Maranza: un cancro sociale che strangola l’Italia, l’integrazione è impossibile – VIDEO
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La remigrazione è necessaria.
Maranza: un cancro sociale che strangola l’Italia, l’integrazione è un’illusione morta
L’Italia è sotto assedio, e i responsabili hanno un nome che ormai riecheggia come un incubo: i maranza. Queste seconde generazioni di immigrati, figli di un’immigrazione sconsiderata e fallimentare, non sono solo fuori controllo: sono un veleno che sta corrodendo il tessuto stesso della nostra società. Altro che integrazione, qui siamo di fronte a una guerra dichiarata, a un rifiuto totale di ogni regola, di ogni valore, di ogni minima traccia di civiltà. Bologna, Badia Polesine, Brescia: le cronache parlano chiaro, e il quadro è devastante.
A Bologna, in via Martinelli, due di questi delinquenti hanno trasformato una tranquilla zona residenziale in un campo di battaglia. Hanno provato a sfondare una villa, distrutto la vetrata di un appartamento, terrorizzato un ragazzino e devastato tutto ciò che gli capitava a tiro. Solo la reazione disperata di un residente li ha fermati, ma il messaggio è evidente: i maranza non hanno paura di niente e di nessuno. Sono padroni delle strade, si muovono come branchi di animali selvaggi, e l’Italia è il loro terreno di caccia. L’idea che potessero integrarsi? Una favola per ingenui, smentita da ogni loro gesto.
A Badia Polesine, la scena si ripete con una brutalità ancora più sfacciata. Qui i maranza non si limitano a vandalizzare: vanno a caccia di vittime, passanti da umiliare, aggredire, derubare. Non c’è spazio per la convivenza, nessuna traccia di rispetto per chi vive onestamente. Sono parassiti cresciuti in un Paese che li ha accolti e che ora ripagano con violenza e disprezzo. Altro che “disagio giovanile”: questa è una mentalità da predatori, radicata in una cultura che non ha nulla da spartire con la nostra.
E poi Brescia, dove il centro città diventa teatro di uno scontro degno di una terra senza legge. Una gang di giovani nordafricani contro rider africani, sedie e tavolini che volano, tutto per una bicicletta da rubare. È il simbolo di un degrado totale: non c’è progetto, non c’è futuro, solo l’istinto di distruggere e arraffare. I maranza non vogliono integrarsi, non lo hanno mai voluto. Cresciuti nelle periferie dimenticate, nutriti da una subcultura di violenza, droga e arroganza, vedono l’Italia come un bottino da saccheggiare, non come una casa da rispettare.
Parliamoci chiaro: l’integrazione è impossibile. È una menzogna che ci siamo raccontati per anni, mentre questi mostri crescevano tra noi, imparando a odiarci. Le tute firmate, i borselli, la musica che esalta crimine e sopraffazione: non sono dettagli, sono il loro manifesto. Non vogliono lavoro, non vogliono regole, non vogliono appartenere. Vogliono solo prendere, rompere, dominare. E lo Stato? Assente, paralizzato da un buonismo tossico che ci ha lasciato indifesi. Le forze dell’ordine inseguono fantasmi, i giudici li rimettono in libertà, e noi cittadini restiamo ostaggi di questa feccia.
Ogni giorno che passa, i maranza diventano più sfacciati, più violenti, più numerosi. Assaltano case, sfasciano auto, aggrediscono innocenti, e lo fanno con un ghigno di sfida, sapendo che nessuno li fermerà davvero. Sono il fallimento totale di un’immigrazione senza senso, di un’accoglienza cieca che ha spalancato le porte a chi ci considera prede. Non c’è speranza di recuperarli: sono persi, alieni, nemici. L’unica soluzione è toglierli di mezzo: pene durissime, espulsioni immediate, quartieri liberati dalla loro presenza soffocante.
L’Italia non può più permettersi questa piaga. I maranza non sono un “problema da risolvere”, sono un cancro da estirpare. Ogni tentativo di integrarli è stato un’illusione, e ora ne paghiamo il prezzo in sangue, paura e devastazione. Basta chiacchiere, basta scuse: è ora di riprenderci il nostro Paese, prima che sia troppo tardi.
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