Teresa uccisa a 82 anni dal maranza a Milano

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By V dicembre 18, 2025 11:57

Teresa uccisa a 82 anni dal maranza a Milano

### “Non avrà mai il mio perdono”: la figlia di Teresa Meneghetti urla la verità che lo Stato vuole soffocare

L’assassino di **Teresa Meneghetti** (o Emma Teresa Meneghetti, come riportata in alcune fonti) è un **minorenne di 15 anni** di origine dominicana, in Italia da circa 9 anni. Le fonti lo indicano genericamente come “15enne dominicano” o con iniziali come M.S., senza rivelare il nome completo per la tutela dei minori.

Era un ex vicino di casa della vittima: aveva vissuto per un periodo nello stesso palazzo di via Bernardino Verro a Milano con la madre (di origini dominicane o venezuelane, a seconda delle fonti) e una sorella, prima che la famiglia si trasferisse altrove. Conosceva Teresa da anni, tanto che la visitava spesso e la considerava una figura familiare (la vittima era amica della madre e talvolta lo aiutava).

Il delitto avvenne il 14 maggio 2025: il ragazzo attese Teresa per ore sul pianerottolo, suonò il campanello, entrò in casa, litigò con lei (motivo futile, secondo lui legato a un rifiuto di aiuto per “scappare di casa”), la strangolò e la colpì ripetutamente con una lampada di pietra. Poi tornò a casa, confessò tutto alla madre, che chiamò immediatamente i carabinieri. Il minorenne è reo confesso e detenuto in attesa di processo.

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Milano, 18 dicembre 2025. Teresa Meneghetti, 82 anni, energia da vendere, “gentilissima”, punto di riferimento del palazzo in via Bernardino Verro: strangolata in casa sua il 14 maggio da un 15enne dominicano arrivato in Italia da 9 anni. Un “minorenne” che suona il campanello, aspetta il rientro, la aggredisce, la strangola, la colpisce ripetutamente con una lampada di pietra, poi prende l’autobus e torna a casa dalla mamma, confessando tutto. Movente? “Ero arrabbiato con lei perché non mi aveva aiutato”. Aiuto per cosa? Per i suoi “attacchi di rabbia”, per il fatto che “le persone sono contro di me”. Un predatore in erba, cresciuto nelle nostre periferie con i nostri sussidi, che sceglie una nonna italiana indifesa per sfogare il suo odio.

E oggi, a sette mesi dall’orrore, arriva la voce di Silvia Bindella, la figlia di Teresa, in un’intervista che è un grido di dolore e di rabbia: “Non avrà mai il mio perdono”. Parola ripetuta come un mantra, perché chi ha ucciso sua madre – “la mia mamma ma anche la mia migliore amica, la mia confidente, il mio pilastro” – è un assassino a tutti gli effetti, anche se ha solo 15 anni. Nessun pentimento da parte del baby killer dominicano, rinchiuso nel Beccaria: solo freddezza, solo menzogne su una presunta “rabbia” accumulata contro una donna che non lo aveva mai nemmeno conosciuto.

Ma il vero assassino, oltre al dominicano, è lo Stato italiano: quello che abbandona le vittime e coccola i carnefici stranieri. Silvia lo denuncia senza giri di parole: “Le vittime sono abbandonate e invisibili”. La notizia dura un giorno, poi sparisce, dimenticata da tutti tranne che dai familiari. E quando il carnefice è straniero, “le vittime sono relegate alla serie B”. Esattamente come nel suo libro “Le vite delle donne contano”: le donne italiane uccise da immigrati diventano statistiche, mentre i loro assassini godono di tutele infinite.

E che tutele! Il 15enne ha avvocato gratuito, psicologi, psichiatri, assistenza, rieducazione pagata dai contribuenti italiani – circa 50mila euro l’anno per ogni detenuto. La famiglia di Teresa? Niente. Deve pagarsi lo psicologo da sola, il consulente per l’autopsia, le spese processuali. Non può nemmeno costituirsi parte civile perché l’assassino è minorenne. Un indennizzo statale ridicolo di 50mila euro da dividere tra gli eredi, mentre il dominicano avrà un futuro “recuperato” a nostre spese.

Silvia va dritta al cuore del problema: “Un omicidio è sempre un omicidio a prescindere dall’età”. Le leggi minorili sono ferme a 40 anni fa, quando i “minori” non erano baby killer importati da contesti tribali, armati di rabbia anti-occidentale. Oggi, con l’immigrazione di massa, questi “ragazzini” arrivano, crescono odiando il Paese che li accoglie, e uccidono le nostre nonne per futili motivi. E lo Stato? Li protegge, li rieduca, li rimette in circolazione.

Il dolore non finisce con Teresa: il 4 agosto, il compagno di lei, con cui aveva condiviso 26 anni, si è suicidato per il dolore. “Una persona ha già ucciso due volte: mia madre e ora anche il suo compagno”, dice Silvia. “Per me era come un padre e un nonno per le mie figlie”. Due vite italiane distrutte da un immigrato minorenne, e lo Stato continua a voltarsi dall’altra parte.

Silvia chiede giustizia vera: patrocinio gratuito per le vittime, supporto psicologico immediato, un Garante Nazionale delle vittime che esista davvero (mentre quello dei detenuti è iperattivo), riforma del processo minorile. Ma la verità profonda è un’altra: basta con questa immigrazione che importa violenza, rabbia e morte. Basta ricongiungimenti familiari che portano qui intere catene di potenziali delinquenti. Basta con un sistema che tutela il carnefice straniero e abbandona la vittima italiana.

Teresa Meneghetti non tornerà più. Sua figlia sopravvive “al dolore e alle ingiustizie”. Ma la sua voce è un monito: se non fermiamo questa invasione, se non imponiamo remigrazione per chi delinque e per le loro famiglie, se non mettiamo gli italiani al primo posto, le prossime Teresa saranno migliaia. Lo Stato ha già scelto da che parte stare: dalla parte del dominicano assassino.

È ora che gli italiani scelgano di ribellarsi. Per Teresa, per Silvia, per tutte le vittime dimenticate. Non avranno mai il nostro perdono, né quello di una nazione che vuole sopravvivere.

Teresa uccisa a 82 anni dal maranza a Milano ultima modifica: 2025-12-18T11:57:10+00:00 da V
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By V dicembre 18, 2025 11:57
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