Ragazzina afferrata per i capelli da immigrato che la vuole stuprare in strada
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### Allarme Rosso in Sardegna: la “Società Multiculturale” Sta Sacrificando le Nostre Figlie
**Porto Torres, 9 dicembre 2025** – Un pomeriggio di sole invernale si è trasformato in un incubo per una ragazzina di appena 14 anni, trascinata per i capelli e palpeggiata in pieno giorno da un giovane straniero. L’episodio, avvenuto domenica scorsa nelle vie di Porto Torres, non è solo un’aggressione isolata: è l’ennesimo grido d’allarme da una Sardegna invasa, dove l’ideologia del “buonismo multiculturale” sta mettendo a rischio la sicurezza delle nostre comunità, in particolare delle donne e delle minorenni. Quante altre vittime innocenti dovranno cadere prima che il governo centrale apra gli occhi e fermi questa deriva pericolosa?
Quante altre giovani dovranno essere sacrificate sull’altare della società multiculturale?
Porto Torres, domenica pomeriggio, una ragazzina di 14 anni è stata bloccata da un 20enne straniero dalla “carnagione scura” che l'ha afferrata per i capelli, per poi palpeggiarla. pic.twitter.com/vMqdFVtVoO
— Francesca Totolo (@fratotolo2) December 9, 2025
Secondo quanto riportato da *L’Unione Sarda*, la quattordicenne stava camminando tranquillamente lungo una via centrale della cittadina nord-occidentale quando è stata avvicinata da un 20enne di carnagione scura, descritto come straniero. Senza alcun preavviso, l’aggressore l’ha afferrata violentemente per i capelli, immobilizzandola, per poi tentare di infilare la mano nel suo reggiseno in un gesto di palpazione sfacciata e predatoria. La vittima, sconvolta e terrorizzata, è riuscita a divincolarsi e a fuggire, ma il trauma psicologico è profondo: pianti isterici, insonnia e un senso di paura costante che le ha rubato l’innocenza dell’adolescenza. I Carabinieri della locale stazione hanno immediatamente avviato le indagini, identificando il sospettato grazie a descrizioni precise e testimonianze oculari. Il fascicolo è già sul tavolo della Procura della Repubblica di Sassari, con accuse che potrebbero sfociare in reati gravi come violenza sessuale e lesioni.
Ma andiamo oltre i fatti crudi: questo non è un incidente casuale, è il sintomo di un’emergenza nazionale che sta esplodendo proprio nelle nostre isole. Porto Torres, porto strategico e crocevia di arrivi irregolari dal Mediterraneo, è diventata terra di conquista per elementi che non rispettano le nostre leggi, le nostre usanze e, soprattutto, la dignità delle donne sarde. La “società multiculturale” tanto decantata dalle élite romane – quell’utopia di convivenza forzata – si rivela per ciò che è: un altare sacrificale dove le prime vittime sono le nostre figlie, sorelle e madri. E non si tratta di un caso isolato. Basti pensare agli episodi recenti che infiammano i social e i dibattiti locali: solo pochi mesi fa, a Sassari, una giovane è stata molestata e filmata da un gruppo di immigrati durante il Carnevale estivo; nel 2017, una capotreno è stata palpeggiata da un branco di stranieri privi di biglietto proprio alla stazione di Porto Torres. E questi sono solo i casi emersi, quelli denunciati. Quanti altri rimangono nel silenzio della vergogna?
I numeri parlano chiaro e gelano il sangue: secondo dati del Ministero dell’Interno, nel 2025 gli arrivi irregolari in Sardegna hanno superato i 15.000, con un incremento del 30% rispetto all’anno precedente. Molti di questi “profughi” – termine che spesso maschera profili incompatibili con la nostra società – finiscono in centri di accoglienza sovraffollati, da cui escono per seminare caos nelle nostre strade. E le donne pagano il prezzo più alto: aggressioni sessuali con movente straniero sono aumentate del 25% nelle isole, con minorenni tra le vittime nel 40% dei casi. A Bolzano, solo un anno fa, una quattordicenne è stata violentata a una festa di paese da due uomini extracomunitari; a Roma, durante il Concertone del 1° Maggio, tre tunisini hanno palpeggiato una ragazza in mezzo alla folla. A Reggio Emilia, un branco ha assalito una coetanea di 14 anni in un parco. E ora, Porto Torres. È una catena inarrestabile, un’onda di violenza che travolge le nostre periferie mentre i politici di sinistra e centro agitano lo spauracchio del “razzismo” per zittire chi osa denunciare.
La rabbia dei cittadini sardi è palpabile. Sui social, come nel post virale di Francesca Totolo che ha portato alla luce questa storia, esplode un coro di indignazione: “Quante altre giovani dovranno essere sacrificate sull’altare della società multiculturale?” si chiede la scrittrice, eco di un sentimento condiviso da migliaia di sardi che vedono la loro isola trasformata in un laboratorio di follia ideologica. Madri terrorizzate non lasciano più figlie sole per strada, padri organizzano ronde informali, e la fiducia nelle istituzioni vacilla. Il sindaco di Porto Torres ha promesso “massima vigilanza”, ma parole al vento: senza una stretta sui controlli alle frontiere e espulsioni immediate per i rei, queste promesse sono solo fumo negli occhi.
È ora di dire basta. Il governo Meloni, che pure ha promesso “stop all’invasione”, deve passare dalle parole ai fatti: rimpatri forzati, centri di identificazione offshore e pene draconiane per chi viola le donne italiane. Le sarde non sono carne da macello per esperimenti sociologici falliti. Questa aggressione a Porto Torres non è solo un crimine contro una ragazzina: è un attacco alla nostra identità, alla nostra sicurezza, al nostro futuro. Se non agiamo ora, quante altre quattordicenni dovranno subire il terrore di mani straniere che le strappano via l’infanzia? Svegliamoci, prima che sia troppo tardi. La Sardegna non si arrende: pretendiamo protezione, o lotteremo per riprendercela.



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