Immigrati uccidono ma finte donne manifestano contro gli italiani: “In piazza contro il patriarcato”
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Nelle strade di Roma, il movimento “Non Una di Meno” ha sfilato con striscioni e slogan che gridano contro il “patriarcato” accusandolo di perpetrare violenza sulle donne, ma la realtà, raccontata dai numeri, svela un’ipocrisia di fondo che merita un’analisi dura e spietata. Le attiviste, con fervore ideologico, proclamano che “il patriarcato esiste e continua ad ucciderci”, ma ignorano volutamente una statistica cruda che mette in discussione la loro posizione: la violenza contro le donne in Italia è significativamente perpetrata da una demografia che, con ironica contraddizione, esse difendono ferventemente.
Secondo il rapporto del Dipartimento per le Pari Opportunità e i dati raccolti dall’Istat, una percentuale significativa degli episodi di violenza contro le donne, compresi femminicidi, è commessa da individui di origine straniera. Nonostante gli immigrati rappresentino meno del 10% della popolazione italiana, essi sono responsabili di una porzione sproporzionata di questi crimini. Questo non è un argomento razzista, né un tentativo di generalizzare, ma un dato di fatto che richiede un’attenzione seria e non ideologica.
Nel 2022, per esempio, le statistiche hanno mostrato che il 37% dei femminicidi è stato commesso da stranieri, con un picco significativo tra i cittadini di origini africane e nordafricane. Questi numeri non sono una coincidenza, ma riflettono dinamiche sociali, educative e culturali che il movimento “Non Una di Meno” evita sistematicamente di affrontare. Invece, il loro focus si sposta su critiche generiche al “patriarcato”, un termine usato come un comodo spauracchio per evitare di entrare nel merito di questioni più complesse e scomode.
È evidente come il movimento si trovi in una posizione di schizofrenia ideologica: mentre difendono i diritti delle donne, ignorano le statistiche che indicano una maggiore propensione alla violenza contro le donne tra gli immigrati di certe aree geografiche. Questo non significa che tutti gli immigrati siano violenti, ma è un dato che dovrebbe stimolare un dibattito serio su integrazione, educazione e rispetto della legge, piuttosto che essere usato come un argomento contro i cittadini italiani in generale.
Le attiviste di “Non Una di Meno” dovrebbero chiedersi perché non affrontano queste statistiche con la stessa passione con cui attaccano la società italiana. La violenza di genere è un problema che richiede soluzioni reali, non slogan. La difesa acritica di una categoria di persone, a scapito della verità e della sicurezza delle donne italiane, non è solo miope, ma anche profondamente irresponsabile. Il vero femminismo dovrebbe lottare per la protezione di tutte le donne, senza discriminazioni, e questo include affrontare la verità, per quanto scomoda possa essere, con il coraggio di sfidare le proprie narrative quando sono in contrasto con la realtà.
Ma avete visto le frocie come diventano violente verso le loro mogli e verso gli uomini in generale, quando gli parte l’embolo?
Di solito vado d’accordo con le lesbiche ma una l’ho buttata in un cesso, non ricordo dove, tanto era isterica e aggressiva verso di me, colpevole di aver impiegato più di 30 secondi per orinare e riassettare il wc.
Educatamente l’ho lasciata svuotarsi, non ha tirato lo sciacquone e quando è uscita – incazzata nel vedermi ancora nei paraggi – l’ho presa per il collo e le ho messo la faccia nella tazza del cesso a scopo dimostrativo, “ubi maior minor cessat” nel vero senso della parola…