Islamici impongono il ramadan a scuola, bambini italiani costretti a integrarsi
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Scuole sotto assedio: l’islamizzazione strisciante che sta soffocando la nostra identità – è ora di dire basta!
È un allarme che squarcia il silenzio, un urlo di rabbia e disperazione che non può più essere soffocato: le nostre scuole stanno cadendo una dopo l’altra sotto i colpi di un’islamizzazione asfissiante. Altro che “inclusione” o “dialogo interculturale”, qui siamo di fronte a una resa totale, a un cedimento vergognoso e codardo orchestrato da dirigenti scolastici e istituzioni che, invece di difendere con le unghie e con i denti l’identità italiana, si genuflettono davanti a imposizioni che non hanno nulla a che fare con la nostra storia, i nostri valori, la nostra civiltà. È un oltraggio, un tradimento che grida vendetta!
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Guardiamo i fatti, perché la realtà è sotto gli occhi di tutti, per quanto si cerchi di nasconderla dietro il velo ipocrita del politically correct. A Perugia, un preside ha avuto l’ardire di diramare una circolare che sembra scritta da un imam più che da un educatore: invita i docenti a “celebrare” il Ramadan in classe, definendolo uno dei “Cinque Pilastri dell’Islam”, e chiede “sensibilità educativa” per rispettare chi digiuna. Sensibilità educativa? E dove sta la sensibilità per i bambini italiani che vedono la loro routine stravolta, per i genitori che si chiedono perché la scuola debba piegarsi a una minoranza rumorosa e pretenziosa? Non è un caso isolato: circolari come questa spuntano come funghi, da nord a sud, trasformando aule in spazi di propaganda religiosa.
E poi c’è Pioltello, un nome che ormai è sinonimo di capitolazione. Anche quest’anno, il 28 febbraio 2025, la scuola chiude i battenti per l’ultimo giorno di Ramadan, come se fosse una festività nazionale italiana. Siamo al delirio: bambini delle elementari costretti a digiunare, altri spediti in aule separate durante la mensa per non “offendere” chi osserva il rito, e studenti che subiscono lezioni speciali sull’Islam, mentre il Natale e la Pasqua – colonne della nostra tradizione – vengono ridotti a eventi folkloristici, messi sullo stesso piano di usanze che con l’Italia non c’entrano nulla. Le immagini parlano da sole: cartelloni con versetti del Corano appesi nei corridoi, incontri con “esperti” che raccontano la “bellezza” del Ramadan, e presidi che giustificano tutto con opuscoli ministeriali sull’“integrazione”. Ma quale integrazione? Questo è un takeover culturale, una sottomissione mascherata da buonismo!
Non è solo una questione di episodi sparsi. A Milano, nelle scuole di periferia, si moltiplicano le segnalazioni di studenti musulmani che rifiutano di partecipare a lezioni di educazione civica perché “contrarie alla loro fede”, o che pretendono pause per la preghiera in pieno orario scolastico. A Torino, una maestra racconta di essere stata rimproverata da un genitore perché aveva osato servire prosciutto a pranzo, nonostante fosse previsto dal menu. E a Roma, in un istituto del quartiere Torpignattara, i canti natalizi sono stati cancellati per non “urtare” la sensibilità di alcune famiglie, mentre il Ramadan riceve onori e celebrazioni. È uno stillicidio quotidiano, un’erosione lenta ma inesorabile della nostra identità, orchestrata da dirigenti scolastici che, invece di opporsi con coraggio, si limitano a sorridere e a firmare circolari piene di frasi vuote sulla “pace” e la “serenità”. Serenità per chi? Per loro, forse, che si crogiolano nella loro ignavia, mentre i nostri figli vengono privati del diritto di crescere in un ambiente che rifletta la loro cultura!
E non venite a parlarci di “tolleranza” o di “rispetto reciproco”. La tolleranza è una virtù, ma diventa un’arma a doppio taglio quando permette a una minoranza di imporre le sue regole a tutti, trasformando le nostre scuole in enclave straniere. Dove sta il rispetto per le famiglie italiane, per i valori laici dello Stato, per la tradizione che ha fatto di questo Paese ciò che è? È intollerabile che le festività cristiane, radicate nella nostra storia millenaria, vengano svilite o messe in discussione, mentre il Ramadan viene elevato a evento intoccabile. È uno squilibrio che puzza di sottomissione, di paura, di un’Europa che si sta arrendendo senza combattere.
La verità è una sola, e va detta senza giri di parole: se non fermiamo questo disastro ora, sarà troppo tardi. E l’unico modo per farlo è chiaro, drastico, inevitabile: azzerare l’immigrazione regolare dai Paesi musulmani. Basta ingressi, basta permessi, basta compromessi. Ogni nuovo arrivo alimenta questa deriva, ogni concessione apre la porta a nuove pretese. Non è una questione di odio o di razzismo, come i soliti benpensanti vorranno gridare: è una questione di sopravvivenza culturale, di difesa di ciò che siamo. Le nostre scuole non possono diventare moschee, le nostre città non possono trasformarsi in califfati, i nostri figli non possono essere costretti a chinare la testa davanti a chi non ha alcun rispetto per la nostra identità.
Svegliamoci, prima che sia davvero finita. Basta con i presidi compiacenti, basta con le circolari vergognose, basta con questa islamizzazione mascherata da accoglienza. È ora di riprenderci le nostre scuole, le nostre strade, la nostra Italia. Se non reagiamo oggi, domani non avremo più nulla da difendere.
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