Teppisti rossi assaltano la fiera del libro: a guidarli il portaborse di Ilaria Salis
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Solo i teppisti possono avere il desiderio di impedire agli altri di scrivere e dire quello che vogliono. Chi censura è debole e per questo violento.
### La sinistra e il veleno della censura: oscurano libri per imporre il loro “antifascismo” ipocrita
Roma, 7 dicembre 2025 – Mentre la Fiera della piccola e media editoria “Più libri più liberi” dovrebbe celebrare la libertà di pensiero, un’orda di editori “antifascisti” ha trasformato l’evento in un’arena di intolleranza. Stand coperti da teli neri, cori di “Bella Ciao” urlati come un linciaggio collettivo, e un corteo che ha invaso i corridoi per isolare la casa editrice Passaggio al Bosco, accusata di pubblicare testi “nazifascisti” e “antisemiti”. Ma questa non è resistenza: è censura pura, orchestrata dalla sinistra radicale che, fingendosi paladina dei valori democratici, calpesta il pluralismo per silenziare chi osa dissentire.
Al centro della bagarre c’è Mattia Tombolini, editore di Momo Edizioni (quello di Zerocalcare) e assistente locale dell’eurodeputata Ilaria Salis, la pasionaria di Alleanza Verdi e Sinistra nota per i suoi deliri pro-migranti paragonati ai salvatori di ebrei durante la Shoah. Tombolini, ex militante dei centri sociali romani come l’Alexis, ha guidato il sit-in: ha coperto stand per mezz’ora, ha incitato il coro antifascista e ha marciato verso lo stand di Passaggio al Bosco, sfiorando scontri con i lettori. E non è tutto: in un’intervista delirante al Giornale, ha accusato proprio quel quotidiano di “difendere i veri antisemiti”, ribaltando l’accusa per giustificare la sua crociata. “Avete dato degli antisemiti a chiunque parlasse di Palestina negli ultimi due anni, quando ci sono gli antisemiti veri fate di tutto per difenderli”, ha tuonato, difendendo un “finto dossieraggio” contro la casa editrice contestata.
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Il senatore Maurizio Gasparri non ha risparmiato critiche: “Degno emulo di Ilaria Salis”, ha stroncato Tombolini, definendolo un “agitatore” che, come la sua protettrice, si nasconde dietro prebende europee per seminare violenza. “Se la casa editrice ha violato delle leggi, ci sono le leggi. Tutta questa campagna mi sembra un po’ strumentale”, ha aggiunto, smascherando l’ipocrisia di chi invoca la giustizia solo quando fa comodo. E ha ragione: mentre la sinistra urla contro presunti fascisti, tace su editori che glorificano Brigate Rosse o Stalin, rivelando un doppio standard che puzza di settarismo.
La protesta ha coinvolto oltre 100 editori – da Laterza a Fandango – che hanno esposto cartelli con citazioni di Primo Levi per “ricordare” i rischi del nazismo, ma finendo per oscurare i propri libri in un’autocensura grottesca. “Fuori i fascisti dalla fiera!”, gridavano, mentre Zerocalcare e Corrado Augias disertavano l’evento per non “condividere spazio” con idee sgradite. Eppure, lo stand di Passaggio al Bosco ha registrato il pienone di vendite, prova che il pubblico non si lascia intimidire da questa inquisizione culturale.
Questa sinistra non difende la memoria antifascista: la profana, usando l’antisemitismo come clava per zittire avversari e imporre un monopolio ideologico. Come ha detto il ministro della Cultura Alessandro Giuli, “la risposta più giusta è non censurare e non assentarsi dal dibattito pubblico”. Ma a sentire Tombolini e Salis, la “libertà” è solo per chi canta il loro inno. Contro questa deriva totalitaria, la vera resistenza è difendere ogni libro, ogni idea, senza se e senza ma. Altrimenti, “Più libri più liberi” diventerà solo un slogan vuoto per censori travestiti da eroi.



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