Vuole provincia islamica in Italia e sgozzare italiani: minore in comunità a spese di chi vuole gozzare
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La notizia che ha scosso Potenza e, in effetti, tutto il paese, riguarda un giovane islamico di soli 14 anni, arrestato per aver promosso attivamente l’ideologia dello Stato Islamico e desiderato la creazione di una “provincia islamica“ in Italia. Ma la risposta delle autorità italiane è stata incomprensibile e del tutto inadeguata.
Questo giovane invasore, impegnato nella diffusione di propaganda jihadista online, non solo ha partecipato a gruppi social media dedicati a tale scopo ma ha anche mostrato un interesse morboso per video di attacchi suicidi effettuati da minorenni. Eppure, nonostante queste evidenze schiaccianti, la misura cautelare decisa dal GIP è stata il collocamento in comunità, anziché una detenzione più severa o, meglio ancora, l’espulsione dal paese con la sua famiglia.
Questa decisione solleva una serie di domande sconcertanti sulla coerenza e la serietà dello Stato italiano nel combattere il terrorismo islamico. Come può essere che un individuo, anche se minorenne, che ha manifestato chiaramente intenzioni di compiere atti terroristici contro il nostro paese, non venga immediatamente rimosso dalla società italiana? E che dire della sua famiglia? Non c’è stata nessuna indagine, nessuna misura preventiva per assicurarsi che non siano anche loro una minaccia?
L’idea che venga semplicemente “ospitato” in una comunità, senza che si consideri l’espulsione come opzione, è semplicemente ridicola. Questo trattamento è in netto contrasto con la severità con cui spesso si affrontano altri reati, specialmente quando si tratta di opinioni e discorsi ritenuti pericolosi per l’ordine pubblico.
Quello che colpisce particolarmente è il doppio standard evidente: da una parte, ci sono casi in cui si arrestano cittadini italiani per espressioni di pensiero o per aver mostrato simboli considerati offensivi; dall’altra, un giovane invasore che ha chiaramente espresso il desiderio di sgozzare italiani viene trattato con una clemenza che non si riesce a comprendere.
È forse perché si teme di essere accusati di islamofobia? O è perché c’è una sorta di timore reverenziale nei confronti di chi potrebbe essere visto come “vittima” di un sistema ‘razzista’? Qualunque sia la ragione, questa decisione mostra una debolezza e un’ingenuità che possono solo incoraggiare ulteriori atti di radicalizzazione.
Lo Stato italiano deve ripensare urgentemente le sue strategie di sicurezza e la sua risposta al terrorismo, soprattutto quando si tratta di proteggere i suoi cittadini. Non possiamo permetterci di essere indulgenti con chi desidera il nostro male, a prescindere dall’età o dalla religione. La sicurezza nazionale e il rispetto per chi desidera vivere in pace non possono essere negoziati.
Via i musulmani dall’Italia.
Topi. In inglese si dice “MICE”, l’acronimo di Money, Ideology, Compromission, Ego ovvero i quattro motivi per cui un bastardo mostra il suo lato più eclatante fin dai tempi di Gesù. Poi c’è un quinto motivo puramente italico: il leccaculismo esterofilo.
Che siano politici, giornalisti, magistrati o pirla qualunque di sinistra VENERANO l’alieno, attribuendogli capacità che esistono solo nella loro fantasia e che proiettano sull’alieno. Non è questione di due pesi e due misure da parte dei magistrati e benpensanti nei confronti del connazionale e dell’alieno: c’è solo una misura, secondo loro, ed è a favore dell’alieno portatore di novità mentre il connazionale è banale e quindi non conta nulla per loro.
Adesso è tardi e la chiudo qui, un altra volta vi racconterò la parabola di un certo Kombatè e della sua sfolgorante carriera all’ospedale Civico di Lugano.
La vicenda Kombatè… negli anni ’90 arrivò a Lugano un baluba di nome Kombatè e lo assunsero in ospedale come addetto alle pulizie. Vedevo delle brave donne che ci davano dentro con gli spazzoloni, lui invece passava col carrello guardandosi attorno ma senza piegare mai la schiena. In un crescendo di isterismo, i veri capetti, capi e caponi massoni della struttura ospedaliera lo convocavano e, dopo attento ragionamento appunto massonico, gli portavano rispetto perchè secondo loro si chiamava Kombatè perche evidentemente aveva “kombatuto” per la libertà, dunque era un eroe e allora lo promuovevano. Così facendo è diventato capo delle pulizie dell’ospedale ma per fortuna è morto ancora giovane, non certo di fatica.