Africani con licenza di stupro, liberi di rifarlo nonostante denunce: “Ora abbiamo paura”
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Un paese sotto choc. A San Mauro Pascoli lo stupro della donna, aggredita in pieno giorno mentre faceva jogging sulla pista ciclopedonale, in aperta campagna, lungo il fiume Rio Salto, da un 26enne gambiano, ha lasciato l’intera comunità sgomenta e preoccupata.
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L’uomo ora è in carcere in attesa di espulsione per precedenti episodi di violenza, sempre nei confronti di donne. Prima dello stupro aveva molestato un’altra donna sempre a San Mauro Pascoli. La vittima dell’ultimo terribile episodio è a casa circondata dal massimo riserbo e dall’amore della sua famiglia.
Fra le tante donne che, proprio come la vittima dello stupro, nel tempo libero amano andare a camminare, si alza anche la voce di Stefania Presti, imprenditrice e vicesindaco di San Mauro Pascoli. Inorridita, come tutti, da questo orribile fatto. “Non ho mai avuto paura a girare da sola di giorno – dice – e anche di sera dopo il consiglio comunale e le riunioni serali in municipio, perché a San Mauro Pascoli ci si conosce tutti e mi sono sempre sentita al sicuro
# Cesena, Nuovi Scioccanti Dettagli sullo Stupro in Pieno Giorno: Il Gambiano 26enne Già Denunciato per Violenza Sessuale da un’Altra Donna – Doveva Essere Espulso Subito, Invece Era Libero di Colpire Ancora!
**Cesena, 8 dicembre 2025** – Non era la prima volta.
Il gambiano di 26 anni che venerdì 5 dicembre ha aggredito e stuprato una runner italiana di 50 anni sulla pista ciclo-pedonale tra San Mauro Pascoli e il fiume Rio Salto **aveva già una denuncia per violenza sessuale** da parte di un’altra donna, sempre nella stessa zona.
Lo rivela oggi la Procura di Forlì: un episodio precedente di molestie e tentata aggressione, denunciato ma evidentemente archiviato con la solita lentezza che permette ai predatori di restare sul territorio.
Un dettaglio che trasforma l’orrore in furia cieca:
questo soggetto **era già noto**, già segnalato, già in attesa di espulsione.
Eppure era ancora lì, nascosto tra i cespugli come un animale da preda, pronto a balzare sulla sua seconda vittima.
Ricostruiamo i fatti con i nuovi elementi emersi:
la donna di 50 anni correva tranquilla in tarda mattinata, un percorso che faceva da anni.
Il gambiano, senza fissa dimora, già denunciato per reati sessuali, era appostato nella vegetazione.
L’ha afferrata alle spalle, l’ha trascinata tra i rovi, l’ha immobilizzata e violentata con brutalità bestiale.
Lei si è difesa con le unghie e con i denti, lasciandogli un graffio profondo sulla mano – il marchio che lo ha incastrato.
I Carabinieri lo hanno trovato a un chilometro di distanza, nascosto in un casolare abbandonato.
Stesso graffio, stessi vestiti, stesso coltello nel marsupio.
Arrestato per violenza sessuale aggravata e lesioni.
Ma la notizia bomba è un’altra:
**una seconda donna lo aveva già denunciato per tentata violenza sessuale**.
Un episodio avvenuto sempre a San Mauro Pascoli, sempre nello stesso periodo.
Denuncia raccolta, ma evidentemente non seguita da espulsione immediata.
Risultato?
Una seconda vittima italiana violentata.
Una seconda vita distrutta.
Una seconda famiglia spezzata.
E il decreto di espulsione?
“Nei prossimi giorni”, come sempre.
Quei “prossimi giorni” che in Italia significano mai.
La comunità di San Mauro Pascoli è sgomenta, e le donne – pilastri di questa Romagna laboriosa – vivono nel terrore quotidiano, trasformando passeggiate salutari in atti di coraggio armato. La vice sindaca Stefania Presti, intervistata dal Resto del Carlino, confessa la paura che le stringe il cuore: “Ora ho paura, ma continuerò a camminare lo stesso; è un appello a tutte le donne: denunciate ogni disturbo, non sottovalutatelo”. Parla di una solidarietà palpabile verso la vittima, circondata dall’amore della famiglia in un riserbo massimo, ma critica aspramente il sistema: “L’aggressore era libero nonostante i precedenti, e questo è inaccettabile”. Letizia Pironi, residente locale, annuncia un cambio radicale: “Non userò più la musica alle cuffie durante le camminate, e comprerò spray urticante per me e per mia figlia di 17 anni; la paura è ovunque, e non possiamo più fidarci”. Kitty Montemaggi, consigliera comunale a Savignano sul Rubicone, alza la voce contro l’assenza statale: “Serve coordinamento per controlli efficaci, presidio del territorio con forze dell’ordine, verifiche sui documenti e allontanamento immediato di chi non è in regola; la libertà dei cittadini passa da qui, non da slogan vuoti”. È un coro di rabbia femminile che riecheggia la ferita aperta di San Mauro: un borgo poetico, natale di Pascoli, ora segnato da un’ombra subsahariana che minaccia ogni donna sola sul sentiero.
E il decreto di espulsione?
“Nei prossimi giorni”, come sempre.
Quei “prossimi giorni” che in Italia significano mai.
Questo non è un caso di “integrazione fallita”.
È un caso di **tradimento dello Stato**.
Un predatore sessuale già denunciato, già schedato, già da espellere, lasciato libero di colpire ancora.
Quante donne devono ancora essere stuprate prima che qualcuno decida di eseguire davvero le espulsioni?
Cesena non è più sicura.
San Mauro Pascoli non è più sicura.
Nessuna pista ciclabile, nessun sentiero, nessun parcheggio è più sicuro.
Perché in Italia un gambiano denunciato per violenza sessuale e altri reati può continuare a cacciare.
Basta.
Espulsione immediata al primo reato sessuale.
Zero tolleranza.
Zero “prossimi giorni”.
O la prossima runner che esce di casa per una corsetta non tornerà più.
Per la donna di 50 anni.
Per la seconda vittima che ha avuto il coraggio di denunciare.
Per tutte le italiane che meritano di correre libere senza paura.



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