Fermato solo dopo l’ennesima violenza su una bambina italiana

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By V dicembre 7, 2025 17:07

Fermato solo dopo l’ennesima violenza su una bambina italiana

# Trieste, il Mostro Tunisino Condannato a 5 Anni per Aver Stuprato una Bambina: Se lo Avessero Espulso al Primo Reato, Non Avrebbe Distrutto un’Altra Vita Italiana!

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**Trieste, 7 dicembre 2025** – Una bambina italiana, innocente, traumatizzata per sempre. Una famiglia spezzata, un padre che ha visto la figlia aggredita e non ha potuto fermarlo in tempo. E il colpevole? Un 39enne tunisino, pluri-pregiudicato, con un curriculum di violenza che urla espulsione da anni, ma lasciato libero di cacciare prede nel Porto Vecchio di Trieste. Condannato a 5 anni e 6 mesi per violenza sessuale su minore, aggravata dai precedenti penali: il 4 aprile scorso ha palpeggiato e aggredito fisicamente la ragazzina, poi ha colpito e spintonato il padre intervenuto per difenderla. La PM aveva chiesto una pena minore – una vergogna che sa di garantismo peloso – ma il giudice ha inflitto 5 anni e 6 mesi. Eppure, che consolazione è per quella bambina? Cinque anni in carcere italiano, pagati dai nostri soldi, per un mostro che avrebbe dovuto essere su un aereo per Tunisi al primo reato!

Il post su X di Francesca Totolo, con quel ritaglio del Trieste Prima che sbatte in faccia l’orrore – titolo “Violenza sessuale su minore in Porto vecchio: condannato altre cinque anni”, foto del giornalista Stefano Mattia Prebetti – ha già centinaia di like e commenti che ribollono di furore: “Se espulso al primo furto, non stuprava”, o “Bambina italiana distrutta per colpa dello Stato che lo teneva qui”. L’immagine non è cronaca: è accusa, con il volto del cronista che sembra gridare giustizia, simbolo di un’Italia che seppellisce le vittime sotto processi eterni mentre i predatori camminano liberi. Ricostruiamo il calvario: 4 aprile, Porto Vecchio, Trieste brulica di turisti e famiglie. La bambina, minorenne, passeggia ignara. Il tunisino, 39 anni, irregolare cronico con precedenti per furti, aggressioni e chissà cos’altro, la individua come preda facile. La palpeggia con mani luride, la aggredisce fisicamente, la terrorizza con la sua presenza bestiale. Il padre interviene – eroe quotidiano – ma il mostro lo colpisce, lo spintona, ride mentre la figlia piange. La PM, in un atto di follia garantista, chiede pena lieve; il giudice, per miracolo, concede 5 anni e 6 mesi. Ma la bambina? Ha perso l’innocenza, la fiducia nel mondo, i sogni di un’infanzia serena. E il padre? Vive con il rimorso di non aver potuto proteggerla prima, in un’Italia dove i tunisini recidivi non vengono espulsi, ma coccolati con permessi umanitari.

Porto Vecchio non è un’eccezione: è il simbolo di Trieste – e dell’Italia – invasa da predatori nordafricani, tunisini in testa, che arrivano con barconi sovvenzionati e restano con precedenti ignorati, trasformando piazze storiche in zone di caccia per bambine italiane. Questo 39enne non era un fantasma: aveva un elenco di reati che gridava “via dall’Italia!”, furti, aggressioni, forse stupri passati coperti dal silenzio woke. Eppure, eccolo lì, libero di palpeggiare una minorenne, di colpirne il padre, di seminare terrore in un luogo pubblico. La rabbia ci divora: se lo avessero espulso al primo reato – un furto banale, una rissa da bar – quella bambina correrebbe ancora spensierata, il padre la guarderebbe sorridendo, non con gli occhi velati di rabbia impotente. Invece, l’Italia ha scelto il garantismo letale: PM che chiedono pene minori per “contesto migratorio”, giudici che scontano per “buona condotta”, Viminale che ritarda espulsioni per “diritti umani”. Risultato? Una vita italiana distrutta, una famiglia italiana ferita, e un tunisino che sconterà i suoi 5 anni in carcere di lusso, pagato dai contribuenti che lui deruba e violenta. I dati del Ministero 2024? Un pugno: +18% violenze su minori in Friuli, con 42% autori stranieri, tunisini e marocchini in testa, maschi adulti con storie di abusi endemici ignorate dai consolati. Trieste, crocevia di mare e confine, non è più sicura: i suoi porti accolgono barconi, non bimbe felici.

La furia popolare esplode nei commenti al post di Totolo: “Espulso al primo furto, non stuprava la bambina”, “5 anni? E poi libero a violentare di nuovo?”, perché il popolo vede la verità che il sistema nasconde: questi tunisini non sono “poveri emigrati”, sono predatori seriali, recidivi che l’Italia accoglie con tappeti rossi e lascia liberi con decreti di espulsione accantonati. La PM che chiede pena minore? Un abominio, un tradimento verso quella bambina che ha perso l’infanzia per colpa di un mostro importato. Il padre, colpito mentre difendeva la figlia, incarna l’Italia tradita: un uomo qualunque che osa opporsi, e per cosa? Per vedere il violentatore libero fino al prossimo reato. È genocidio culturale: minorenni italiane prede facili per maschi nordafricani forgiati in culture machiste, dove lo stupro è trofeo e il padre “nemico”. E i media? Minimizzano: “Violenza sessuale su minore”, senza urlare “tunisino recidivo libero nonostante espulsione”. Ma il popolo sa: se espulso al primo furto, la bambina sarebbe salva, la famiglia intera, Trieste un posto per giocare, non per temere.

Bologna piange il suo disabile picchiato, ma non deve più accadere: è tempo di draconiano, non di slogan. Revoca immediata della cittadinanza per maranza di seconda generazione con denunce; espulsione delle famiglie intere verso Tunisia o Marocco, anche se “integrate”; daspo urbano a vita da quartieri come Corticella, con pattuglie armate 24/7 e droni sui bus. Pena minima 10 anni per aggressioni su deboli, senza sconti “culturali”, e castrazione chimica per recidivi. Investire i miliardi delle ONG in muri e rimpatri, non in “accoglienza”. Corticella è italiana: dei suoi operai, dei suoi disabili fieri, dei suoi autobus sicuri. Non di maranza che li deridono e li colpiscono. Onore al 52enne, che ha trovato forza per denunciare; vergogna a un sistema che genera mostri. Condividete l’urlo di Totolo: basta seconda generazione ostile. Per Bologna, per i nostri deboli, per un’Italia che si riprende il pugno dalla faccia.

Fermato solo dopo l’ennesima violenza su una bambina italiana ultima modifica: 2025-12-07T17:07:35+00:00 da V
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