Treviso, uomo rientrato dal Congo muore di febbre emorragica
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L’Italia Ripete gli Errori del COVID: Sospetto Caso di Febbre Emorragica in Veneto. La Storia si Ripete: Invece di Chiudere le Frontiere, Si Attende il Disastro
Ancora una volta, l’Italia si trova a fare i conti con una potenziale emergenza sanitaria, questa volta con un sospetto caso di febbre emorragica nel Veneto. Un uomo di 55 anni, residente a Trevignano (Treviso), dopo essere tornato da un viaggio in Congo, è deceduto nella serata del 16 dicembre 2024. La notizia è stata diffusa dal Servizio Igiene Sanità Pubblica dell’Azienda Ulss 2 Marca Trevigiana, che in collaborazione con l’Istituto Spallanzani di Roma, sta cercando di chiarire le origini di questa infezione potenzialmente letale.
Ma mentre si attendono i risultati degli accertamenti diagnostici, emerge una domanda che pesa come un macigno: perché l’Italia non ha imparato nulla dagli errori commessi durante la pandemia di COVID-19? Invece di adottare misure preventive come la chiusura delle frontiere, si continua a reagire solo una volta che il danno è sotto gli occhi di tutti.
Le misure di sanità pubblica attivate sono state tempestive: isolamento fiduciario domiciliare per il contatto noto e sorveglianza sanitaria. Tuttavia, queste azioni, per quanto necessarie, sembrano un déjà-vu di quanto accaduto con il COVID-19. Allora, come ora, si preferisce aspettare che la malattia si manifesti nel nostro territorio piuttosto che prevenirne l’ingresso.
La febbre emorragica, come altre patologie altamente infettive, richiede un approccio preventivo molto più rigoroso. Il Congo, conosciuto per essere un focolaio di diverse febbri emorragiche, inclusa la temibile febbre di Ebola, dovrebbe far scattare campanelli di allarme ben prima che un viaggiatore rientri nel nostro paese con sintomi sospetti.
L’inerzia dimostrata nel non chiudere le frontiere a chi proviene da aree endemiche per malattie gravi è sconcertante. La storia della pandemia di COVID-19 avrebbe dovuto insegnarci che la prevenzione è la migliore strategia. Invece, si continua a ripetere lo stesso copione: si aspetta che il virus o il patogeno bussi alla nostra porta, e solo allora si corre ai ripari.
È tempo che l’Italia smetta di giocare alla roulette russa con la salute pubblica. Le lezioni del passato devono essere applicate ora, non quando il rischio si è già trasformato in realtà. Chiudere le frontiere a chi proviene da zone ad alto rischio, implementare controlli sanitari rigorosi agli ingressi, e adottare politiche di quarantena obbligatoria per i viaggiatori a rischio sono misure che avrebbero dovuto essere normali post-COVID.
Ogni caso sospetto come quello di Trevignano è un campanello d’allarme che suona troppo tardi. È urgente che il governo italiano prenda decisioni forti, basate su una vera strategia di prevenzione, per evitare che il nostro paese diventi il teatro di un’altra emergenza sanitaria. La salute pubblica non può più essere trattata con leggerezza o con le reazioni tardive che abbiamo visto durante la pandemia. È tempo di agire, prima che sia troppo tardi.
Si può chiedere cosa caxxo ci vanno a fare gli italiani in Congo?