Africano espulso solo dopo anni di sviariate condanne per stupro
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### Espulso solo dopo anni di orrori: l’ennesima vergogna di un sistema che protegge i mostri invece delle vittime
Pavia, 17 dicembre 2025. Finalmente, dopo anni di impunità, un cittadino straniero di 27 anni è stato accompagnato alla frontiera dalla Polizia di Pavia, subito dopo la scarcerazione. Un predatore seriale, con **svariate condanne per violenza sessuale**, oltre a un lungo elenco di reati come furto, rapina, lesioni, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. L’ultimo episodio noto: una rapina accompagnata da violenza sessuale su un treno a Locate Triulzi nel 2022. Un incubo per la vittima, un altro tassello in una carriera criminale che ha terrorizzato donne italiane per troppo tempo.
Ma la domanda che brucia è una sola: perché solo ora? Perché questo individuo ha potuto commettere **ripetuti stupri e violenze** prima di essere rimpatriato? Perché il sistema italiano, con le sue lungaggini burocratiche e le sue normative permissive, ha permesso a un soggetto “socialmente pericoloso” – come eufemisticamente definito – di rimanere sul nostro territorio, di delinquere ripetutamente, di violare l’innocenza e la dignità di chissà quante donne?
Il 27enne non aveva mai avuto un permesso di soggiorno regolare, non aveva mai lavorato, aveva chiesto per due volte protezione internazionale – negata, perché non era un profugo – eppure è rimasto qui, libero di seminare terrore. Condanne su condanne, ma l’espulsione arriva solo alla fine della pena detentiva, come sanzione sostitutiva o misura di sicurezza. Intanto, le vittime hanno dovuto convivere con traumi indelebili, mentre lui scontava pene ridicole rispetto alla gravità dei crimini.
Questo caso è l’emblema di un fallimento totale della politica migratoria: importiamo indiscriminatamente individui senza controlli adeguati, li lasciamo circolare anche quando delinquono, e li rimpatriamo solo dopo che hanno accumulato una lista interminabile di orrori. Quante donne hanno dovuto subire violenze prima che si decidesse di agire? Quante famiglie distrutte, quante vite segnate per sempre, per colpa di un buonismo ideologico che mette i diritti dei criminali stranieri sopra la sicurezza dei cittadini italiani?
Basta con questa ipocrisia! Espulsione immediata al primo reato grave, zero tolleranza per chi arriva da noi e ci ripaga con stupri e violenza. Le nostre donne non sono sacrificabili sull’altare del multiculturalismo forzato. Se un immigrato delinque, via subito, senza attese, senza appelli, senza seconde chance. Il rimpatrio tardivo di questo mostro è una magra consolazione: troppe vittime hanno pagato il prezzo di un sistema lassista. È ora di cambiare tutto: frontiere chiuse, espulsioni lampo, priorità assoluta alla protezione degli italiani. Altrimenti, il prossimo caso non sarà solo un rimpatrio ritardato, ma un’altra tragedia annunciata. Indigniamoci, e pretendiamo giustizia vera!


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