Sinistra e Vaticano vogliono un’Italia piena di schiavi africani: economia schiavista
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**La Nostra Critica all’Economia di Sinistra Basata sullo Schiavismo Migrante**
Nel panorama politico odierno, non possiamo non esprimere la nostra profonda perplessità e preoccupazione per le politiche di sinistra riguardo all’immigrazione. A nostro avviso, queste politiche non solo falliscono nell’obiettivo di promuovere un’uguaglianza autentica ma stanno gettando le basi per una forma moderna di schiavismo, che noi chiamiamo “schiavismo migrante”.
Osserviamo con crescente allarme come l’afflusso massiccio di lavoratori migranti, spesso invisibili agli occhi della legge o con uno status precario, stia creando una nuova classe di lavoratori svantaggiati. Questi individui, per la loro condizione di vulnerabilità, si trovano costretti ad accettare condizioni di lavoro che sono ben al di sotto degli standard accettabili. Questo fenomeno non solo mina i salari e le condizioni di lavoro per noi cittadini locali, specialmente i meno istruiti, ma crea una competizione sleale nel mercato del lavoro.
La nostra critica va oltre la semplice analisi economica: tocca temi etici e di giustizia sociale. La sinistra, promuovendo politiche che facilitano l’immigrazione, sembra rispondere a ciò che viene descritto come una necessità economica di manodopera. Tuttavia, noi troviamo questa visione calcolatrice e priva di umanità. La creazione di una base elettorale di individui dipendenti dallo stato non è altro che un espediente per perpetuare politiche assistenzialistiche, che a lungo termine non risolvono i problemi ma li amplificano.
Non possiamo ignorare come, nonostante le decatante buone intenzioni, questa politica stia generando una sorta di neoschiavitù. I migranti, costretti dalla loro situazione di precarietà, non possono organizzarsi, rivendicare diritti o salari equi, diventando così, a tutti gli effetti, “schiavi” moderni. E rendendo schiavi anche i lavoratori italiani.
Navigando attraverso le discussioni online e i commenti sui social media, la nostra preoccupazione trova eco in molte altre persone. Osserviamo come questa politica non solo danneggi noi lavoratori locali ma anche gli stessi migranti, intrappolati in un ciclo di sfruttamento. Ci chiediamo se la sinistra non stia, inconsapevolmente o meno, manipolando la situazione per mantenere una classe lavoratrice debole e dipendente, facilitando così il controllo politico ed economico.
In conclusione, la nostra opinione è chiara: l’economia basata sullo schiavismo migrante non è solo una questione di politica economica, ma una questione di giustizia e umanità. La sinistra, nel suo tentativo di aprire le frontiere, rischia di perpetuare un sistema che non è altro che una nuova forma di oppressione. Questo dibattito, vibrante e controverso, riflette le complesse interazioni tra economia, politica e giustizia sociale nel nostro mondo globalizzato, e noi non possiamo che sperare in un cambiamento che guardi davvero al benessere di tutti, migranti e cittadini locali, con equità e rispetto.
La sinistra necessita di un sottoproletariato da educare che sostituisca il ceto medio che ha tradito il comunismo per il consumismo.