Immigrato confessa omicidio Jhoanna: “Gioco erotico finito male. Poi l’ho buttata via”
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L’ennesimo crimine di un immigrato e il silenzio dei media sul femminicidio
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“Non volevo, stavamo facendo un gioco erotico”. Questa è la scusa che Pablo Gonzalez Rivas ha dato agli inquirenti per giustificare l’omicidio di Jhoanna Nataly Quintanilla, la babysitter di 40 anni scomparsa dalla notte tra il 24 e il 25 gennaio. Una versione che potrebbe essere stata inventata dall’immigrato, ora in carcere per omicidio e occultamento di cadavere, per alleggerire la sua posizione e forse evitare l’ergastolo. Dopo aver ucciso la donna, nel panico, ha messo il suo corpo in un borsone e l’ha gettato lungo una strada vicino a Cassano d’Adda. Il cadavere della babysitter non è ancora stato trovato.
Il movente
Il movente fornito da Gonzalez Rivas è un tentativo disperato di cambiare l’accusa da omicidio volontario aggravato dai futili motivi, come sostiene con forza la procura, a omicidio preterintenzionale, riducendo così la pena massima a 18 anni. Ma se il corpo rivela il contrario, questa strategia potrebbe esplodergli in faccia.
La ricerca del corpo
Solo il ritrovamento del cadavere potrà svelare la verità su come è morta Jhoanna. Le ricerche, concentrate a Cassano d’Adda, continuano senza sosta. L’autopsia, se mai sarà possibile, dirà se l’indagato ha infierito sul corpo della vittima.
Dal prossimo lunedì, inizieranno anche gli accertamenti scientifici nell’abitazione dove è avvenuto il crimine e nell’auto dove la donna è stata vista l’ultima volta. Se il luminol rivelasse tracce di sangue, Gonzalez Rivas dovrà spiegare perché ha cercato di ripulire tutto.
Il silenzio dei media
E qui si apre un capitolo vergognoso: quando l’assassino è un immigrato, i media tacciono sul termine “femminicidio”. Se fosse stato un italiano, avremmo sentito parlare di violenza di genere e giustizia per le donne. Ma no, qui si parla solo di un “gioco erotico finito male”. Questa è la realtà dell’informazione in Italia: selettiva, ipocrita e complice nel minimizzare crimini commessi da chi viene da fuori.
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