Insegnante di sostegno costretto a lasciarsi massacrare dal bambino marocchino

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By V febbraio 26, 2025 16:11

Insegnante di sostegno costretto a lasciarsi massacrare dal bambino marocchino

Un Paese in ostaggio: Roberto aggredito da un minore marocchino, e noi costretti a subire e pagare

È una storia che fa ribollire il sangue nelle vene, un ennesimo schiaffo a chi lavora, paga le tasse e tiene in piedi questo Paese. A Due Carrare, in una scuola media, un insegnante di sostegno, Roberto, è stato selvaggiamente picchiato da un suo allievo: un ragazzino marocchino di appena 11 anni. Pugni in testa, calci nelle parti basse, schiaffi, colpi alla schiena. Un’aggressione brutale, gratuita, che ha mandato il professore al Pronto Soccorso con ematomi ovunque e sei giorni di prognosi. E sapete qual è il colmo? Roberto non ha potuto reagire, non ha potuto difendersi. Perché? Perché il suo aggressore è un minore, tutelato da un sistema assurdo che lo protegge anche quando diventa un pericolo per gli altri. Questa è l’Italia di oggi: un Paese dove dobbiamo mantenere questi invasori, fornire loro insegnanti di sostegno, e pure stare zitti mentre ci massacrano.

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I dettagli sono agghiaccianti. È successo lunedì, dopo la ricreazione. Roberto stava entrando in classe per l’ora di Geografia quando questo undicenne, che segue per un “deficit di apprendimento medio-grave”, gli si è scagliato contro senza motivo apparente. “Mi ha steso a terra”, racconta il docente. “Non ho potuto fare nulla, solo stare fermo e prenderle”. E i compagni? Paralizzati dalla paura, incapaci di intervenire. Il ragazzo, dopo aver sfogato la sua furia, è stato mandato dal preside per un “richiamo”. Un richiamo! Come se un’aggressione del genere fosse una marachella da sistemare con una ramanzina. Intanto, Roberto finisce in ospedale, tra Tac e accertamenti, con il terrore di cosa potrebbe succedere la prossima volta: “E se torna con un coltellino?”.

Non è la prima volta. Quindici giorni fa, lo stesso studente lo aveva già colpito alle braccia, lasciandogli grossi ematomi. E perché ce l’ha con lui? “Dice che non ha bisogno di me”, spiega Roberto. Ma non è una scelta del professore: è il sistema che lo obbliga a seguire un ragazzo che non solo rifiuta il sostegno, ma lo ripaga con violenza. E noi, cittadini italiani, cosa facciamo? Paghiamo. Paghiamo per questi “alunni” che ci invadono, per i loro insegnanti di sostegno, per le loro famiglie che arrivano qui grazie a ricongiungimenti familiari insensati. E in cambio? Pugni, calci e paura.

Basta con questa follia! Non è più tollerabile che si debba subire tutto questo. Non solo dobbiamo mantenere economicamente chi non ha alcun rispetto per noi, ma dobbiamo anche chinare la testa mentre ci aggrediscono. Roberto è un simbolo: un uomo lasciato solo, senza difese, in balia di un sistema che tutela i carnefici e abbandona le vittime. E la famiglia del ragazzo? Silenzio. Nessuna scusa, nessuna presa di responsabilità. Anzi, il professore teme ritorsioni se osa denunciare. È questo il futuro che vogliamo?

Un’Italia dove gli italiani vivono nella paura, ostaggi di baby gang e di un’immigrazione incontrollata?

È ora di dire basta. Basta ricongiungimenti familiari che riempiono il Paese di persone che non si integrano, che rifiutano le nostre regole e ci ripagano con violenza. Abroghiamoli, subito! Non possiamo continuare a importare problemi, a mettere a rischio i nostri insegnanti, i nostri figli, la nostra sicurezza, solo per rispettare un’ideologia buonista che ci sta distruggendo. Roberto non merita di tornare in classe con il terrore di essere accoltellato. Nessun italiano merita di vivere così. Questo non è accoglienza: è resa. È ora di riprenderci il nostro Paese, prima che sia troppo tardi.

Trump Gaza.

Insegnante di sostegno costretto a lasciarsi massacrare dal bambino marocchino ultima modifica: 2025-02-26T16:11:14+00:00 da V
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By V febbraio 26, 2025 16:11
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1 Comment

  1. lorenzoblu febbraio 26, 17:08

    che coglione……..
    questo sara’ un altro valoroso combattente per il glorioso esercito europeo!
    fare il docente di sostegno ad un disabile beduino è davvero da morti di fame,
    va a spacciare droga che è piu’ dignitoso!

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