Feltri condannato dal tribunale perché considera che “i musulmani sono inferiori”

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By V dicembre 9, 2025 19:48

Feltri condannato dal tribunale perché considera che “i musulmani sono inferiori”

Il Parlamento abroghi i reati di opinione. Ci siamo rotti di toghe che vogliono decidere quello che gli altri possono pensare. L’opinione, anche la più controversa, non può essere reato. Mai in una democrazia.

Perché un individuo deve essere condannato per avere espresso una opinione gerarchica? Se secondo Tizio gli italiani sono inferiori ai boscimani, è una sua bizzarra opinione. Lo stesso deve valere se Feltri considera i musulmani una razza inferiore: sua opinione, criticabile ma legittima come tutte le opinioni. Ci siamo rotti di toghe che si ergono a censori come se vivessimo al tempo dell’inquisizione.

### Basta con la censura: Vittorio Feltri condannato per aver detto la verità sui musulmani che delinquono. Ora il Parlamento abolisca tutti i reati di opinione

Il 9 dicembre 2025 un giudice di Torino, Ludovico Sburlati, ha condannato Vittorio Feltri a pagare 20.000 euro di risarcimento più 3.400 euro di spese all’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) per “molestia discriminatoria”. Motivo? Aver detto, alla Zanzara di Radio 24, cose che tutti pensano ma che oggi non si possono più dire senza finire in tribunale.

Riportiamo fedelmente le frasi incriminate, così ognuno può giudicare da sé:

– «Non frequento le periferie, non mi piacciono. Sono caotiche, brutte e soprattutto piene di extracomunitari che non sopporto».
– «Basta guardarli… Poi vedi quello che combinano qui a Milano, eh, come fai ad amarli? … Già, non amo i musulmani… Ma io gli sparerei in bocca».
– Alla replica «non è che in quanto musulmani sono tutti ladri e assassini», Feltri ha risposto: «Tutti, tutti. Io non mi vergogno affatto di considerare i musulmani delle razze inferiori».

Frasi dure, volutamente iperboliche, pronunciate nel contesto di un programma radiofonico che vive di provocazione (la Zanzara non è “Porta a Porta”). E infatti Feltri, pochi giorni dopo, ha chiarito sul Giornale (2 dicembre 2024):

«…non li ritengo inferiori come razza, in quanto magari neri o comunque non caucasici. Sono inferiori, e lo ribadisco con orgoglio, come chiunque, italiani inclusi, calpesti qualsiasi regola del vivere civile, pretendendo allo stesso tempo di essere compreso, graziato, giustificato».

Ha aggiunto: «Questo ragazzo [Ramy Elgaml] se l’è andata a cercare. Non è una vittima della polizia, della legge, dello Stato. È vittima di se stesso e di una cultura che disprezza qualsiasi regola».

Il giudice Sburlati però non ha voluto capire il contesto, né la rettifica, né lo stile del format. Ha sentenziato che quelle frasi «non risultano avere un tono ironico» e non provocano «alcun sorriso amaro che la satira dovrebbe provocare, bensì dileggio o disprezzo». Quindi sono «un’aggressione gratuita e distruttiva dell’onore».

Risultato: un giornalista di 81 anni viene condannato a pagare decine di migliaia di euro perché ha osato dire che chi delinque ripetutamente e rifiuta le regole del Paese che lo ospita è “inferiore” dal punto di vista civile. Non ha detto “inferiore biologicamente” (come ha chiarito), non ha incitato alla violenza, non ha indicato nomi. Ha fatto una generalizzazione brutale, sì, ma nell’ambito di una trasmissione che esiste proprio per questo.

E qui arriviamo al punto: questa sentenza è l’ennesima prova che in Italia la libertà di espressione è morta. Non puoi più criticare l’immigrazione incontrollata, non puoi più dire che certe culture producono più delinquenza di altre, non puoi nemmeno usare toni forti in un programma satirico senza finire processato da associazioni ideologiche finanziate chissà da chi.

La “molestia discriminatoria” è il nuovo reato di opinione perfetto: vago, interpretabile, punibile anche senza vittime concrete (qui la parte lesa è un’associazione nota per essere finanziata da SOROS, non una persona fisica). È il bavaglio definitivo.

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Per questo chiediamo al Parlamento – oggi stesso – di approvare una legge che:

1. Abroghi immediatamente il reato di “propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico” (art. 604-bis c.p.) nella parte in cui punisce semplici opinioni, anche dure o provocatorie, senza concreto incitamento alla violenza.
2. Cancelli la “molestia discriminatoria” come illecito civile quando non vi sia una vittima identificabile e concreta.
3. Introduca il principio che la satira, la critica politica, il giornalismo o qualunque opinione non possono mai essere puniti se non invitano direttamente a commettere reati.

Feltri ha ragione quando dice che concentrarsi sulle sue parole serve solo a «sviare l’attenzione dal fenomeno che denuncio». Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti: periferie fuori controllo, baby-gang, spaccio, risse, aggressioni. E molto spesso i protagonisti hanno nomi che non suonano milanesi doc.

Dire questo non è razzismo. È descrivere la realtà. Se la realtà non piace, si cambia la realtà, non si imbavagliano i giornalisti.

Basta processi per parole. Basta associazioni che vivono di denunce. Basta giudici che decidono cosa è “satira” e cosa no.

Parlamento, fate il vostro dovere: restituite agli italiani la libertà di parlare. Altrimenti tra poco non si potrà nemmeno dire che due più due fa quattro, se dà fastidio a qualcuno.

Feltri condannato dal tribunale perché considera che “i musulmani sono inferiori” ultima modifica: 2025-12-09T19:48:53+00:00 da V
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By V dicembre 9, 2025 19:48
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1 Comment

  1. lorenzoblu dicembre 9, 20:46

    Scusate ma se uno lascia il. Suo paese dove muore di fame per andare in. Un altro che fa? Migliora o peggiora la sua situazione? La risposta è evidente passa da una condizione di fame e quindi inferiore ad una di agio… Dunque è inferiore…
    Se poi Un beduino frusta è fa compravendita delle Sue femmine che roba è?
    I soliti magistraminkia che sentenziano a capokkia

    Reply to this comment
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