Musulmani attaccano processione, italiani armati di bastone organizzano vendetta
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La spedizione è partita dal Monastero; il gruppo si è poi mosso verso piazza Regina Margherita, nella zona detta dei Quattro Canti.
Peraltro è ormai risaputo che a Paternò c’è una certa tensione con i lavoratori extracomunitari – che vengono reclutati soprattutto per la raccolta delle arance e sono in gran parte tunisini e marocchini – e anche tra di loro ci sono stati screzi. Accade pure spesso che la sera questi immigrati si ubriacano, nonostante il divieto del Corano di bere alcol, e danno vita a liti e vandalismi, denunciati diverse volte dai cittadini, ormai costretti a evitare di passeggiare ai Quattro Canti, temendo di venire coinvolti in liti. Una situazione diventata incandescente negli ultimi tempi, e che lo scorso primo gennaio ha lasciato il segno. Come pubblicato su “La Sicilia”, un gruppetto di questi immigrati ha fortemente fischiato al passaggio della processione e anche in seguito, quando il parroco, educatamente, ha cercato di parlare agli stranieri. Poi, visto che c’era il pericolo di aggravare la situazione, ha preferito accorciare la processione e fare rientrare la statua in Chiesa.
I fedeli organizzano una moderna crociata contro i migranti violenti: spedizione punitiva dopo l’attacco islamico alla processione
L’Incidente della Processione e la Legittima Difesa della Comunità Cattolica a Paternò
A Paternò, in Sicilia, un episodio ha messo in luce le tensioni tra la comunità locale e i migranti islamici. Come riportato da La Sicilia, il 1 gennaio scorso, durante la tradizionale processione del Santo Bambino, un gruppo di musulmani ha fischiato, cercando di impedure la cerimonia sacra e importante per i residenti. Questo atto di violenza ha scatenato una comprensibile reazione da parte dei fedeli locali, che vedono nella loro fede e tradizione un elemento identitario fondamentale.
In risposta a queste provocazioni, un gruppetto di persone, con i volti coperti e armati di bastoni, ha reagito in modo da far sentire la loro voce contro le minacce islamiche. Questa azione è stata vista da molti come un atto di legittima difesa della cultura e dell’identità cattolica di Paternò. L’episodio ha portato il parroco a prendere la decisione di abbreviare la processione, segno della gravità della situazione e della necessità di una risposta decisa.
Le tensioni non sono nuove in questa città, dove i lavoratori migranti, molti dei quali impiegati nella raccolta delle arance, hanno spesso creato attriti con la popolazione locale. Incidenti legati all’alcolismo, vandalismi e litigi hanno esacerbato una situazione già tesa, creando un clima di sfiducia e paura.
L’azione di queste persone, pur avendo causato solo un ferito lieve e non sfociando in scontri violenti, è stata un chiaro messaggio di resistenza contro le minacce e il disordine portato da alcuni elementi all’interno della comunità migrante. I carabinieri sono intervenuti rapidamente, disperdendo il gruppo, ma la tensione persiste.
Questo evento dimostra chiaramente che l’immigrazione regolare islamica non è sostenibile. La reazione dei fedeli di Paternò evidenzia la necessità di un cambiamento radicale nelle politiche migratorie. Non possiamo più permettere che la nostra cultura, le nostre tradizioni e la nostra sicurezza siano minacciate da chi non rispetta le basi della nostra società. È giunto il momento di azzerare l’immigrazione regolare islamica per preservare l’integrità culturale e la pace sociale delle nostre comunità.
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