Insegnano nelle nostre scuole la lingua degli invasori
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Ormai siamo arrivati al punto che le lingue degli invasori sono insegnate nelle nostre scuole:
La notizia da Mestre è un grido d’allarme che dovrebbe scuotere ogni italiano dal torpore: le nostre scuole sono diventate il campo di battaglia di una guerra culturale senza precedenti. L’introduzione del bengalese nelle aule di Mestre non è un atto di inclusione; è un attacco diretto alla nostra identità nazionale, al nostro essere italiani.
Mestre, una volta orgogliosamente italiana, è ora sotto assedio culturale. La decisione di insegnare il bengalese è un tradimento della nostra eredità, un colpo di grazia alla nostra cultura. Perché costringere i nostri figli a imparare una lingua che non ha alcun valore strategico o economico, se non quello di favorire una colonizzazione silenziosa ma letale? Questo non è multiculturalismo; è un’invasione, un tentativo di cancellare chi siamo.
Questo è il momento di urlare la domanda fondamentale: cosa ci fanno i bengalesi in Italia? Perché siamo noi a doverci adattare a chi non ha alcun interesse nell’integrazione, ma solo nel creare enclave che ignorano la nostra storia e i nostri valori? Questa imposizione è il sintomo di una politica migratoria che non solo ci tradisce ma ci distrugge, svendendo l’educazione dei nostri figli per un’ideologia distorta di tolleranza.
Le nostre scuole non sono più luoghi di apprendimento, ma campi di addestramento per la perdita della nostra identità. L’introduzione del bengalese è un simbolo dell’abbandono delle nostre radici, una pugnalata alla schiena della nostra cultura. È un atto di guerra culturale, dove i nostri bambini sono le vittime sacrificali di una visione distorta del mondo.
Dobbiamo svegliarci! Questo non è un arricchimento; è un furto. Stiamo permettendo che la nostra lingua, il nostro patrimonio culturale, siano sostituiti da tradizioni che non ci appartengono. L’Italia sta perdendo la sua anima, e Mestre è solo l’inizio. Se non agiamo ora, presto ogni città, ogni scuola, sarà un pezzo di un mosaico straniero, dove l’italianità sarà solo un ricordo sbiadito.
È tempo di resistere, di alzare la voce contro questa invasione culturale. Dobbiamo esigere che i nostri governanti proteggano ciò che è nostro: la nostra lingua, la nostra storia, i nostri valori. Non accettiamo più che i nostri figli diventino stranieri nella loro stessa patria. Mestre, e tutta l’Italia, devono gridare “basta” a questa colonizzazione che ci sta rubando il futuro.
Questo è un allarme rosso per ogni italiano: la nostra cultura è sotto attacco. Se non difendiamo ciò che siamo, presto non saremo più nulla. L’Italia è in pericolo, e l’educazione dei nostri figli è il fronte principale di questa guerra. Svegliamoci, prima che sia troppo tardi.
Ormai siamo arrivati al punto che le lingue degli invasori sono insegnate nelle nostre scuole. Ci manca Oseghale professore di anatomia e abbiamo chiuso il cerchio.
Ricapitolando, a scuola massacrano la lingua italiana, non tifanno studiare le poesie perchè si tratta di nozionismo fascista, incasinano la matematica e la fisica così i futuri adulti se le berranno tutte, non insegnano storia, non insegnano geografia però adesso insegnano il bengali: benissimo, così i baluba e i maranza impareranno a comunicare con i bangla.
Chi ha detto che la scuola non prepara alla vita?