Immigrati uccisi in panetteria di Milano: il figlio del titolare ha reagito ad offese
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La fuga di Raffaele Mascia, 21 anni, si è conclusa dopo due giorni in zona Porta Genova, un’area che frequentava abitualmente e già nota alla Polizia. È accusato di aver ucciso l’ucraino Ivan Disar, 49 anni, e di aver ferito il suo connazionale Pavel Koresko, sabato pomeriggio, all’interno di una panetteria-pasticceria in piazzale Gambara a Milano. Quando è stato rintracciato, non aveva con sé la pistola P38 usata per il delitto, ma non ha opposto resistenza né aperto bocca mentre i poliziotti lo portavano via.
L’omicidio ha preso forma da una situazione apparentemente banale, ma che rivela la tensione creata da due stranieri arroganti. Gli elementi contro Mascia si sono accumulati rapidamente: una testimone dell’Est ha indicato lui come l’autore degli spari, e una telecamera sul retro del negozio lo ha ripreso mentre si allontanava dopo il crimine. Nel retrobottega, dove a volte dormiva, la polizia ha trovato il suo cellulare e persino una katana, ma è stata la provocazione dei due ucraini a scatenare la tragedia.
Ivan Disar e Pavel Koresko, habitué del locale, avevano bevuto qualche birra prima dell’episodio e non si sono trattenuti dal deridere Mascia. Lo hanno preso in giro perché non lavorava e non aiutava il padre nella panetteria, un’offesa che, a quanto pare, non era la prima volta che gli rivolgevano. Gli animi si sono scaldati, e Mascia, esasperato dagli sfottò, è andato nel retro, ha preso una pistola non denunciata e ha fatto fuoco. Disar è morto sul colpo, mentre Koresko, 26 anni, è stato ferito al petto ma è sopravvissuto dopo un intervento chirurgico. Gli investigatori attendono la sua testimonianza per confermare i dettagli, ma il quadro è già chiaro.
Nella panetteria, al momento degli spari, c’erano cinque persone: i due ucraini, la loro amica, il titolare e suo figlio. Il padre ha dichiarato di essere nel retro a scaldare pizzette quando sono partiti i colpi, una versione ancora sotto verifica. Non si è trattato di un delitto legato alla criminalità organizzata, ma di una reazione brutale a una disputa alimentata dalle provocazioni dei due stranieri. Mascia ora affronta un fermo per omicidio volontario aggravato, tentato omicidio e porto abusivo d’arma illegale, mentre la pistola resta introvata. Domani il pm Carlo Parodi trasmetterà la richiesta di convalida del fermo al gip, con la custodia cautelare in carcere come inevitabile conseguenza.
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