L’attivista nigeriana: dall’Italia troppo italiana alla censura de I Watussi
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### Oiza Q. Obasuyi: Dall’Italia “Troppo Bianca” alla Censura della Goliardia – La Nigeriana che Vuole Riscrivere la Nostra Cultura
**L’attivista che lamentava “troppa bianchezza” nei media ora attacca una canzone degli anni ’60 come “razzista”: vuole cancellare il patrimonio italiano per imporre la sua visione ideologica**
Oiza Q. Obasuyi, la scrittrice e attivista nigeriana che solo poche settimane fa denunciava “troppa bianchezza” nei media italiani (mentre il 91% della popolazione è ancora autoctona), torna alla carica con una nuova crociata: censurare la cultura popolare italiana. In una recente intervista su Editoriale Domani, prende di mira la messa in onda della celebre canzone **”I Watussi” di Edoardo Vianello** su Sportitalia, usata come sottofondo goliardico durante la presentazione della Coppa d’Africa.
Per Obasuyi, quel brano del 1963 – un pezzo leggero e ironico dell’epoca – è “stereotipato e a tratti razzista”. Causerebbe “risate e sfottò” inaccettabili, normalizzando un razzismo sistemico che rende le persone nere “oggetti” invece che “soggetti”. Accanto a questo, cita la condanna di Vittorio Feltri per frasi sui musulmani e le “campagne sui maranza” (le baby gang di seconda generazione), dipingendo l’Italia come un Paese intrinsecamente razzista che “fatica a riconoscere sé stesso”. Voi non siete noi.
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**La goliardia diventa “rimozione”, la storia italiana un crimine da cancellare**
Obasuyi trasforma un innocuo siparietto televisivo – dove persino l’ospite congolese Malù Mpasinkatu e il conduttore Criscitiello hanno ridimensionato l’episodio come “sciocchezza goliardica” senza razzismo – in prova di un “razzismo sistemico”. Nulla passa “in sordina”, dice: la leggerezza produce “effetti reali” sulle vite delle persone razzializzate.
Ma chi è lei per decidere cosa è offensivo nella nostra cultura? Una immigrata di origine nigeriana, cresciuta in Italia grazie al nostro welfare, che ora pretende di “decostruire” il nostro patrimonio. “I Watussi” è una canzone innocente degli anni ’60, un tormentone estivo che descrive con ironia i popoli alti dell’Africa orientale. Contiene termini come “negri” – normali all’epoca, non offensivi e più etimologicamente corretti del ‘di colore’ – ma per Obasuyi va censurata, come se dovessimo riscrivere la storia per non urtare sensibilità moderne importate.
**Da “troppi italiani” alla cancel culture: il piano per diluire l’identità nazionale**
Ricordiamo: questa è la stessa Obasuyi che lamentava “molta bianchezza” nei media, mentre l’Italia è ancora al 91% autoctona, con natalità al collasso e immigrazione che ci sostituisce demograficamente. Ora passa alla censura culturale: canzoni, battute, tradizioni – tutto deve passare al suo vaglio antirazzista. È il classico copione della sinistra woke: accusare di razzismo sistemico chi osa essere leggero o critico verso l’immigrazione, per zittire il dissenso.
In un Paese dove stranieri commettono il 35% dei reati (287.000 arrestati nel 2024) e il 60% dei predatori, mentre le seconde generazioni formano baby gang violente, Obasuyi preferisce attaccare una canzone vecchia di 60 anni invece di affrontare la realtà: l’integrazione fallita, le enclavi islamiche, la criminalità importata.
**Basta con questa dittatura del politicamente corretto importato!**
L’Italia non ha bisogno di lezioni da attiviste straniere che vedono razzismo ovunque tranne che nei problemi reali creati dall’immigrazione di massa. “I Watussi” resta un pezzo della nostra storia leggera e spensierata: censurarlo significa cancellare noi stessi. Obasuyi e i suoi alleati buonisti vogliono un’Italia senza italiani, senza umorismo, senza identità – solo sensi di colpa e rimozione.
Difendiamo la nostra cultura, la nostra goliardia, la nostra libertà di espressione. No alla cancel culture nigeriana: l’Italia è nostra, e le canzoni degli anni ’60 restano! Svegliamoci prima che ci tolgano anche il sorriso.


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