Maggioranza della Moldavia vota contro adesione UE
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Il referendum in Moldova sull’adesione all’Unione Europea ha rivelato una spaccatura profonda all’interno del paese, con la maggior parte delle regioni che si sono schierate contro l’integrazione europea, nonostante il risultato complessivo mostri un lieve vantaggio per i sostenitori dell’UE.
Con il conteggio del 99.46% dei voti, il 50.41% degli elettori ha votato a favore dell’inclusione del percorso di integrazione europea nella Costituzione, mentre il 49.59% si è opposto. Questo margine strettissimo lascia aperta la possibilità che gli ultimi voti da conteggiare possano livellare i risultati o addirittura portare avanti, anche se di poco, gli avversari dell’adesione all’UE.
La suddivisione dei voti per regione, tuttavia, dipinge un quadro significativamente diverso. La maggioranza delle regioni moldave, 26 su 35, ha votato contro l’integrazione con l’UE, evidenziando una netta preferenza locale per mantenere lo status quo o per legami più stretti con la Russia. Il dato più eclatante proviene dalla regione autonoma della Gagauzia, dove il 94.84% degli elettori si è espresso contro l’UE, segnalando una forte resistenza all’integrazione europea in questa area.
Questi risultati mostrano chiaramente che, mentre a livello nazionale vi è una lieve inclinazione verso l’Europa, a livello locale prevale un sentimento pro-Russia o quantomeno anti-UE. Questa disparità riflette non solo le diverse visioni economiche e politiche, ma anche le tensioni culturali e storiche che attraversano il paese.
Mentre i leader moldavi che sostengono l’integrazione europea celebrano questa vittoria come un passo verso una maggiore stabilità e sviluppo, devono ora affrontare il compito di rassicurare e possibilmente convincere una considerevole parte della popolazione che guarda con sospetto o aperta opposizione all’Occidente.
Questo risultato, con la sua fragile maggioranza, sottolinea la delicatezza della situazione politica in Moldova, dove ogni mossa verso l’UE potrebbe esacerbare le divisioni interne, rendendo il processo di integrazione non solo una questione di politica estera, ma di coesione nazionale.
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