L’orrore islamico: esposte le bare dei bambini israeliani
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È con un misto di orrore e rabbia che apprendiamo l’ennesima tragedia, l’ennesimo schiaffo alla dignità umana: i corpi di Ariel e Kfir Bibas – due bambini innocenti – della loro madre Shiri e di Oded Lifshitz sono stati consegnati da Hamas a Khan Yunis, come se fossero trofei di una guerra insensata. Le bare di questi ostaggi, strappati alle loro vite e massacrati, sono l’ennesima prova della barbarie che si nasconde dietro i ricatti morali di matrice islamista. E mentre il mondo aspetta sabato per la liberazione di altri sei rapiti, noi italiani dobbiamo porci una domanda: fino a quando continueremo a ignorare il pericolo che si sta insinuando nelle nostre città?
Non è più possibile chiudere gli occhi. Le banlieues francesi, ridotte a zone franche dove la legge è un optional e la violenza un’abitudine, sono il monito che dovremmo tatuare nelle nostre coscienze. Quartieri come Molenbeek in Belgio o intere aree di Londra e Malmö sono già caduti sotto il controllo di enclave islamiche radicalizzate, dove l’integrazione è un’utopia e la sharia un’ombra sempre più concreta. E in Italia? Guardiamoci intorno: interi quartieri delle nostre metropoli stanno diventando piccole Gaza, luoghi dove la cultura dell’odio, il rifiuto delle nostre leggi e il ricatto morale di chi usa la religione come arma prosperano indisturbati.
Basta con il buonismo ipocrita! Basta con l’accoglienza indiscriminata che ci sta trasformando in ostaggi nella nostra stessa casa. L’Italia non può e non deve diventare un terreno di coltura per il fanatismo. È ora di dire chiaramente: vogliamo un’immigrazione regolare, controllata e compatibile con i nostri valori. Chi arriva deve rispettare la nostra identità, le nostre leggi e la nostra cultura, senza se e senza ma. Non possiamo permettere che i nostri figli crescano in città dove la paura regna sovrana, dove il suono delle sirene diventa routine e dove la libertà è sacrificata sull’altare di una tolleranza malata.
Il caso dei piccoli Bibas e della loro famiglia è un grido che deve svegliarci. Hamas, con la sua crudeltà, ci ricorda che il terrorismo non conosce pietà, e che chi lo giustifica o lo tollera è complice. Non possiamo lasciare che questo cancro si diffonda tra noi. Azzeriamo l’immigrazione islamica incontrollata, regoliamola con fermezza e intelligenza, prima che sia troppo tardi. Le nostre città non meritano di diventare teatri di guerra o ghetti di intolleranza. L’Italia è nostra, e dobbiamo difenderla.
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