Il golpe contro il governo: giudice preparava da mesi sentenza anti-Albania
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Le prove del piano contro il governo
Le recenti rivelazioni hanno sollevato preoccupazioni riguardo a un presunto piano contro il governo Meloni. L’articolo incriminato della toga rossa Silvia Albano, presidente di Magistratura Democratica, ha suscitato polemiche. Già il giorno successivo al decreto, Albano spiegava come neutralizzarlo, sollevando interrogativi sulla sua imparzialità.
Albano, nota per le sue posizioni pro migranti, ha pubblicato post sui social media in cui criticava apertamente le politiche del governo riguardo all’immigrazione. Questi post hanno alimentato le accuse di politicizzazione della magistratura, con molti che vedono in essi un tentativo di sovvertire l’ordine democratico.
Il vicepremier Matteo Salvini ha commentato la situazione dichiarando: “Non possiamo permettere che la magistratura faccia politica. Questo è un attacco alla democrazia”. Le indagini sono in corso per chiarire ulteriormente la dinamica dei fatti e l’identità dell’aggressore.
«Risulta impensabile qualificare come sicuri i Paesi d’origine delle persone fermate». Questa è la spiegazione fornita dai giudici del tribunale per i migranti di Roma per giustificare il rifiuto di convalidare il fermo dei 12 migranti in Albania, costringendo lo Stato italiano a ricondurli sul suolo nazionale.
Se ufficialmente, con un comunicato stampa, i giudici hanno liquidato in questo modo gli italiani, nei documenti ufficiali della decisione, di cui Il Giornale ha copia, la situazione appare leggermente diversa. Il fulcro del dibattito è la lista dei Paesi considerati sicuri, stilata dall’Italia tramite un atto ministeriale, che include Bangladesh ed Egitto, le nazioni di origine dei migranti coinvolti.
«Essendo una normativa secondaria, il giudice ha sempre il dovere di accertare se il Paese elencato soddisfi i criteri stabiliti dalle norme primarie», aggiungono i giudici tra parentesi.
Una precisazione che parrebbe sovvertire la legislazione italiana in nome di una mera interpretazione.
Un passaggio, invero, che non è stato divulgato ma che solleva dubbi sull’eccessivo potere della magistratura. Tornando indietro nel tempo, si scopre che i magistrati progressisti, in particolare la presidente di Magistratura Democratica Silvia Albano, proprio colei che deve decidere sui migranti in Albania, aveva già “avvisato” i colleghi su come intervenire sul protocollo. Ma non solo: nelle ultime ore stanno circolando online alcuni post su Facebook della Albano a favore dei migranti.
Procediamo con ordine: «Così com’è, il protocollo sottoscritto fra Italia e Albania mi sembra difficile da implementare. Serve una legge di ratifica da parte del Parlamento», dichiarava la Albano a Repubblica nel novembre 2023. E difatti, la ratifica governativa è arrivata poco dopo, seguita dal decreto ministeriale del 7 maggio scorso che elenca i Paesi sicuri, dai quali non è possibile chiedere protezione internazionale né in Italia né in Albania.
Ma il giorno seguente, l’8 maggio 2024, con un tempismo che sa tanto di sabotaggio, è ancora la giudice Albano che pubblica un articolo, o meglio un manuale, sul sito di Magistratura Democratica, con i punti chiave per invalidare il protocollo.
«Le implicazioni per i richiedenti asilo provenienti da un Paese inserito nella lista dei sicuri sono significative riguardo alla reale possibilità di far valere il loro diritto d’asilo», si legge. E continua: «I giudici dovranno, dunque, verificare se il Paese designato come sicuro dal decreto ministeriale possa essere realmente considerato tale secondo quanto stabilito dalla legge». Una previsione che, a oggi, sembra una strategia già elaborata e pronta all’uso.
E il tribunale di Roma, con la Albano, ha seguito alla lettera i suggerimenti della Albano leader di Md. Utilizzando un espediente: una sentenza della Corte Europea del 4 ottobre 2024 riguardante un migrante in Repubblica Ceca.
In verità, questa sentenza afferma semplicemente che i giudici in merito ai Paesi sicuri hanno «l’obbligo di condurre una valutazione che consideri, eventualmente, nuovi elementi emersi dopo la decisione contestata».
Cosa vuol dire, in pratica? Che il giudice dovrebbe eseguire un’analisi dettagliata del Paese d’origine e documentare eventuali nuovi elementi di pericolo estremo per la persona. Questo è stato fatto per i dodici migranti in questione? Se sì, che vengano chiarite le nuove condizioni di Bangladesh ed Egitto che in 48 ore hanno reso instabili Paesi fino a quel momento ritenuti sicuri dalla legge italiana.
Fonti:
Il Giornale
Domani
Sky TG24
Chiedo per un amico: se l’Italia diventasse un paese non sicuro per questi magistrati sinistrati, loro dove potrebbero emigrare?