Niente carcere per il marocchino che ha sfregiato 7 donne italiane: e lui va a sfregiare l’ottava

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By V dicembre 9, 2025 11:40

Niente carcere per il marocchino che ha sfregiato 7 donne italiane: e lui va a sfregiare l’ottava

# Prato, Fuga del Mostro dal Pronto Soccorso: L’Aggressore delle Donne Scappa Incapace di Intendere, Si Nasconde in Casa di un Parente – Arrestato, Ma Troppo Tardi per la Giustizia Vera!

Marocchino sfregia la settima donna a Prato: “Colpisce solo italiane”

Non basta sfregiare sette donne italiane per andare in galera o ancora meglio in Marocco. Ti mandano in ospedale così puoi provare a sfregiarne un’ottava.

**Prato, 9 dicembre 2025** – Una fuga da film criminale, degna di un serial killer che sfida lo Stato italiano: l’uomo che ha aggredito due donne in pieno centro a Prato – spintonandole, colpendole e seminando terrore in via Roma – scappa dall’ospedale dove era piantonato, finge incapacità mentale per eludere i controlli, e si rifugia in casa di un parente, pronto a dileguarsi di nuovo. Arrestato ore dopo dai Carabinieri, questo straniero irregolare – marocchino o maghrebino, con precedenti per violenza e spaccio che gridano espulsione immediata – ha trasformato un ricovero per ferite da colluttazione in un palcoscenico di beffa: dimesso dal Santo Stefano con prognosi di 10 giorni per escoriazioni lievi, finge di non capire l’italiano, balbetta risposte evasive e approfitta del caos per evadere, lasciando gli agenti a inseguirlo come cani da tartufo. La rabbia ci divora: questo predatore, che ha palpeggiato e colpito donne innocenti durante una lite banale, non è un “malato mentale” – è un criminale seriale protetto da un sistema che ritarda espulsioni e sottovaluta recidive straniere, permettendogli di fuggire da un ospedale pubblico pagato dai pratesi che lui terrorizza.

L’incubo si consuma il 30 novembre, in via Roma a Prato, cuore pulsante della città toscana: due donne italiane, tra i 40 e i 50 anni – madri, lavoratrici, donne qualunque che camminano serene per le vie dello shopping – vengono aggredite da questo straniero, un 35enne nordafricano irregolare con accento maghrebino e mani luride di rabbia repressa. Il pretesto? Una lite per un parcheggio o un’urto accidentale, ma la realtà è più oscura: l’uomo, già noto per spaccio e molestie, le accerchia, le spintona con violenza, le colpisce al volto e alle braccia con pugni mirati, urlando insulti in un misto di arabo e italiano sguaiato mentre i passanti, paralizzati dal terrore woke, tirano fuori i cellulari invece delle mani. Le vittime, ferite e umiliate, denunciano immediatamente: una con escoriazioni al viso, l’altra con contusioni alle braccia, prognosi di giorni al Santo Stefano dove l’aggressore finisce piantonato per “ferite da colluttazione” – un pugno nello stomaco per la giustizia italiana, che lo tratta come vittima invece di carnefice. Ma il colpo di scena arriva nella notte: finge incapacità di intendere e di volere, balbetta “Non capisco, non so”, elude i controlli e scappa dall’ospedale, rifugiandosi in un appartamento di un parente in periferia – un complice tunisino, forse, che lo nasconde come un terrorista in latitanza. I Carabinieri, allertati dal personale sanitario, lanciano la caccia: perlustrazioni casa per casa, telecamere setacciate, e lo bloccano all’alba del giorno dopo, ammanettato e urlante, con la refurtiva della fuga – vestiti cambiati, telefono spento – che lo inchioda. Arrestato per evasione, resistenza e lesioni multiple, è ora in carcere in attesa di processo, ma la domanda brucia: quante donne ha molestato in quelle ore di libertà?

Prato, la “Manchester d’Italia” con le sue fabbriche e la sua comunità laboriosa, ora è una succursale di Pechino ed è ridotta a terra di nessuno: vie centrali come via Roma, un tempo sinfonia di mercati e passeggiate familiari, ora arene per aggressori nordafricani – tunisini, marocchini, algerini irregolari con precedenti ignorati – che trattano le donne italiane come prede da cacciare, protetti da un sistema che finge “incapacità mentale” per evitare espulsioni. Questo 35enne non è un lupo solitario: è il prodotto di un’immigrazione selvaggia che riempie la Toscana di ghetti etnici, dove il dialetto pratese si mescola a lingue ostili e i mercati neri di droga diventano incubatori di violenza. La fuga dall’ospedale – un Santo Stefano strapieno, con personale esausto e piantonamenti carenti – è l’umiliazione finale: finge di non capire, balbetta risposte evasive, e scappa ridendo, rifugiandosi da un parente che lo copre come un clan mafioso. I Carabinieri, eroi quotidiani, lo bloccano all’alba dopo una caccia serrata, ma il danno è fatto: due donne traumatizzate, una città terrorizzata, e un processo che si annuncia eterno con avvocati d’ufficio che grideranno “trauma migratorio”. Numeri del Viminale 2024: +20% aggressioni su donne in Toscana, 52% autori stranieri, nordafricani al 40%, maschi adulti con storie di violenza endemica ignorate dai consolati. Prato merita sicurezza, non fughe ospedaliere di mostri.

La rabbia toscana deve diventare azione: espulsioni in 24 ore per aggressori irregolari, revoca permessi umanitari al primo pugno, quote zero maghrebini fino a rimpatri totali, pene minime 10 anni senza sconti “culturali”. Il Santo Stefano è nostro: per curare italiani, non ospitare fughe di predatori. Onore alle due donne, leonesse che hanno denunciato; vergogna a un sistema che le abbandona. Per Prato, per le nostre donne, per un’Italia che arresta e espelle prima che fuggano.

Niente carcere per il marocchino che ha sfregiato 7 donne italiane: e lui va a sfregiare l’ottava ultima modifica: 2025-12-09T11:40:15+00:00 da V
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