“Dobbiamo uccidere qualcuno?”, la sinistra alza il tiro contro il governo
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Dopo avere invitato gli africani indagati per traffico di clandestini, la sinistra raddoppia e invita chi fantastica di “alzare il tiro” e “uccidere qualcuno”.
“DOBBIAMO UCCIDERE QUALCUNO?”: E SE LO AVESSE DETTO LA DESTRA, CHE CANEA SAREBBE SCOPPIATA?
Immaginate la scena: un esponente di destra, durante una conferenza stampa alla Camera, se ne esce con un “Dobbiamo uccidere qualcuno?” parlando delle difficoltà attuali, e poi aggiunge: “Se non ci ascolteranno, alzeremo il tiro”. Apriti cielo! I titoli dei giornali urlerebbero “fascismo”, le piazze si riempirebbero di indignati, i social esploderebbero di hashtag come #MaiConLaDestra, e i talk show farebbero a gara per condannare l’uscita come prova di un ritorno al Ventennio. Ma oggi, a pronunciare queste parole non è stato un leghista o un meloniano. No, è stato Gianni Fabbris, Coordinatore del COAPI, durante un evento organizzato dal deputato Francesco Mari di Alleanza Verdi Sinistra. E il silenzio? Assordante.
La conferenza si è tenuta alla Camera, presenti deputati di Pd, Avs e M5S. Fabbris, parlando della crisi, ha lanciato la sua provocazione: “Dobbiamo uccidere qualcuno?”, seguita da un “Se nei prossimi giorni non avremo ascolto, alzeremo il tiro”. Certo, possiamo mettere tutti i “se”, i “ma” e i “però” del caso: è una esagerazione, una boutade, un eccesso retorico che non si tradurrà mai in azione. Lo accettiamo, perché nella foga oratoria può capitare di strafare. Ma la domanda resta: è normale usare un linguaggio del genere? No, non lo è affatto. E ancora più grave è che nessuno dei presenti – parlamentari di sinistra, paladini della civiltà e del dialogo – abbia fiatato. Non un’obiezione, non un richiamo, niente.
Ora, facciamo un esperimento mentale. Se a dire frasi del genere fosse stato un esponente di destra contro un governo di sinistra, quale canea sarebbe scoppiata? Ci sarebbero state interrogazioni parlamentari, appelli alla censura, accuse di incitamento alla violenza. La sinistra avrebbe gridato all’attacco alla democrazia, i media progressisti avrebbero spremuto l’episodio fino all’ultima goccia, e le piazze si sarebbero riempite di striscioni. Invece, siccome a parlare è stato uno dei “loro”, tutto tace. Due pesi e due misure? Evidentemente sì.
Non si tratta di difendere la destra o attaccare la sinistra. Si tratta di coerenza. Se parole come “uccidere” e “alzare il tiro” sono inaccettabili – e lo sono – devono esserlo sempre, da chiunque provengano. Ma qui emerge il doppio standard: quando la provocazione arriva da un attivista di sinistra, è solo “foga oratoria”; se fosse stata di un destroide, sarebbe stata “istigazione”. E il silenzio dei deputati presenti – Pd, Avs, M5S – è ancora più inquietante. Dove sono finiti i moralisti del linguaggio, i guardiani della democrazia? Forse troppo occupati a non disturbare gli alleati.
Ci chiediamo: fino a quando tollereremo questa ipocrisia? Se il metro è diverso a seconda di chi parla, allora non c’è più dibattito, ma solo tifoseria. Fabbris avrà anche esagerato, ma il vero scandalo è il mutismo di chi lo ascoltava. E se la destra avesse fatto lo stesso? Beh, lo sappiamo tutti: sarebbe stato il finimondo. La sinistra dovrebbe guardarsi allo specchio, prima di puntare il dito.
Sparate a lui o, meglio ancora, sodomizzatelo con un candelotto di dinamite e poi accendete la miccia…