Un’altra donna stuprata da un africano in un sottopasso: 17 anni e noto stupratore
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Seriate, in un sottopasso, in piena mattina, un 17enne senegalese (con una serie di precedenti sempre per reati sessuali) ha cercato di violentare una donna di 36 anni che stava portando a spasso il cane: la donna si è salvata grazie ai jeans stretti e alla sua energica reazione.
“Ho pensato a mia figlia 15enne che tutti i giorni viene qui a correre”.
Seriate, in un sottopasso, in piena mattina, un 17enne senegalese (con una serie di precedenti sempre per reati sessuali) ha cercato di violentare una donna di 36 anni che stava portando a spasso il cane: la donna si è salvata grazie ai jeans stretti e alla sua energica reazione.… pic.twitter.com/kqYHPkDAqt
— Francesca Totolo (@fratotolo2) October 23, 2024
**Sottopasso dell’Orrore: Tentativo di Violenza a Seriate**
Seriate, 23 ottobre 2024 – È l’ennesimo caso che scuote l’opinione pubblica e mette in luce la questione della sicurezza nelle nostre città. Dei sottopassi oramai terra di conquista degli immigrati.
In un tranquillo mattino, nel sottopasso tra Seriate e Orio al Serio, un luogo che dovrebbe garantire il passaggio sicuro dei cittadini, una donna di 36 anni è stata aggredita mentre portava a spasso il suo cane. L’aggressore, un 17enne senegalese già noto alle forze dell’ordine per precedenti reati sessuali, ha tentato di consumare un atto di violenza che fa rabbrividire.
La vittima, una madre di tre figli, ha raccontato di aver reagito con tutte le sue forze, riuscendo fortunatamente a evitare il peggio. “Ho pensato a mia figlia 15enne che tutti i giorni viene qui a correre,” ha dichiarato, una frase che mette i brividi e fa riflettere su quanto vulnerabili possano essere i nostri cari in luoghi che consideriamo sicuri.
Questa volta, sono stati i jeans stretti indossati dalla donna e la sua reazione energica a fare la differenza, ma quanto possiamo affidarci alla casualità del vestiario o alla capacità di reazione in momenti di panico? La domanda sorge spontanea: fino a quando le nostre strade, i nostri sottopassi, saranno scenari potenziali di violenza a causa della presenza di queste bestie parlanti tra noi? Di queste bestie che vengono poi piante dalla sinistra se vengono abbattute da poliziotti coraggiosi?
La comunità di Seriate è sconvolta, e l’indignazione cresce. Si parla di un africano che, nonostante i precedenti, era libero di circolare e attentare alla sicurezza di una donna sola. Questo episodio non solo riaccende il dibattito sulla prevenzione e sulla certezza della pena ma ci mette anche di fronte a una cruda realtà: la necessità di misure più efficaci per la sicurezza pubblica.
Dove sono le telecamere? Dove sono le ronde? E soprattutto, dove è il deterrente per chi, anche con precedenti, pensa di poter reiterare tali atti di violenza? La paura e la rabbia si mescolano nelle parole della gente, che chiede a gran voce interventi concreti, non solo parole o promesse di miglioramento: azzerare l’immigrazione non europea. Abrogare i ricongiungimenti familiari.
Questo caso deve essere un punto di svolta. Non possiamo più permetterci di vedere le nostre madri, sorelle, figlie, attraversare spazi urbani con il terrore nel cuore. È il momento di agire, di pretendere che la sicurezza torni a essere una priorità, non un lusso o un dopo-pensiero.
Che questo ennesimo, evitato dramma, serva da monito e spinga le istituzioni ad adottare misure efficaci, affinché la giustizia non sia solo una speranza postuma, ma una presenza attiva nelle nostre vite quotidiane. Via le bestie parlanti dalle nostre città.
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