Francia e Inghilterra: si lasciano invadere in casa e giocano alla guerra in Ucraina
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Francia e Inghilterra: si lasciano invadere in casa e giocano alla guerra in Ucraina
Francia e Inghilterra sono due nazioni che sembrano aver perso il controllo del proprio destino. Milioni di musulmani, in gran parte provenienti da Africa e Medio Oriente, hanno invaso i loro territori, trasformando Parigi e Londra in città che di europeo hanno ormai solo il nome. Le cifre parlano chiaro: in Francia si contano circa 6 milioni di musulmani, in Regno Unito 4 milioni, con comunità che crescono senza sosta grazie a un’immigrazione incontrollata e a tassi di natalità che surclassano quelli degli autoctoni. Le capitali sono irriconoscibili: quartieri come Molenbeek a Parigi o Whitechapel a Londra sono enclave islamiche, dove le moschee dettano il ritmo della vita e i mercati ricordano più il Maghreb che i fasti di Versailles o Westminster. È un’occupazione silenziosa, un’invasione che i governi non solo tollerano, ma sembrano incoraggiare con politiche lassiste e retoriche ipocrite sul multiculturalismo.
Eppure, mentre le loro società si sgretolano sotto il peso di questa trasformazione, i leader di Francia e Inghilterra hanno altro per la testa: l’Ucraina. Il 2 marzo 2025, il premier britannico Keir Starmer ha chiuso il summit di Londra con un enfatico impegno della “coalizione dei volenterosi”, un nome che sa di propaganda e riecheggia fallimenti passati. Con Emmanuel Macron al suo fianco, ha svelato un piano assurdo: inviare 30mila soldati in Ucraina per “vincere la pace” dopo un cessate il fuoco con Mosca. Macron, dal canto suo, ha tirato fuori dal cilindro una tregua di un mese per salvare le infrastrutture ucraine, come se la Russia stesse aspettando i suoi comodi. È il colmo: due Paesi che non riescono a difendere i propri confini si illudono di poter dettare legge in un conflitto a migliaia di chilometri di distanza.

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La verità è scomoda ma lampante. A Londra, l’immigrazione musulmana ha trasformato intere zone in ghetti dove la legge britannica è un optional, mentre Starmer si preoccupa di congelare beni russi per finanziare Kiev con 2,2 miliardi di sterline. A Parigi, Macron blatera di “separatismo islamico” e vara leggi inutili, ma non ferma le ondate di clandestini e regolari che rendono la banlieue un campo di battaglia. Entrambi giocano a fare i grandi statisti, ma ignorano il disastro in casa propria. Le loro capitali sono già cadute: non a un esercito straniero, ma a una marea umana che ne ha stravolto l’identità. E mentre i cittadini si lamentano di insicurezza, servizi al collasso e una cultura che svanisce, i loro governi preferiscono pavoneggiarsi su scenari internazionali, come se l’Ucraina fosse il problema più urgente.
Il vertice di Londra, con 19 leader europei a fare da sfondo, è stato un teatro dell’assurdo. Giorgia Meloni ha avuto il buon senso di definire il piano “complesso” e poco pratico, mentre Polonia e altri tentennano. Dall’America, Trump e i suoi lasciano intendere che l’Europa dovrà cavarsela da sola, ma Francia e Inghilterra insistono a voler guidare una crociata che non possono permettersi. È una distrazione patetica: si lasciano invadere senza opporre resistenza, cedono le loro città a un futuro islamico e africano, e poi si lanciano in guerre lontane per salvare la faccia. Starmer e Macron possono parlare di “pace” e “sicurezza” quanto vogliono, ma la realtà è che hanno già perso la guerra più importante: quella per la sopravvivenza delle loro nazioni.
Maggie Thatcher avrebbe saputo gestire il fenomeno, questo è solo un coglione.
Parigi: non pervenuta…