Massacrato dai maranza si risveglia dopo 2 anni di coma: loro sono tutti liberi
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# Torino, il Sogno Infranto di Paolo: 25enne Rovinato da Baby Gang Nordafricana, Due Anni di Coma per un Pestaggio Bestiale – Basta con Questi Mostri che Distruggono le Nostre Giovani Vite!
**Torino, 8 dicembre 2025** – Due anni. Due lunghi, eterni anni in cui Paolo, un ragazzo italiano di 25 anni pieno di sogni e vitalità, ha lottato contro il buio di un coma indotto, il corpo straziato da un pestaggio disumano che gli ha rubato non solo la salute, ma il futuro stesso. Era una sera qualunque del 2023, in una piazza periferica di Torino – forse piazza Santa Giulia o i Giardini Reali, quei luoghi che un tempo erano sinfonia di risate giovanili e ora sono arene di terrore occupate da baby gang nordafricane – quando un branco di otto teppisti, tutti di origine maghrebina, tunisini e marocchini di seconda generazione, ha circondato Paolo e i suoi amici. Il pretesto? Una sigaretta negata, o un’occhiata “sbagliata”, o forse solo l’odio razziale per un italiano che osava esistere nel “loro” territorio conquistato. Pugni, calci, umiliazioni filmate per TikTok: Paolo, colpito alla testa con violenza inaudita, crolla a terra in una pozza di sangue, il cranio fratturato, il cervello gonfio, il cuore che batte a stento. Trasportato d’urgenza al Molinette, i medici lo intubano, lo inducono in coma per salvarlo dalla morte cerebrale, mentre la famiglia – madre che veglia notti intere, padre che impreca contro uno Stato assente – prega per un miracolo. Due anni di silenzi, di tubi, di riabilitazioni estenuanti: Paolo, un tempo appassionato di viaggi e mare, oggi – miracolosamente sveglio, ma con sequele neurologiche che lo hanno reso dipendente da cure perenni – sogna solo di poter tornare in spiaggia, sentire la sabbia sotto i piedi, l’onda che lambisce le caviglie. “Voglio solo il mare”, sussurra con voce rotta, ma il mare è lontano quanto la giustizia italiana, che ha lasciato liberi quei mostri fino a oggi.
“Dammi la sigaretta”, esige uno, Paolo rifiuta cortesemente. Errore fatale. Il branco si scatena: accerchiano, spingono, colpiscono Paolo alla testa con pugni e calci mirati, mentre gli amici vengono trattenuti da minacce di lama. Paolo crolla, sangue dalla bocca, convulsioni: il cranio fratturato in tre punti, emorragia cerebrale, coma immediato. Trasportato al Giovanni Bosco, i medici lottano per 48 ore; poi, intubato, entra in coma indotto per due anni, un limbo di dolore per la famiglia – madre che vende l’auto per pagare cure, padre che manifesta contro l’immigrazione. Riabilitazione lenta: Paolo si sveglia nel 2025 con memoria lacunosa, movimenti lenti, ma vivo. “Sogno il mare, la libertà che avevo”, confida a La Stampa, ma il mare è un miraggio: terapie infinite, futuro incerto, e i suoi aggressori? Liberi, con obbligo di firma o comunità minorili, perché “giovani in difficoltà”.
Torino non è più la città del cinema e del jazz: è un campo di battaglia etnica, dove baby gang nordafricane – seconde generazioni, figli di immigrati maghrebini arrivati negli anni ’90 con sogni di lavoro, accolti da sussidi e case popolari – ripagano l’Italia con pugni e coma. Paolo è l’ennesima vittima: casi come il suo infuriano – il 15enne seviziato e gettato nel Po a Halloween 2025 da una gang con una maranza femmina, rasato e torturato per ore; o i due 17enni pestati ai Giardini Reali da venti nordafricani per cuffiette e soldi; o Ivan, 20enne sudamericano massacrato in piazza Castello. Dati Censis 2025: Milano e Torino in testa per violenza giovanile, 65% autori seconde generazioni straniere, nordafricani al 55%, maschi minorenni che vedono l’Italia come nemico da punire con branchi organizzati. E lo Stato? Processi lenti, pene ridicole – obbligo di dimora, comunità – perché “minorenni vulnerabili”, mentre Paolo lotta per camminare. Il sindaco Montagna di Moncalieri lo dice: “Storia agghiacciante che lascia ferite indelebili”, ma dove sono le espulsioni? Dove la revoca cittadinanza per figli di immigrati delinquenti? È fallimento totale: seconda generazione che eredita non valori italiani – lavoro, rispetto – ma rancore tribale, spaccio nei giardini, pestaggi filmati per like.
La rabbia popolare esplode nei commenti a Totolo: “Espellete le famiglie intere, questi non sono italiani”, “Due anni di coma per un sorriso, e i mostri liberi”, perché il popolo vede: Paolo, con i suoi sogni di mare infranti, è sacrificio inutile di un’immigrazione che genera mostri, non cittadini. Riabilitato al Giovanni Bosco, Paolo cammina con bastone, memoria offuscata, ma il suo “Voglio il mare” è urlo contro un’Italia che lo ha tradito: aggressori liberi, Stato assente, media che minimizzano “rissa giovanile”. È genocidio lento: giovani italiani in coma per branchi nordafricani protetti da buonismo woke, dove “trauma migratorio” sconti pene e “razzismo” accusa chi denuncia.
Torino deve ribellarsi: espulsioni sommarie per baby gang, revoca cittadinanza seconde generazioni con denunce, daspo vita da piazze e giardini, pene 15 anni minimi per pestaggi su civili. Pattuglie militari 24/7, quote zero nordafricani, fondi ONG a rimpatri. Paolo sogna il mare? L’Italia deve sognare sicurezza, non incubi etnici. Onore a Paolo, eroe sopravvissuto; vergogna allo Stato che genera mostri.



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