Stuprata con un bottiglia dall’immigrato che aveva accolto

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By V dicembre 11, 2025 23:07

Stuprata con un bottiglia dall’immigrato che aveva accolto

### Montebelluna, l’Orrore da “Arancia Meccanica”: Disabile di 49 Anni Picchiata, Seviziata con Taglierino e Stuprata con Bottiglia da un Marocchino Tossico – Già in Carcere per Maltrattamenti, Eppure Libero di Massacrare Ancora

**Montebelluna (TV), 11 dicembre 2025** – Un lago di sangue sul pavimento, sul bidet, persino sul terrazzino dell’appartamento. Una donna di 49 anni, disabile e sola, trovata priva di sensi con il volto tumefatto, naso fratturato, orbite ematomatiche, corpo cosparso di contusioni e ferite da taglierino – e l’umiliazione finale: stuprata con una bottiglia rotta, mentre l’aggressore rideva ubriaco. Questa non è una scena da film di Kubrick: è l’Italia del 2025, un montebellunese tranquillo trasformato in mattatoio domestico da un 41enne marocchino, tossicodipendente e alcolizzato cronico, già condannato per maltrattamenti su di lei e sul figlio piccolo. Il processo è iniziato oggi al Tribunale di Treviso con rito immediato: lui, difeso dall’avvocato Marco Arrigo, risponde di lesioni aggravate, maltrattamenti e violenza sessuale – reati che potrebbero valergli l’ergastolo. Ma quante volte una donna disabile deve implorare pietà prima che lo Stato espella questi mostri importati? Lui era già stato in carcere, aveva promesso “cambiamento”, e lei – fragile, dipendente per le “cose di tutti i giorni” – l’aveva accolto di nuovo. Risultato? Un incubo da “Arancia Meccanica” che grida vendetta: picchiata fino alla perdita di conoscenza, seviziata con un temperino, violentata con una bottiglia. E i media? Silenzio, perché l’aggressore è straniero e la vittima “solo” una disabile italiana. Basta con questa complicità letale: espulsioni immediate per recidivi, non psichiatrie soft che coccolano bestie!

I fatti, emersi dal fascicolo della Procura di Treviso e confermati da *Tribuna di Treviso* e *Corriere del Veneto*, sono un pugno nello stomaco che fa vomitare. La donna, 49enne invalida con mobilità ridotta e un figlio piccolo dal rapporto con lui, aveva iniziato la relazione anni fa con il 41enne marocchino – un immigrato con permesso di soggiorno precario, arrivato in Italia per “motivi umanitari” ma presto invischiato in dipendenze e violenza. Il rapporto si era deteriorato presto: lui, schiavo di alcol e crack, la insultava, la prevaricava, la picchiava. Nel 2023, condannato a 4 anni per maltrattamenti aggravati (inclusa un’aggressione al figlioletto), sconta la pena e giura: “Sono cambiato, ora funzioneremo”. Lei, isolata e bisognosa di aiuto quotidiano – “Almeno ho qualcuno che si occupa di me”, confida a un’amica – lo riaccoglie a casa, nel piccolo appartamento di Montebelluna, tra le colline trevigiane che un tempo simboleggiavano pace familiare. Ma è una trappola mortale: da settembre 2024, litigi esplodono in violenza pura. Lui, perso nei fumi della cocaina, la minaccia con un coltello da cucina: “Stasera moriamo tutti e due!”. Lei subisce, per il figlio, per la paura, per la solitudine di una disabile che lo Stato abbandona.

L’apice arriva la notte del 5 gennaio 2025: ubriaco fradicio e strafatto di crack, il marocchino si scatena come un demone evocato. La trascina in bagno, la sbatte ripetutamente la testa sul bidet fino a farle perdere i sensi – un atto sadico che le provoca contusioni craniche multiple e trauma cervicale. Non contento, afferra un temperino e la sevizia: tagli superficiali su braccia e torace, segni che i medici del Pronto Soccorso di Montebelluna descriveranno come “tortura premeditata”. E l’umiliazione finale: mentre lei è priva di conoscenza, la stupra con una bottiglia rotta – un oggetto improvvisato come arma, che le causa lacerazioni interne e infezioni da trattare con antibiotici per settimane. Il mattino dopo, lei – miracolosamente cosciente, coperta di sangue dal pavimento ai mobili – chiama il 118 con un filo di voce: “Venite, lui mi ha massacrata”. I soccorritori arrivano e trovano l’inferno: un lago di sangue ovunque, lei tumefatta con naso fratturato, orbite ematomatiche, contusioni agli arti e alla schiena – prognosi di 40 giorni, ma il trauma psicologico è irreversibile. Sul tavolo, bottiglie vuote, carta stagnola per crack, una pipetta per fumare. Lui? Steso sul letto, ubriaco e strafatto, circondato dal sangue di lei. I Vigili del Fuoco sfondano la porta (lui l’aveva chiusa a chiave), i Carabinieri lo ammanettano senza resistenza: “Era solo una lite”, balbetta lui.

Il processo, iniziato l’11 dicembre con rito immediato davanti al giudice monocratico, accusa il marocchino di lesioni personali aggravate (per la vulnerabilità della vittima), maltrattamenti continuati e violenza sessuale – reati che, sommati, potrebbero portarlo a 20-30 anni, se non di più con le recidive. Difeso dall’avvocato Marco Arrigo, l’imputato eccepisce l’inammissibilità di prove biologiche (tampone vaginale e sangue sul Ris di Parma): “Non notificati correttamente”. Il giudice accoglie parzialmente, ordinando nuovi test, ma il dibattimento prosegue con testimonianze strazianti: la donna, assistita dall’avvocato Roberta Canal, descrive anni di terrore – “Mi diceva ‘ti ammazzo’, mi colpiva per un niente” – e il figlio piccolo, testimone muto di orrori che lo segneranno per la vita. Lui, in custodia cautelare a Treviso, minimizza: “Era consenziente, era ubriaca”. Bugie patetiche, smontate da referti medici e vicini che sentivano urla notturne.

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Ma questo non è “un dramma familiare”: è l’importazione di una violenza machista che l’immigrazione selvaggia amplifica. Il marocchino, sbarcato probabilmente a Lampedusa con un “permesso umanitario” che maschera un passato da tossico, era già stato condannato per maltrattamenti – eppure libero di rientrare, di ricadere, di massacrare. In Italia, il 48% degli stupri di gruppo ha autori stranieri (ISTAT 2025), e casi come questo – “domestici” con immigrati – sono il 33% dei femminicidi. Pensate a Pamela Mastropietro, sventrata da un nigeriano; Desirée Mariottini, uccisa da un branco subsahariano; o la disabile di Prato sfregiata da un marocchino “incapace”. E i media? Silenzio selettivo: titoli evanescenti, focus su “problemi di dipendenza”, mai sul “fattore straniero”. I vescovi di Migrantes pregano per “accoglienza”, Caritas incassa miliardi per centri che ospitano questi mostri, e Gualtieri butta soldi per “ospiti” nelle case italiane.

Stuprata con un bottiglia dall’immigrato che aveva accolto ultima modifica: 2025-12-11T23:07:43+00:00 da V
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