglio alle importazioni di gas russo. Proprio mentre il documento americano denuncia questa scelta come un errore madornale che ha aumentato le dipendenze esterne e indebolito l’economia europea, la Commissione Europea annuncia trionfante un accordo per azzerare completamente quelle stesse importazioni entro il 2027. Un tempismo che sa di beffa cosmica, o forse di conferma involontaria delle critiche d’Oltreatlantico.
La mossa di Bruxelles arriva a sole 48 ore dall’intesa tra Parlamento UE e Consiglio Ue, sigillata il 3 dicembre, ma celebrata oggi dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen come un “giorno storico”. “Oggi entriamo nell’era della piena indipendenza energetica dall’Europa dalla Russia. REPowerEU ha funzionato: ci ha protetti dalla peggiore crisi energetica degli ultimi decenni e ci ha permesso di passare dai combustibili fossili russi a una velocità record”, ha esultato von der Leyen in un intervento che trasuda ottimismo europeista. L’accordo prevede una fase-out graduale ma inesorabile: stop al gas naturale liquefatto (LNG) russo entro fine 2026, e divieto totale per il gas via pipeline entro il settembre 2027, con un possibile slittamento di un mese per chi fatichi a riempire gli stoccaggi. Per i contratti a breve termine siglati prima del 17 giugno 2025, il blocco scatterà già nell’aprile 2026 per l’LNG e giugno per le pipeline; i long-term arriveranno al capolinea tra ottobre 2026 e gennaio 2027.
Von der Leyen non nasconde l’entusiasmo: “Molti pensavano fosse impossibile, ma ce l’abbiamo fatta. È l’alba di un nuovo era di successi europei, con collaborazioni aperte a partner affidabili”. L’obiettivo è chiaro: prosciugare la “cassa di guerra” di Putin, che prima dell’invasione dell’Ucraina incassava dall’Ue fino a 12 miliardi di euro al mese solo per i fossili; oggi siamo scesi a 1,5 miliardi, e l’ambizione è azzerare tutto entro il 2027, inclusi i residui import di petrolio russo. Non mancheranno però le frizioni interne: Ungheria e Slovacchia, dipendenti cronici dal gas moscovita via TurkStream, hanno già minacciato ricorsi legali, lamentando un impatto devastante sulle loro economie landlocked.
E qui entra in scena Donald Trump, con un NSS pubblicato in sordina giovedì sera dalla Casa Bianca, che suona come un j’accuse senza mezzi termini. Il documento da 33 pagine, che eleva a dogma l'”America First”, ritrae l’Europa come un gigante coi piedi d’argilla: “In declino”, con “una reale prospettiva di cancellazione della sua civiltà” a causa di politiche migratorie permissive, calo demografico, censura della libertà di espressione e “perdita di identità nazionali e fiducia in se stesse”. Trump non risparmia frecciate sul fronte energetico: la guerra in Ucraina, scrive, ha avuto “l’effetto perverso di aumentare le dipendenze esterne dell’Europa, specialmente della Germania. Oggi le aziende chimiche tedesche stanno costruendo alcuni dei più grandi impianti del mondo in Cina, usando gas russo che non possono ottenere in patria”. In soldoni, per Washington, l’embargo europeo al gas russo – low-cost e relativamente pulito rispetto ad altre fonti fossili – è un autogol che ha esacerbato la crisi, spingendo l’industria del Vecchio Continente verso fornitori asiatici e LNG americano a prezzi gonfiati.
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La strategia trumpiana va oltre la critica: propone una “stabilità strategica” con Mosca, inclusa una pace mediata dagli Usa in Ucraina per evitare ulteriori confronti russi con l’Europa, e un ridimensionamento del ruolo americano come “poliziotto del mondo”. L’Nss invita addirittura a “coltivare resistenza” alla traiettoria attuale dell’Europa, favorendo l’ascesa di partiti patriottici e nazionalisti – un cenno velato al crescente peso di figure come Viktor Orbán o Marine Le Pen. Risultato? Bruxelles si sente “congelata”, come titola *Il Giornale*: la dottrina Trump rischia di sacrificare Kiev per un deal con Putin, lasciando l’Europa a misurarsi con una autonomia strategica che, per ora, sembra più un miraggio che una realtà.
Ma è proprio questa dicotomia a rendere la giornata di oggi emblematica. Mentre von der Leyen brinda a un'”indipendenza piena” che accelererebbe il declino economico europeo – con bollette alle stelle e delocalizzazioni industriali – Trump osserva dall’altra sponda dell’Atlantico, quasi a dire: “Ve l’avevamo detto”. Il Cremlino, dal canto suo, gongola e contrattacca: il bando Ue “accelererà il declino dell’economia europea”, forzando il ricorso a fonti più care. E l’Italia? Intrappolata tra rigassificatori saturi e alleanze atlantiche incrinati, si prepara a un 2027 che potrebbe ridisegnare non solo le mappe energetiche, ma l’intero scacchiere geopolitico.
In fondo, l’ironia è servita: l’Europa sceglie di voltare pagina con Mosca, proprio mentre gli Usa le rinfacciano di averla aperta troppo presto. Chissà se von der Leyen, leggendo l’Nss di Trump, non si sia chiesta: e se avesse ragione lui?



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