Roma, questura vieta le ronde e gli africani stuprano un’altra ragazza italiana
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### Roma, questura vieta le ronde dei patrioti e intanto gli africani stuprano un’altra ragazza italiana
**Roma, 9 dicembre 2025** – È l’Italia al contrario, un Paese dove lo Stato protegge i predatori e criminalizza chi osa difendere le proprie donne. Mentre il questore Roberto Massucci vieta le “ronde anti-stupro” organizzate da patrioti di Forza Nuova per non “turbare la sinistra” – e, a quanto pare, nemmeno gli stupratori – un’altra figlia italiana viene sacrificata sull’altare dell’immigrazione selvaggia: una studentessa di 23 anni stuprata brutalmente da tre gambiani all’uscita della metro Jonio. Due notizie che si intrecciano in un incubo perfetto, dove la burocrazia rossa blocca i cittadini onesti e lascia libere le belve subsahariane di sbranare le nostre ragazze nelle strade della Capitale.
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Partiamo dal divieto, un’umiliazione che puzza di sudditanza ideologica. Il 5 dicembre, il questore di Roma Roberto Massucci ha posto il veto alle “passeggiate di sicurezza” promosse da Forza Nuova nel quartiere Torpignattara, al parco Giordano Sangalli. Non si trattava di squadracce eversive, ma di semplici cittadini armati di torce e striscioni con lo slogan “Difendi Roma, arruolati”, pronti a contrastare lo spaccio 24 ore su 24, le molestie alle donne, le rapine in pieno giorno e le baby gang che trasformano i giardinetti in zone di guerra. Motivi del divieto? “Preavviso arrivato in ritardo” e “rischio di scontri con l’antifa” o sovrapposizioni con la “Rete antifascista”. Tradotto in soldoni: se vuoi proteggere tua moglie e tua figlia dallo stupratore di turno, devi inviare la domanda con tre giorni di anticipo e incrociare le dita che i centri sociali non organizzino un contro-presidio con bandiere rosse. Se invece sei un pusher tunisino o un violentatore seriale, agisci pure quando ti pare: nessun preavviso necessario, nessuna paura di essere fermato.
L’articolo di VoxNews lo inchioda senza pietà: “È la fotografia perfetta dell’Italia capovolta: chi vuole proteggere il proprio quartiere è trattato da criminale, chi lo distrugge è protetto dalla burocrazia e dalle toghe rosse”. E non è un caso isolato. Ricordate Centocelle? Vietate le ronde, e 50 metri più in là una ragazza stuprata. Tor Bella Monaca? Bloccati i cittadini, e i pusher sparano in strada. San Lorenzo? Processati i difensori delle donne, non i violentatori. Risultato a Torpignattara: solo i “compagni con le bandiere rosse” potranno fare la loro “festa dell’accoglienza interculturale” nel parco, mentre i residenti si barricano in casa, terrorizzati da chi occupa i giardini per spacciare e stuprare. Forza Nuova non si arrende: “Noi ci saremo. Perché se lo Stato ha deciso di abbandonare Torpignattara, qualcuno dovrà pur difenderla. E quel qualcuno non chiederà più il permesso”. La sinistra – Pd e Verdi in testa – esulta, avendo implorato il Viminale di “fermare l’odio”. L’odio vero? Lasciare i quartieri in mano ai delinquenti mentre si criminalizza chi alza la voce.
E mentre i patrioti vengono zittiti, l’orrore colpisce ancora. Domenica 7 dicembre, poco dopo la mezzanotte, all’uscita della fermata Jonio della linea B1 – un budello di marciapiede che dovrebbe essere rifugio sicuro, non trappola mortale – una studentessa di 23 anni, originaria del quartiere ma italiana fino al midollo, è stata aggredita e stuprata da tre gambiani tra i 20 e i 30 anni. Tornava a casa dopo una serata qualunque, stanca ma serena, quando tre figure emerse dal buio l’hanno accerchiata: afferrata per i capelli, trascinata in un angolo buio, abusata uno dopo l’altro mentre ridevano tra loro e lei urlava invano aiuto. Bloccata da due complici e violentata dal terzo in mezzo alla strada, è rimasta nuda e terrorizzata, coperta solo da un giubbotto strappato. Ha trovato la forza di correre al Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I, arrivando intorno alle 3 di notte con segni di percosse su braccia e gambe. I medici hanno certificato lesioni e traumi da violenza sessuale di gruppo: un fascicolo per stupro pluriaggravato è già sul tavolo della Procura di Roma.
Le indagini arrancano, come al solito: Carabinieri della Compagnia di Roma Montesacro e Squadra Mobile al setaccio delle telecamere della Jonio e interne alla metro, per capire se i tre la pedinassero già dal treno – un dettaglio che puzza di agguato premeditato. Al vaglio i database dei centri di accoglienza del IV Municipio, dove centinaia di gambiani – molti irregolari, con precedenti per spaccio e molestie – stazionano come parassiti. Testimonianze? Poche e inutili: un clochard ha sentito grida ma “pensava a una lite tra ubriachi”. L’indifferenza di Roma, la Città Eterna ridotta a giungla subsahariana.
Questo non è un fulmine a ciel sereno, ma l’ennesimo bollettino di una guerra che lo Stato perde ogni giorno. Nel 2025, gli stupri con autori extracomunitari nella Capitale sono esplosi del 58% rispetto al 2024, con gambiani e subsahariani a firma del 40% dei casi. Fine novembre: due tunisini palpeggiano e aggrediscono una minorenne a Termini, liberati con un foglio di via. Ottobre: ivoriani stuprano una turista americana vicino al Colosseo, rei già espulsi ma mai rimpatriati. Ponte Milvio: un senegalese di 25 anni trascina una 19enne in un vicolo per abusarne, solo perché “era carina”. E ora Jonio: un’altra italiana sbranata, mentre il questore vieta ai padri di pattugliare i parchi.
La “società multiculturale”? Un’utopia intrisa di sangue nostrano. La sinistra applaude il divieto alle ronde per “non turbare l’antifa”, ma tace sugli stupri seriali. Il centrodestra promette “stop agli sbarchi”, ma gli arrivi irregolari superano i 180.000, con solo il 12% dei decreti di espulsione eseguiti. Risultato: tre gambiani liberi di violentare una studentessa che pagava il biglietto della metro con i sudati risparmi, mentre i patrioti vengono trattati da eversori.
La rabbia montata è un vulcano: sui social, migliaia di romani urlano “Basta! Quante figlie italiane dovranno cadere prima di muri alle frontiere e espulsioni lampo?”. Madri che non lasciano più le figlie sole dopo le 22, padri che organizzano ronde clandestine, quartieri che si trasformano in fortezze. La sindaca Gualtieri balbetta di “più illuminazione”, ma è patetico: serve una caccia spietata, con riconoscimento facciale e accordi con il Gambia per rimandarli in catene.
Basta con questo Stato complice, che vieta le ronde dei patrioti e apre le porte agli stupratori. Questa ragazza alla Jonio non è solo una vittima: è il simbolo di un’Italia sotto assedio, dove la metro diventa un vicolo di terrore subsahariano. Il governo Meloni deve agire ora: blocchi navali, centri offshore, pene draconiane. Altrimenti, la prossima uscita della B1 sarà quella di tua figlia. Roma non è Banjul. E se i questori preferiscono la sinistra agli italiani, che vadano a difendere l’antifa laggiù. Qui, noi patrioti non chiederemo più permessi: difenderemo le nostre donne con le nostre mani.



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