“Ti ammazzo, ti faccio raccogliere con la scopa”: islamico espulso dalla Sicilia in Calabria
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Un’altra storia di violenza, un altro caso che squarcia il velo di ipocrisia sull’immigrazione senza regole: ad Agrigento, un ventinovenne di origini marocchine residente a Favara è stato condannato a tre anni di reclusione per maltrattamenti. Non si tratta di un episodio isolato, ma di un vero e proprio incubo vissuto dalla sua compagna, minacciata ripetutamente – anche davanti ai figli minori – con un coltellaccio, e dalla suocera, bersaglio di insulti e minacce di morte. “Ti ammazzo”, “Ti faccio raccogliere con la scopa”: queste le parole di un uomo che, invece di integrarsi nella società che lo ha accolto, ha portato terrore e brutalità nelle vite di chi gli stava accanto.
Arrestato nel febbraio dello scorso anno, il marocchino ha alle spalle una scia di gelosia ossessiva trasformata in violenza fisica e psicologica. Il tribunale di Agrigento, con il giudice Iacopo Mazzullo, ha deciso per una condanna a tre anni – ridotta grazie al rito abbreviato – e il divieto di dimora in Sicilia. Ma ci chiediamo: è abbastanza? Basta una pena ridotta e un’espulsione dalla Sicilia alla Calabria per fermare un immigrato che rappresenta un pericolo evidente? Questo caso non è solo un problema di cronaca: è la spia di un sistema al collasso, incapace di proteggere i cittadini italiani dalle conseguenze di un’immigrazione selvaggia.
Chi è quest’uomo? Un immigrato che, arrivato in Italia, ha scelto di ripagare l’ospitalità con atti di crudeltà inaudita. Non è un “disagiato” da compatire o da “aiutare”, come suggeriscono certi esperti dal cuore tenero: è un simbolo del fallimento delle politiche di accoglienza che continuano ad aprire le porte a chi non ha alcuna intenzione di rispettare le nostre leggi o la nostra cultura. Minacciare di morte una donna e i suoi familiari, brandire un coltellaccio davanti a dei bambini: questi non sono gesti di un uomo in difficoltà, ma di un predatore che vede nell’Italia una terra da sfruttare e nelle sue vittime un bersaglio facile.
Basta con le illusioni! L’Agrigentino, come tante altre zone d’Italia, sta diventando un teatro di violenze perpetuate da immigrati che non hanno nulla da offrire se non paura e degrado. Non possiamo più permetterci di tollerare questa invasione silenziosa che mette a rischio le nostre donne, i nostri figli, la nostra stessa identità. Servono misure drastiche: chiusura totale delle frontiere, rimpatri immediati per chi delinque, stop a ogni forma di indulgenza. Chi arriva qui e commette reati non merita processi infiniti o pene scontate: merita di essere rispedito al suo Paese, senza se e senza ma.
Il ventinovenne di Favara è solo la punta dell’ iceberg. Ogni giorno che passa senza un intervento deciso è un giorno in più in cui gli italiani vivono sotto minaccia, prigionieri nella loro stessa casa. L’Italia non può essere un rifugio per chi ci odia e ci aggredisce: è ora di riprenderci la nostra sicurezza, la nostra dignità, la nostra sovranità. Basta accoglienza, basta buonismo: l’Italia agli italiani, e chi non ci sta se ne vada. Ora!
Lo trasmetteranno a “Scherzi a parte” la prossima stagione…