Stupri di gruppo a Giugliano e Roma: i 6 africani sono ancora tutti liberi
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### Giugliano e Jonio: Due Stupri Fotocopia, Stessa Regia – Dopo 72 Ore i Media Li Hanno Seppelliti e gli Stupratori Sono Ancora a Piedi Liberi
**Italia, 11 dicembre 2025** – Tre immigrati rapiscono una madre di 28 anni nel parcheggio di un centro commerciale a Giugliano, la portano in un campo isolato e la violentano per ore.
Tre giorni dopo, tre gambiani bloccano una studentessa di 23 anni all’uscita della metro Jonio e la stuprano in gruppo sotto le luci della stazione.
Stessa dinamica: branco di tre, rapimento lampo, violenza sessuale prolungata, vittime italiane sole.
Stesso risultato: zero arresti.
Zero nomi.
Zero volti.
E dopo 72 ore, zero notizie.
Giugliano: l’ultimo titolo è del 7 dicembre.
Jonio: l’ultimo titolo è dell’8 dicembre.
Da allora, silenzio tombale.
I grandi giornali, le televisioni, i siti che per settimane ci hanno ammorbato con “il clima d’odio” dopo un insulto a Ilaria Salis, hanno semplicemente spento la luce.
Come se quelle due donne non esistessero più.
Come se il loro sangue si fosse già asciugato.
Perché?
Perché gli stupratori non sono italiani bianchi di destra.
Sono immigrati.
E quando gli stupratori – come quasi sempre – sono immigrati, la notizia ha una scadenza di 48 ore.
Poi viene archiviata nel cassetto “percezione”, “cronaca nera”, “non alimentiamo l’odio”.
Lo Stato?
Peggio dei media.
A Giugliano i tre sono ancora latitanti.
A Jonio i tre gambiani sono ancora latitanti.
Telecamere, testimonianze, tracce di DNA: tutto inutile.
Perché nessuno li cerca davvero.
Perché se li trovassero, poi bisognerebbe espellerli.
E espellere costa voti, costa ricorsi, costa titoli di Repubblica tipo “governo Meloni deporta i profughi”.
Quindi meglio lasciarli liberi.
Meglio che continuino a girare.
Meglio che la prossima madre che fa la spesa o la prossima studentessa che prende la metro sappia che può capitare anche a lei.
È il patto scellerato tra media e potere:
voi non fate troppo rumore,
noi non facciamo troppo casino con i rimpatri.
E in mezzo ci sono loro:
una madre di 28 anni che non dormirà più,
una studentessa di 23 anni che non prenderà più la metro da sola,
e altre decine di donne che in queste ore stanno già vivendo lo stesso incubo,
mentre i tg parlano di “Natale solidale” e “accoglienza nelle case”.
Questa non è censura.
È complicità.
I media hanno seppellito le vittime.
Lo Stato ha seppellito la giustizia.
E noi?
Noi continuiamo a contare i cadaveri viventi.
Giugliano e Jonio non sono due casi isolati.
Sono la prova che il sistema ha deciso:
le donne italiane possono essere sacrificate,
purché non si disturbi il grande racconto dell’accoglienza.
Quando troveranno il coraggio di dire la verità?
Quando i corpi saranno troppi anche per nasconderli?
O aspettiamo che la prossima vittima sia la figlia di un giornalista del Corriere?
O la nipote di un vescovo che predica “porte aperte”?
Fino ad allora,
il silenzio continuerà.
E loro continueranno a stuprare.
In Italia, anno 2025,
la notizia dura 48 ore.
La paura dura per sempre.


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