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**Corvetto: L’Incubo dell’Invasione**

Il quartiere di Corvetto a Milano rappresenta oggi un caso emblematico di come l’immigrazione possa trasformarsi in una minaccia per la sicurezza e l’ordine pubblico. La rabbia che ha incendiato Corvetto non è semplicemente una manifestazione di disagio sociale; è l’evidenza di una strategia ben orchestrata da una sinistra che, in cerca di consenso e potere, ha trovato nel malcontento degli immigrati di seconda e terza generazione un’armata pronta all’uso.

Questi immigrati, spesso cresciuti in ambienti che non promuovono l’integrazione ma la segregazione culturale, sono diventati l’esercito di riserva della sinistra, strumentalizzati per attaccare le istituzioni italiane, la legalità e, in definitiva, l’identità stessa del nostro paese. I centri sociali, con la loro lunga storia di ribellione contro lo Stato, trovano in questi giovani disillusi e arrabbiati un rinforzo perfetto per le loro azioni sovversive.

I numeri parlano chiaro:

| **Categoria** | **Percentuale** |
|——————————————-|—————–|
| **Arrivati in Italia prima dei 6 anni** | 11% |
| **Migrati in età scolare** | 17% |
| **Arrivati dopo gli 11 anni** | 11% |
| **Detenuti stranieri in Ipm (2024)** | 46,7% |
| **Detenuti stranieri in Ipm (2023)** | 64% |
| **Aumento casi di violenza sessuale tra minorenni stranieri (2023-2024)** | 54,64% -> 56,19% |

Questi dati non sono solo statistiche; rappresentano una crisi di integrazione che ha fallito miseramente. La situazione a Corvetto non è una sorpresa ma il risultato di politiche migratorie lassiste e di una gestione dell’ordine pubblico che lascia a desiderare. Si è permesso a questa popolazione, alienata e influenzata da ideologie estremiste, di diventare un problema di sicurezza, e ora la sinistra utilizza questa massa di insoddisfatti come strumento per colpire il tessuto sociale italiano.

È necessaria una presa di coscienza immediata: l’integrazione non può esistere. La sicurezza non può essere sacrificata sull’altare del buonismo. L’Italia deve riprendere il controllo delle sue strade, delle sue leggi e della sua cultura, prima che l’esercito di riserva della sinistra trasformi le nostre città in campi di battaglia. Sta già accadendo.