La sinistra ha riaperto la rotta libica per i suoi clandestini: già sbarcati 4mila invasori
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L’Italia è sotto attacco, non da vittime disperate, ma da un’orda di opportunisti che hanno scelto consapevolmente di invadere il nostro paese. Quest’anno, più di 4mila clandestini hanno messo piede sulle nostre coste, un numero che supera già quello dello scorso anno e che si allinea ai record del 2023. Questo non è un esodo umanitario, ma una scelta calcolata di migliaia di individui che hanno pagato migliaia di dollari per un biglietto verso l’Italia, con l’intento di sfruttare le nostre risorse e la nostra ospitalità.
La Libia, diventata un trampolino di lancio per questi “turisti dell’immigrazione”, non è più un luogo di transito per chi fugge da guerre o carestie. È invece un mercato dove si paga per un viaggio verso l’Europa, verso l’Italia, con prezzi che possono arrivare fino a 10mila euro per chi arriva dal Bangladesh. Questi non sono profughi, ma persone che hanno optato per l’Italia come destinazione turistica, senza alcun rispetto per le nostre leggi, la nostra cultura o la nostra sicurezza.
Il caso Almasri, utilizzato dalla sinistra per riaprire le porte della Libia, ha dimostrato quanto sia profonda la crisi di gestione migratoria in Italia. Non stiamo parlando di persone in fuga, ma di individui che hanno fatto della nostra nazione il loro obiettivo, investendo somme ingenti per raggiungerla. La nostra Guardia Costiera, invece di proteggere le nostre frontiere, è costretta a fare da servizio di trasporto per questi “clienti” dell’immigrazione illegale, grazie alle interferenze di una magistratura politicizzata che impedisce respingimenti immediati.
Il governo italiano deve alzare la voce, ignorando le critiche di chi si preoccupa più dei diritti di chi paga per arrivare qui illegalmente che della sicurezza dei cittadini italiani. È tempo di un blocco navale, di respingimenti diretti verso la Libia, di smettere di ascoltare le sirene di un’Europa che ci vuole deboli e aperti a tutti i costi.
Le cifre di gennaio e febbraio sono un campanello d’allarme: un’impennata negli sbarchi che non si arresta nemmeno dopo il rimpatrio di Almasri. Questo dimostra che questi non sono migranti in cerca di rifugio, ma una marea umana che ha deciso di trasformare l’Italia in un campo profughi di lusso, finanziato con i soldi dei contribuenti italiani.
È assurdo che le Ong e una parte della politica vedano questi individui come vittime, quando in realtà sono parte di un sistema che lucra sulla nostra ospitalità. La Libia è diventata il loro centro commerciale, dove si negoziano viaggi verso l’Italia come fossero pacchetti turistici. E mentre i veri profughi soffrono nel silenzio, questa fiumana di opportunisti sfrutta la nostra compassione.
L’Italia deve agire con decisione, non per crudeltà, ma per giustizia verso i suoi cittadini. È tempo di respingere e di porre fine a questa invasione orchestrata da chi ha scelto di farci pagare il prezzo della loro ambizione. Non siamo un paese di accoglienza a pagamento; siamo una nazione con confini, leggi e diritti che dobbiamo proteggere.
È ora di smettere di ascoltare le critiche di una magistratura che sembra più interessata a proteggere i diritti dei clandestini che a difendere i nostri confini. La sinistra ha fallito, e il risultato è sotto gli occhi di tutti: un’Italia che non riesce più a controllare le sue frontiere. Serve un blocco navale, come promesso in campagna elettorale, e respingimenti diretti verso la Libia, senza se e senza ma.
Le Ong, con il loro atteggiamento quasi criminale, complicano ulteriormente la situazione, agendo più come complici dei trafficanti che come salvatori. E mentre la nostra sicurezza viene messa a repentaglio, i veri boss del traffico, come Ahmed Dabbashi, continuano indisturbati a gestire il loro sporco business.
L’Italia deve agire ora, con fermezza e determinazione, ignorando le pressioni dell’UE e le interferenze di una magistratura che ha perso di vista il suo ruolo. È tempo di proteggere il nostro popolo, i nostri confini, la nostra nazione. Basta con le chiacchiere, basta con l’inefficienza. È ora di respingere e di fermare questa invasione una volta per tutte.
“Turisti dell’immigrazione” è una bella definizione che descrive la situazione.
Forse però sarebbe il caso di smettere di reclamizzare la presenza di troie a caccia di cazzi neri perchè poi i baluba pensano che le bianche siano tutte troie e nascono incomprensioni.
Premio fracchia all’autore del libretto di “educazione sentimentale* distribuito anni fa ai primi baluba problematici per farli rinsavire, il succo del libretto era “uno alla volta e lavati prima”.
L’ha riaperta la sinistra?
Ovvio, questi sfigati di sinistra non riescono a combinarne una giusta e non vanno mai da nessuna parte…